A Simone Godano lo diciamo subito, appena entrati nella camera allestita per le interviste: Sei fratelli è un film decisamente cinematografico. Lo è per il cast, lo è per l'estetica, lo è per la sceneggiatura, che si rifà a certe commedie francesi senza però tradire lo spirito italiano. Quarto film per Godano, questa volta il più coreografico e corale di tutti. Ancora toni dramedy, ancora l'esplorazione dei lati umani, in una storia di fratelli coltelli che si ritrovano dopo la morte dell'amato e odiato padre. Sei fratelli è la storia di una famiglia riunita, e con essa si riuniscono anche i rancori, i rimorsi, i dolori, i segreti.
A comporre il cast, Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Gabriel Montesi, Valentina Bellè, Claire Romain, Mati Galey. "Ci sono temi che ci portano a molte riflessioni perché nelle famiglie viviamo costretti in ruoli che ci siamo scelti, avendo paura di toglierceli di dosso. Siamo tutti comodi", spiega Simone Godano nella nostra video intervista, "Il cattivo fa comodo sia cattivo, così come il buono. Il film è un racconto umano di un gruppo di persone che provano a mettersi alle spalle quello che c'è stato, oltre la figura paterna, identificata come "cattiva". C'è molta scrittura, e non tutto è esplicito".
Sei fratelli: intervista a Simone Godano, Linda Caridi, Valentina Bellè
Sei fratelli è un film corale, aperto, in cui i dialoghi sembrano accavallarsi l'uno con l'altro. "Questo è un titolo che ha bisogno del set. Avere sempre tanti attori in scena è complesso, però ci siamo divertiti ad affrontare il percorso, nonostante i dubbi", prosegue il regista. Secondo Linda Caridi, che interpreta Giorgia, la moglie di Marco (Scamarcio), "Abbiamo trovato interessante acchiappare questi personaggi nel momento in cui, volenti o non lenti, sono presi in una situazione che è un po' un acme di una vicenda biografica quando ti muore un padre, quando scopri di avere una sorella che non sapevi esistesse, l'imprevisto ci coglie e ci prende in contropiede. E allora lì sbuca qualcosa che non avevamo previsto ma che può sorprendere. Quindi vediamo in ognuno delle crepe, e probabilmente sono le crepe delle maschere".
Per Valentina Bellè il concetto di maschera si sposa bene con il film, oltre che con il ruolo stesso dell'attrice. "Le maschere non sono quelle che ti danno gli altri, ma sono anche quelle che percepisci di te stesso. Quindi la difficoltà non è solo smascherare qualcun altro, anche smascherare se stessi, cioè di liberarsi da quella maschera. Secondo me questo accade nel film".
Sei fratelli, la recensione: l'umanità irrequieta di un film sul filo delle emozioni
Sul set di Sei fratelli
Nel corso dell'intervista, Simone Godano si è soffermato sui tanti strati della storia, strutturata su più livelli. "Ci sono tanti livelli, è un film di immedesimazione, avendo tante storie ognuno può ritrovare se stesso, ma mi sto accorgendo che la cosa che diverte di più è trovare gli altri. I film vengono fatti perché la gente li veda e li apprezzi. Alla fine entri in una sala, se delle cose ti toccano e ti ritrovi un po' della tua vita, la pellicola funziona". Se c'è molta emotività, c'è stato spazio per l'improvvisazione? "Avevamo personaggi scritti bene, c'è equilibrio tra il detto e il non detto. Volevo andare a cacciare queste cose", spiega Simone Godano. "Mi sono fidato dell'intelligenza del cast, senza affidarmi all'improvvisazione diretta, perché organizzare tanti attori che si rimpallano le battute è difficile. In mezzo ho messo la macchina da presa, come se fosse il settimo fratello. Questo riesce a trasmettere percezione di vitalità".
Un risultato sorprendente, come dice Linda Caridi: "In questo margine, secondo me, che c'è stata anche la nostra sorpresa finale, perché lo sguardo di Simone, che non ha tradito per niente la sceneggiatura che lui ha scritto insieme a Luca (Infascelli ndr.), sfuggiva dal nostro controllo. Nel senso, accadevano delle cose perché ci ha portati a stare su un set dove eravamo in ascolto, nonostante l'azione principale fosse un passo dall'altro lato". A chiudere, Valentina Bellè, che dichiara: "È bellissimo perché effettivamente non capita quasi mai che la macchina da presa sia su qualcuno che non è al centro della scena, magari in quel momento. Questo da una profondità insolita che io non rivedo molto al cinema, sicuramente lo vedo molto poco in Italia. Per cui, anzi, grazie mille!".