Recensione Le mie grosse grasse vacanze greche (2008)

La star de 'Il mio grosso grasso matrimonio greco' torna nella sua terra d'origine per raccontare la storia di una donna che impara ad aprirsi alla vita durante una strampalata e divertente visita turistica.

Rinascere tra le rovine

Nia Vardalos, diventata famosa grazie allo straordinario successo de Il mio grosso grasso matrimonio greco, colorata commedia di cui era sceneggiatrice oltre che star, è canadese di nascita, ma è al legame con sua terra d'origine che deve buona parte del suo successo - forse non colossale, ma duraturo - in ambito cinematografico: ed è in Grecia che la conduce questo My Life in Ruins (intitolato in italiano Le mie grosse grasse vacanze greche nell'evidente sforzo di richiamare il film del 2002), in cui veste i panni di una studiosa d'arte classica inventatasi per necessità guida turistica senza troppo entusiasmo, alle prese con un gruppo di vacanzieri che rappresentano tutti i più spregevoli cliché della categoria.

Tra il buffone che non fa ridere nessuno, la coppia di anziani rimbambiti, le divorziate in foia, gli americani volgari e arroganti, gli australiani inintellegibili e perennemente ciucchi, temperature roventi, motel dilapidati e un ribaldo tour director rivale, la bella Georgia tocca il fondo e decide di licenziarsi su due piedi. Nel frattempo, però, alcune dinamiche interne al chiassoso gruppo, e soprattutto l'interesse dimostrato nei suoi confronti dal silenzioso e piacente autista Poupi, sembrano indicarle la strada per il suo kefi: la gioia, la fiducia, la passione.
Il film di Donald Petrie, basato su una sceneggiatura non certo a prova di bomba e infarcita di stereotipi - che risultano anche efficaci nel caso della caratterizzazione dei turisti ma lo sono molto meno nell'ambito del romance - ricorda effettivamente My Big Fat Greek Wedding per la satira culturale giocosa e lievissima di cui sono vittime, oltre agli stranieri in tour, i padroni di casa ("I greci hanno inventato l'arte, hanno fondato la democrazia e la filosofia. Poi hanno scoperto la pennichella") e per l'abilità nell'impiegare il fascino così brioso e poco convenzionale della Vardalos, in splendida forma a 47 anni. Alla luminosa Nia, però, Le mie grosse grasse vacanze greche affianca un altro asso: un Richard Dreyfuss decisamente in parte, che riesce a farci preoccupare per il suo stato di salute, a regalarci i momenti più riusciti e divertenti del film, e anche a bilanciare l'inevitabile sentimentalismo zuccheroso con una buona dose di sincera e toccante malinconia.

Movieplayer.it

3.0/5