Federer - Gli ultimi dodici giorni, recensione: l'intimità di un campione nel documentario di Asif Kapadia

Quando il backstage diventa materia di narrazione: la fine sportiva riletta da un (troppo formale?) Asif Kapadia nel documentario Federer - Gli ultimi dodici giorni. Su Prime Video dal 20 giugno.

Roger Federer

Open, la biografia di Andre Agassi, firmata dal premio Pulitzer J. R. Moehringer può essere letto e amato anche da chi, di tennis, non capisce nulla. Un romanzo completo, che va oltre la racchetta, soffermandosi sull'uomo. Stessa cosa avviene con Senna di Asif Kapadia, documentario incentrato sul mito di Ayrton, amabile anche da coloro che non hanno la patente. Perché, quando parliamo di sport, parliamo innanzitutto di vita. Per una biografia completa c'è Wikipedia, per le emozioni, invece, c'è il cinema e c'è la letteratura.

Federer Gli Ultimi Dodici Giorni Una Sequenza
Federer e la sua racchetta

In questo senso, seguendo l'esempio di un altro suo grande documentario, Diego Maradona, Asif Kapadia (ri)compone Roger Federer in un documentario che ha l'ambizione di soffermarsi - come recita il titolo - le ultime due settimane della carriera (che non ha bisogno di essere aggettivata) del tennista svizzero. Co-diretto Joe Sabia, Federer - Gli ultimi dodici giorni, su Prime Video dal 20 aprile, gioca di musica, di parole, di effetti, ricollegando i momenti più intimi di un personaggio che oltrepassa il mito, fotografando l'emotività in un backstage che diventa materiale narrativo, assemblato secondo un flusso che cavalca il concetto cercato dai registi: la fine. Concetto, questo, che si sposa benissimo con la scenografia del tennis, tra gli sport più cinematici di tutti.

Feder e l'intimità di un campione

Federer Gli Ultimi Dodici Giorni Una Scena
Federer durante il documentario di Kapadia

Federer: Gli ultimi dodici giorni è un documentario che considereremo classico, per tono e approccio. Materiale di repertorio, momenti di gioco, interviste, dal rivale (e amico) Rafael Nadal fino a Novak Djokovic e Andy Murray. Insomma, l'approccio non avrebbe, di per sé, un'originalità tangibile, ma l'opera trova completezza grazie all'approccio di Kapadia, pur meno incisivo rispetto agli altri lavori dell'eccezionale documentarista. C'è comunque una particolarità nella realizzazione del documentario: un'importante quantità di materiale proviene dall'archivio privato della famiglia Federer. Inizialmente le riprese sarebbero dovute restare confidenziali (o almeno così viene detto), e per questo l'intimità sincera della messa in scena diventa il plus di un'opera che potrebbe soffrire di una certa freddezza.

Federer Gli Ultimi Dodici Giorni Un Frame Del Film
L'abbraccio tra Federer e Nadal

A colmare le distanze, interrompendo i flussi e il voice-over di Federer, citiamo la colonna sonora composta da Dario Marianelli, in grado di dare un sentimento tridimensionale alle confessioni di un uomo prima che di un campione. In un certo senso, quello di Kapadia e Sabia è quindi un viaggio, coinciso e ristretto in dodici giorni, che anticiperanno il finale di una storia che mischia al meglio la retorica sportiva con l'epica del racconto agonistico, culminando nell'emozionante e doloroso doppio al fianco di Rafa Nadal nella Laver Cup del 2022.

La fine sportiva non è mai una fine

L'accessibilità del documentario, tra l'altro, arriva dalla forte simbologia su cui la narrazione sembra focalizzarsi. Se di viaggio parlavamo, il cammino di Roger Federer scavalca i successi per una concezione dello sport come obbiettivo a tempo. Ogni grande atleta, infatti, pur restando leggenda nella memoria degli appassionati, ha una data di scadenza, quasi impossibile da rimandare. Per questo, lo spirito del docu-film pare cogliere un momento dolente, mostrando sia i lati chiari che quelli oscuri, figli di un'indecisione dettata da un futuro che, all'improvviso, risulta sfocato e indeciso. Sono infatti i dubbi a rendere Federer (e ogni campione che merita di essere in tal modo aggettivato) improvvisamente accessibile, da uno spettatore coinvolto nella misura umanizzata e tormentata che ne esce fuori dopo un'ora e mezza. Interessante, infatti, l'idea di fine, caricata a molla dal documentario.

Federer Gli Ultimi Dodici Giorni Un Momento Del Film
La concentrazione del tennista

Per certi tratti, la fine sportiva del tennista viene affrontata come una sorta di morte, diventata poi transizione e consapevolezza, tanto nel protagonista quanto nel pubblico. Allora, irrompe la mancanza di una certezza (e la carriera di Federer ha accompagnato un'intera generazione), viene meno il punto di riferimento. In questa chiave di lettura, e nonostante la formalità emozionale che poco si addice alla poetica del regista inglese (basti vedere Amy), il Federer di Kapadia riflette su quanto l'icona sportiva sia destinata comunque a sopravvivere, liberandosi dal peso di una perfezione lasciata finalmente sospesa, a memoria di coloro che ricercano la bellezza (anche) in un dritto o in un rovescio.

Conclusioni

Nonostante il documentario si concentri sugli ultimi giorni di attività sportiva di Federer, c'è poco trasporto e poca emotività, fermandosi ad una canonica struttura tipica del più classico dei docufilm. Tuttavia, è interessante lo spunto su cui riflette Asif Kapadia: il ritiro agonistico di Roger Federer è il pretesto perfetto per riflette sulla fine nel contesto sportivo, grazie ad immagini che rompono la barriera dell'intimità.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Federer!
  • Le immagini inedite.
  • La presenza di Kapadia alla regia.
  • La retorica dello sport.

Cosa non va

  • Troppo formalismo e troppo distacco.