Capita che passino cinque anni prima che un film riesca a vedere la luce, mesi, settimane in cui si fa di tutto per vedere concretizzate le proprie speranze e non lasciare che un'intuizione felice resti lettera morta; capita che il film in questione, la storia del rapporto tra un killer di mafia e una ragazzina cieca, sorella di una delle sue vittime designate, che poi riacquista la vista, si aggiudichi due importanti riconoscimenti all'ultimo Festival di Cannes, il Prix Rèvèlation e il Gran premio della sezione Semaine de la critique e che finalmente arrivi nelle nostre sale il prossimo 27 giugno grazie alla distribuzione di Good Films (41 le copie). Quella di Salvo non è una favola a lieto fine, ma la testimonianza emblematica di quanto la testardaggine e il coraggio dei due autori, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, e del team produttivo che li ha supportati, (Acaba produzioni e Cristaldi Pictures) sia stata fondamentale per realizzare una grande riuscita, a dispetto di tutto; ne abbiamo parlato con gli artefici di questo successo, i registi Grassadonia e Piazza, i produttori Massimo Cristaldi e Fabrizio Mosca e con Sara Serraiocco, una dei protagonisti assieme a Saleh Bakri.
E' stata molto dura, ma alla fine il film è uscito alla distanza. Cosa l'aveva colpita del progetto? Massimo Cristaldi: Quello di Salvo è probabilmente il copione più bello che ho letto negli ultimi sette, otto anni. Non solo perché era ben scritto e ben dettagliato, ma perché dalle pagine si evinceva chiaramente quello che sarebbe stato il suo aspetto visivo. Era una sceneggiatura dai contenuti forti, scritta da due autori che erano in grado di metterla in scena. E questo si poteva già capire dopo la visione di Rita, il cortometraggio che avevano diretto tre anni prima di Salvo.
E poi sono arrivati i due importantissimi premi di Cannes... Antonio Piazza: Devo dire che ancora prima che il film venisse premiato, per noi è stato importante vedere quale fosse stata l'accoglienza riservata. E' un progetto che è stato in gestazione per molto tempo e ci rendevamo conto che le nostre intenzioni venivano comunicate, che riuscivamo a trasmettere quello che noi avevamo in testa. Il premio aiuta dal punto di vista delle vendite, anche se il film è stato venduto all'estero prima dell'assegnazione del riconoscimento. Diciamo che sono stati importanti per trovare il distributore italiano, capiamo perfettamente che questo è un film diverso da quello che normalmente si cerca.Qual è stata l'idea di partenza per la storia?
Io e Fabio siamo entrambi palermitani ed è stato naturale che per il nostro primo film volessimo tornare nella nostra città. Se dovessi scegliere tra le tante la scintilla che ha dato il La alla storia direi sceglierei l'incontro tra queste due diverse cecità, quella fisica di Rita e quella morale di Salvo e dall'incontro-scontro tra queste due realtà opposte nasce un barlume di speranza, di cambiamento. Noi siamo stati ragazzini nella Palermo degli anni '80, gli anni più difficili, in cui la città veniva paragonata a Beirut. Vicino all'abitazione in cui vivevo è stato ucciso il giudice Rocco Chinnici con un'autobomba. Ricordo benissimo quel giorno di luglio; a pochi metri dal nostro palazzo c'erano per terra i vetri esplosi ed un cratere, eppure stavamo facendo le valigie per andare al mare. Ti viene insegnato a non vedere, a far finta di vivere in una città normale. Oggi è diverso, ma se scegli di vedere le cose si complicano.
Volevamo evitare effettacci e restituire il senso di quello che stava accadendo alla ragazza, per questo abbiamo studiato molto le cecità neurologiche, il modo in cui un non vedente si muove in un ambiente, quasi venendone aggredito, e lo abbiamo tradotto in una serie d piani ravvicinati sul volto della protagonista. Sara ha lavorato parecchio con dei non vedenti e l'abbiamo anche costretta ad una cecità prolungata, in più ha anche dovuto indossare delle lenti accecanti. E' andata al di là delle nostre aspettative.
Sara Sarraiocco: Quelle lenti mi davano fastidio perché oltre a bloccare la ricettività della pupilla, oscuravano la vista. E' stato davvero difficile relazionarmi ai movimenti di macchina per questo ringrazio il direttore della fotografia, Daniele Ciprì, è stato paziente. Oltre questo il lavoro condotto con i non vedenti è stato altrettanto importante, sia per quanto concerne l'analisi della gestualità che dell'introspezione psicologica e il loro rapporto col mondo. E' stata un'esperienza bellissima, quello di Rita è un ruolo che fa crescere.
Avete scelto attori palermitani per motivi di costi o perché era necessario al film? Fabio Grassadonia: La città si intuisce, ma quasi non la si vede, per questo doveva affiorare una certa "palermitanità" e per farlo servivano attori palermitani.
Vi siete chiesti perché un film come Salvo abbia dovuto sudare sette camicie per trovare finalmente una distribuzione? Antonio Piazza: Perché l'italia annega nel più bieco conformismo e se fai qualcosa di differente dall'andazzo corrente vieni considerato un diverso. Quante sono le commedie regolarmente finanziate che vengono distribuite con successo? Trovatela voi la risposta leggendovi tutti i titoli distribuiti.Massimo Cristaldi: Trovo che l'esperienza di Salvo sia emblematica; per quello che mi riguarda bastava solo che un film fosse selezionato a Cannes, in una sezione addirittura più competitiva del concorso, perché a contare non è il glamour, una sezione da cui l'Italia era assente da nove anni e che non ci vedeva vincitori da dodici, per ottenere una distribuzione, invece sono serviti addirittura due premi! In qualunque altro paese del mondo avrebbero fatto di tutto per permettere a due autori del calibro di Piazza e Grassadonia di dirigere il loro primo film, dopo il successo ottenuto dal corto Rita, che ha vinto premi in tutto il mondo e ha partecipa a centinaia di festival. Invece siamo sbarcati a Cannes ancora pieni di incertezze, colpiti dall'assenza di chi rende possibili i progetti.
Fabrizio Mosca: La verità è che in Italia esiste un monopolio. Medusa è scoppiata e non produce quasi più nulla, se si eccettua per quei due o tre grandi autori e per certe commedie, Sky aiuta il cinema italiano, ma solo in termini di distribuzione e non supportando il produttore. Resta Rai Cinema, ma voi sapete quanto investe Rai Cinema su un film? Sono dati difficili da conoscere anche per noi. Il punto è che se proponi sempre le stesse cose si impoverisce la curiosità e se la pietra di paragone è la televisione del prime time...
Adesso quali sono i vostri progetti? Antonio Piazza: Abbiamo in mente un paio di storie siciliane, ma non sappiamo esattamente cosa faremo. Dopo Cannes avevamo pensato di dire basta con Salvo, ma arriveranno Festival molto importanti, sarà distribuito all'estero e saremo presenti anche noi. Tanto vale accompagnare il film. Poi a settembre decideremo il da farsi.