Senza prove, la recensione: la negazione della gravidanza in un avvincente thriller giudiziario

Distribuito da Kitchenfilm, Senza prove è un dramma giudiziario al femminile che scava nel mistero della negazione della gravidanza ispirandosi a veri fatti di cronaca, al cinema dal 21 marzo, ecco la nostra recensione.

Senza prove, la recensione: la negazione della gravidanza in un avvincente thriller giudiziario

Una storia da brividi ispirata a un caso di cronaca raccontata con pathos dalla regista e sceneggiatrice Béatrice Pollet. Senza prove ricostruisce un caso limite di "gravidanza negata", un'avvocatessa francese che, ignara di essere incinta, dà alla luce un bambino all'improvviso per poi tentare di sbarazzarsene senza rendersene conto. Maud Wyler, già vista al fianco di Fabrice Luchini in La Petite, è Claire Morel, moglie e madre felice di due bambine che una sera viene trovata dal marito in un lago di sangue. Poco dopo la polizia rinviene un neonato adagiato su un cassonetto fuori da casa sua, ma la donna sostiene di non essersi accorta di essere nuovamente incinta.

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Senza prove: una foto del film

Con grande sensibilità, Béatrice Pollet mette in scena un tema come la negazione della gravidanza di cui si parla pochissimo e lo fa utilizzando la chiave del genere. La tensione serpeggia in Senza prove fin dalle primissime immagini, in quella piscina chiusa dove, nonostante l'apparente tranquillità, si percepisce che qualcosa sta per accadere. Utilizzando un filtro al femminile, la regista racconta il dramma della sua protagonista, tradita dal proprio corpo (sempre nella fatidica scena della piscina, ambientata due settimane prima del parto, vediamo una Claire magrissima e con la pancia piatta), ma soprattutto dalla propria mente. A fronte di un marito fragile e ignaro, Pollet affianca alla protagonista un'altra potente figura femminile, l'amica e collega Sophie, interpretata dalla volitiva Geraldine Nakache.

Dove sta la verità?

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Senza prove: un'immagine del film

Sono proprio le figure femminili a portare avanti la narrazione in Senza prove. Da un lato abbiamo Claire che, dopo lo shock del parto inaspettato, sperimenta il trauma del carcere. Al suo blackout mentale corrisponde la lucida fermezza di Sophie, che pianifica la difesa dell'amica tassello per tassello. Béatrice Pollet costruisce con cura questi due personaggi, niente è lasciato al caso. La scelta di far sperimentare la negazione della gravidanza a una donna colta, borghese, benestante, un'avvocatessa che conosce alla perfezione le maglie della giustizia eppure non riesce a evitare di finirvi intrappolata serve a far capire che un'esperienza così traumatica può capitare a chiunque e denuncia la necessità di parlarne per sensibilizzare l'opinione pubblica.

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Senza prove: una sequenza del film

La difesa di Sophie si basa proprio sull'assunto dell'inconsapevolezza delle azioni di Claire. La legge, e prima ancora la società, distinguono faticosamente la negazione della gravidanza dall'infanticidio condannando le donne vittima di questo fenomeno, ma basta l'aria sconcertata del marito della donna (Grégoire Colin) quando scopre di essere in custodia cautelare "per concorso in tentato omicidio di persona di età inferiore ai 15 anni" a far comprendere lo smarrimento di chi sperimenta questa esperienza atroce da innocente.

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Una regia pudica e rispettosa

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Senza prove: una foto

Pur giocando sull'ambiguità iniziale, Senza prove non punta tanto a sollevare dubbi sulla colpevolezza o innocenza di Claire quanto a mostrare quanto sia difficile per una donna dimostrare la propria innocenza di fronte alla legge e all'opinione pubblica quando tutti sono convinti del contrario. Vista la centralità del messaggio, la regista adotta uno stile narrativo asciutto e rigoroso per non distrarre l'attenzione dai personaggi e dai loro sentimenti, svelati con pudore sia nel corso del procedimenti giudiziario sia negli attimi di intimità condivisi da Claire col marito Thomas.

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Senza prove: una scena

La fotografia di Georges Lechaptois, che privilegia toni scuri e cupi alternandoli a luci fredde e metalliche negli ambienti carcerari, fa da contraltare all'oscurità dell'indagine su un tema ancora incomprensibile ai più che collega la gravidanza a una rara forma di blackout psichico.

Conclusioni

Thriller giudiziario al femminile, Senza prove ricostruisce un caso limite di negazione di gravidanza, facendo luce su questo fenomeno ai limiti delle conoscenze mediche sulla psiche per sensibilizzare l'opinione pubblica. Duetto di talenti al femminile, Maud Wyler e Geraldine Nakache dipanano il dramma giuridico mantenendo alta la tensione grazie alla regia lucida e rigorosa di Béatrice Pollet che lavora di sottrazione per preservare la centralità dei personaggi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • La regia rigorosa di Béatrice Pollet che non specula sul dramma, ma indaga su un fenomeno noto a pochi.
  • Le interpretazioni sentite di Maud Wyler e soprattutto di Geraldine Nakache, energica e generosa.
  • La tensione che cattura e avvince lo spettatore passo dopo passo.

Cosa non va

  • Alcune ambiguità narrative nella parte iniziale.
  • L'attenzione alle figure maschili è decisamente minore rispetto a quelle femminili,