Recensione Sophie's Revenge (2009)

Clamoroso hit commerciale in tutta l'Asia, grazie alla ricercatezza della confezione e alla presenza delle due divine cinesi Zhang Ziyi e Fan Bingbing, la commedia sofisticata 'Sophie's Revenge', al di là degli effettivi meriti artistici, testimonia l'incredibile trasformazione dell'industria cinematografica cinese.

Se la Cina incontra Hollywood

Se non fosse che gli attori di Sophie's Revenge hanno gli occhi a mandorla, e che al posto delle dive Meg Ryan o Sandra Bullock troviamo la star Zhang Ziyi, si direbbe di stare guardando una sophisticated comedy a stelle e strisce. I protagonisti si chiamano Sophie, Joanna, Jeff e Gordon, e parlano spesso in inglese. Fanno mestieri come il fotografo, il medico, l'attrice affermata e l'autrice di romanzi a fumetti. Si muovono in lussuosi appartamenti, vestono come dei modelli di Versace e guidano auto chic. Festeggiano persino il Natale e Halloween alla maniera occidentale. Non c'è un'ombra di Cina in Sophie's Revenge. C'è piuttosto la rappresentazione di universo ultraglobale, astratto, estetizzante e irrealistico, in cui in maniera sincretica si amalgamano il consumismo occidentale e la cultura pop panasiatica. Non è un caso che il film sia frutto di una gigantesca co-produzione internazionale, che unisce insieme compagnie cinesi, americane e il colosso sudcoreano CJ Entertainment, e che abbia assunto le vesti di produttrice perfino Zhang Ziyi, desiderosa di rilanciare la propria immagine come attrice da commedia. Anche il cast artistico e tecnico è il risultato di un'incredibile meltin' pot culturale, dalla giovane regista Eva Jin che ha studiato in America, alle superdive del firmamento cinese Zhang Ziyi e Fan Bingbing, fino alla star sudcoreana So Ji-sub. Un'alchimia studiata e calibrata secondo le più attente strategie di marketing, che hanno trasformato Sophie's Revenge in una corazzata commerciale inaffondabile, in grado non solo di incassare cento milioni di yuan in patria (l'equivalente di quindici milioni di dollari), ma anche di penetrare in tutti i territori asiatici, senza escludere una potenziale invasione anche nei confini occidentali.

Sophie's Revenge merita dunque un'estrema considerazione, al di là degli effettivi meriti artistici, come fenomeno commerciale e imprenditoriale che testimonia l'incredibile trasformazione cui è andata incontro in pochi anni l'industria cinematografica cinese. Da questo punto di vista si tratta senza dubbio di un punto di svolta, dal momento che il film di Eva Jin rappresenta la prima commedia romantica battente la bandiera della Repubblica popolare in grado non solo di rivaleggiare con omologhi prodotti sudcoreani o giapponesi, ma anche di presentare uno stile, una ricercatezza visiva, una resa tecnica e qualitativa che non ha davvero nulla da invidiare alle major hollywoodiane. Poco importa, in questo caso, che il plot sia un mero canovaccio - mutuato da commedie americane come Innamorati cronici - in cui la fumettista Sophie (Zhang Ziyi) e il fotografo Gordon (Peter Ho) si coalizzano insieme per riacciuffare i loro rispettivi ex fidanzati Jeff (So Ji-sub) e Joanna (Fan Bingbing), finendo ovviamente per legare tra loro.
Sophie's Revenge è un "film confezione", che punta tutto sull'estetica di superficie, quella dei divini protagonisti, ma anche quella dello stile visivo che, sulla falsariga di film come Il favoloso mondo di Amélie e Memories of Matsuko, impiega l'animazione e gli effetti speciali per rappresentare la stravagante immaginazione della protagonista, che si serve del proprio estro di disegnatrice per visualizzare le sue traversie sentimentali (a volte con trovate decisamente divertenti e riuscite). Un'estetica però quasi del tutto derivata e presa in prestito da modelli esteri, che sembra aver pressoché dimenticato la specificità culturale cinese. La prossima sfida per l'industria della Repubblica popolare dovrebbe essere allora quella di riuscire a coniugare la redditività di un approccio commerciale con il recupero della propria identità artistica.