Prima volta in Italia e, ovviamente di conseguenza, tappa al Lucca Comics and Games. E da visitatori abituali della cittadina toscane nei giorni dell'evento sappiamo bene che impatto può avere su chi vi si trova per la prima volta, anche se quel qualcuno è R.L. Stine, autore popolarissimo, un'istituzione del panorama editoriale, che Mondadori è riuscito a portare alla manifestazione lucchese.
"È enorme! Non avevo idea" ci dice con lo sguardo che corre alla finestra e sbircia fuori, ma da dove ci troviamo non si riesce a vedere la folla che accalca le strade. Non importa, quell'impressione resta e Stine la sottolinea: "sono stato al New York Comic-Con due settimane fa ed è più piccolo di questo. Lì ci sono 180mila persone, meno di questo. È difficile da credere!" E lo è, in effetti: noi ci siamo abituati, ma vedere una città intera coinvolta in un singolo evento non è qualcosa di così scontato. "Tutta la città" ci dice infatti, "è meraviglioso!"
Un'icona per generazioni
Quattro chiacchiere per iniziare, poi ci rendiamo conto della portate del nostro interlocutore e non possiamo non sottolineare che si tratta di un fenomeno globale, uno degli scrittori più letti negli Stati Uniti, e nel mondo. Un'icona per almeno un paio di generazioni. "Ho fatto paura a un sacco di generazioni nella mia vita!" Ci dice infatti scherzando e poi aggiunge umile: "è solo fortuna! Tutti questi fenomeni letterari, da Harry Potter a Hunger Games a Piccoli brividi, dipende dai ragazzini che ne parlano ad altri ragazzini. Li scoprono, li portano a scuola, li mostrano agli amici, e così Piccoli brividi è partito. Una rete di bambini segreti in tutto il mondo."
Fortuna, ma storie universali
Il più classico dei passaparola che storicamente decretava il successo di un libro, un film, una serie. Oggi si direbbe virale. "Ma è solo fortuna" ribadisce ancora, "scrivevo da vent'anni e nessuno mi aveva notato, poi è successa questa cosa enorme". Però le sue storie sono universali e questo arriva al pubblico di ogni periodo storico, anche se sono state scritte negli anni '90 o 2000.
"Non lo capisco. Abbiamo una nuova edizione di Piccoli brividi in mandarino ed è un successo enorme. Ma è un progetto americano, ogni libro è ambientato nel giardino di qualcuno dove sono cresciuto, in Ohio. Come può piacere così tanto ai cinesi?" Forse perché un giardino sul retro è lo stesso in ogni parte del mondo e in ogni epoca. Ci guarda, ci pensa: "sì, penso sia proprio così."
Un prezioso aneddoto
Ma era consapevole del successo che stava montando quando il fenomeno è scoppiato? "Noi siamo in una stanza a scrivere e scrivere le storie, senza nessuna idea. Almeno fino a un momento preciso: "ero nella mia città a Columbus, in Ohio, e stavo andando a una presentazione in un negozio. C'era traffico ed ero infastidito, perché non mi piace essere in ritardo, perché sapevo che le persone stavano aspettando. Insomma ero nel traffico e mi sono guardato intorno e le auto erano piene di bambini: era il mio traffico, l'avevo causato io! Tutti andavano e vedermi e lì ho capito che le cose stavano cambiando."_
Parlare, e spaventare, i più giovani
R.L. Stine ha fatto della sua forza il far provare i cosiddetti piccoli brividi a un pubblico di giovanissimi, ma come si parla di paura a un pubblico non ancora adulto e attrezzato per difendersi? Lo abbiamo chiesto qualche giorno fa a Paola Barbato, che di recente ha pubblicato Horror Game, il suo nuovo libro per ragazzi, lo chiediamo anche a Stine. "La mia regola, ed è l'unica che ho, è che devono sapere che non può mai succedere, devono sapere che la storia è di fantasia." Insomma devono sentirsi al sicuro. "Esatto, una volta che sanno che è qualcosa di lontano da loro, posso insistere molto con gli aspetti più paurosi. Lo accetteranno e diranno che è solo una storia."
Spaventare anche su schermo
Le opere di R.L. Stine hanno però avuto anche un gran numero di adattamenti per lo schermo, tra film e serie. Anche qui sottolineare la fortuna è la prima reazione, ma è un concetto che completa: "sono stati bravi, sono stati davvero molto bravi" e non è così scontato quando non si prende parte alla produzione, "ma nessuno vuole che l'autore ci sia, vogliono fare il loro lavoro." E ricorda con piacere i due film con Jack Black che interpretava lui: "anche lì non avevo modo di dire la mia. Il mio unico contributo è stato di eliminare due battute su Stephen King, ma per il resto hanno fatto tutto loro."
Eppure sono tra i suoi adattamenti preferiti: "Il primo Piccoli brividi del 2015 è il mio preferito, poi alcuni dei primi film di Piccoli brividi degli anni '90, come La maschera maledetta. È stato il primo che hanno fatto e ne sono orgoglioso." Ma parlando dei preferiti ci incuriosisce sapere se conosce i romanzi preferiti dai suoi lettori: "Il primo Piccoli brividi, che ha venduto tantissimo, e poi tutti i libri di Slappy il pupazzo vendono benissimo e sono molto amati. Ma ho scritto 15 libri su di lui..." fa una pausa, ci pensa, "troppi!"
Il potere della nostalgia
Il suo successo è arrivato negli anni '90, quelli che stanno tornando con prepotenza nei film e le serie recenti, dopo l'abbondanza di citazioni del decennio precedente. Perché, secondo lui? "Perché la gente è nostalgica, al pubblico piace ricordare. Se negli anni '90 avevano 10 anni, ora provano nostalgia per quel periodo. Il film di Piccoli brividi è andato bene perché i trentenni hanno portato a vederlo la figlia di sette, per esempio. Quindi si creavano due flussi di spettatori per il film." Un meccanismo che conosciamo bene e che ha fatto la fortuna di tanti titoli. E siamo sicuri che continuerà a farlo ancora, arrivando anche ai periodi successivi.