Il 7 novembre 2019, durante il Geneva International Film Festival, abbiamo avuto modo di intervistare, per più di un'ora, lo sceneggiatore e regista americano Roger Avary. Nel corso della chiacchierata, come avete potuto leggere nelle due puntate precedenti, abbiamo parlato della realizzazione di Pulp Fiction, film che gli valse l'Oscar per la sceneggiatura nel 1995, e dei suoi adattamenti cinematografici dei romanzi di Bret Easton Ellis, scrittore particolarmente difficile da portare sullo schermo oggi, con il mercato dominato soprattutto da produzioni mastodontiche come i film del Marvel Cinematic Universe (un franchise a cui Avary metterebbe volentieri mano). L'ultima parte dell'intervista riguarda invece un film di cui è stato solo sceneggiatore, insieme a un mostro sacro del calibro di Neil Gaiman: La leggenda di Beowulf, uscito nel 2007 con la regia di Robert Zemeckis.
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Un'esperienza epica
Hai avuto modo di lavorare a un film dal budget considerevole, cioè La leggenda di Beowulf. Com'è stata quell'esperienza?
Fantastica, perché Robert Zemeckis e tutto lo staff della ImageMovers sono persone eccezionali, come alla Marvel. Qualcuno potrebbe dire dei film di Zemeckis quello che Scorsese ha detto della Marvel, ma io non sono d'accordo. Non bisognerebbe mai dire che l'arte non è arte. D'accordo, non ha detto "arte", ha detto "cinema".
Tornando al film, di chi è stata l'idea di far parlare Grendel in inglese antico? Tua o di Neil Gaiman?
Mia. Volevo fare un musical all'inizio, perché il poema originale è un'elegia, e quindi volevo che anche il film avesse quel tipo di metrica per i dialoghi, e Neil mi disse che era un'idea ridicola. È un gentiluomo, è un genio, ed è gentilissimo. E poi ha quell'accento inglese, di quelli che ti danno un'aria più intelligente. Lui già di suo è un genio, e con l'accento inglese diventa un supergenio. È stata sua l'idea di trattare i personaggi come se fossero hooligans calcistici, una cultura che lui conosce molto bene essendo inglese, mentre io, da americano, sono ignorante in materia. È stata una bellissima collaborazione.
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A proposito di metrica, hai letto la sua riscrittura del poema originale [Bay Wolf, un misto tra Beowulf e Baywatch, n.d.r.]?
L'ha scritta mentre lavoravamo alla sceneggiatura, era durante la revisione finale a Los Angeles. Stava guidando sulla 101 verso Santa Barbara, e mi ha detto che vedendo l'oceano gli è venuta l'ispirazione. Adoro quel testo. Tra l'altro avevamo scritto delle canzoni per il film, o meglio, le aveva scritte Neil, erano canzoni da hooligan. Credo di avere ancora sul telefono l'audio di lui che canta quello che aveva scritto, ma non lo farò sentire a nessuno.
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Il rapporto con Zemeckis
All'inizio dovevi anche dirigere il film. Com'è avvenuta la transizione da te a Zemeckis?
Sì, all'inizio dovevo essere io il regista. Conoscevo Neil da prima, perché avevo lavorato a un adattamento di Sandman che poi non si fece, e lui un giorno mi chiamò, credo per ringraziarmi di non aver rovinato il suo fumetto, e mi chiese a cosa stessi lavorando. Parlammo della mia versione di Beowulf, e fu lui a suggerirmi che il drago nella seconda parte della storia fosse il figlio del protagonista. A quel punto gli proposi di collaborare, e lavorammo insieme in Messico, nella casa di un mio amico. Robert Zemeckis lesse la sceneggiatura e lo volle come prima produzione della ImageMovers, ma avevano un accordo di collaborazione con la DreamWorks, e loro non mi volevano come regista, mi sa che all'epoca avevo fatto solo Killing Zoe. Persero i diritti, io nel frattempo feci Le regole dell'attrazione, e dopo cominciai a lavorarci con il produttore Samuel Hadida, nello stesso periodo in cui stavo scrivendo Silent Hill. A quel punto Zemeckis chiese di poterlo dirigere, e mi offrirono un sacco di soldi. Sono un regista indipendente, e in quel periodo io e la mia famiglia eravamo in difficoltà. Il mio accordo con Neil era che lo avremmo scritto insieme, io avrei avuto il controllo della sceneggiatura, e il suo nome avrebbe preceduto il mio nei credits. Gli telefonai, perché mi stavano offrendo un sacco di soldi per rinunciare al progetto, e lui mi disse che avrebbe accettato qualunque decisione da parte mia. Alla fine chiesi una quantità oscena di soldi, e accettarono. E poi, a sorpresa, Zemeckis mi chiese di partecipare attivamente alla lavorazione, e voleva anche Neil. Era il contrario di quello che mi aspettavo. Mi chiedeva consigli.
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Immagino che tu non l'avresti fatto con la performance capture.
Esatto, io l'avrei fatto come Erik il vikingo. La mia unica imposizione era che Grendel fosse interpretato da Crispin Glover. Zemeckis mi disse che non era possibile, e fu così che seppi dei problemi che avevano avuto per Ritorno al futuro parte II [Glover fu sostituito da un altro attore, truccato per assomigliargli, e fece causa alla Universal per uso non autorizzato della sua immagine, n.d.r.]. Mi offrii di sistemare la cosa, e li feci incontrare. Crispin è un vero gentiluomo, di quelli che non risponderebbero al telefono mentre sono a cena. Risolsero il problema tra di loro, e non se ne parlò più.
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Era a suo agio con i dialoghi in inglese antico?
Sì, e andò oltre quello che c'era nel copione. Si fece aiutare da uno studioso che conosceva la lingua, e modificò i dialoghi insieme a lui. Grazie a questa esperienza io e Crispin siamo diventati buoni amici, e mi è stato d'aiuto per il mio ultimo film, Lucky Day: uno degli attori aveva abbandonato il progetto cinque giorni prima dell'inizio delle riprese, e Crispin accettò di sostituirlo. Quando gli telefonai rispose suo padre, il quale mi disse "Se Crispin ti dice di no, lo faccio io." Ha fatto un lavoro eccezionale, e aveva meno di una settimana per prepararsi. Ho aggiunto una battuta durante le riprese, per giustificare il suo modo di parlare [Glover interpreta un killer di nazionalità indefinita che si esprime con un marcato accento francese posticcio, n.d.r.].
Tornando a Beowulf, hai detto che non l'avresti fatto con la performance capture. Quindi non avresti pensato a Ray Winstone come protagonista.
È vero. Ray è un caro amico, lo adoro, ed è perfetto per quella versione di Beowulf perché è stato un vero hooligan, non vorrei mai essere picchiato da uno come lui. Non avrei mai pensato a lui, perché Beowulf è molto più giovane.
Infatti Zemeckis l'ha fatto assomigliare a Sean Bean.
Esatto, anche se la vera ispirazione per il look era Peter O'Toole. Facci caso, se rivedi il film.