La corsa di Ride sta per arrivare al traguardo della sala dopo un anno di post-produzione definito dal regista Jacopo Rondinelli "un'epopea". Un film la cui complessità ci è stata raccontata nella conferenza stampa romana, in cui i due artefici del progetto, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, hanno illustrato insieme a Rondinelli, il protagonista Lorenzo Richelmy e il loro co-autore Marco Sani, le peculiarità del lavoro svolto per assemblare il materiale girato interamente con delle GoPro.
"È stata una sfida ardua", ha continuato Rondinelli, "ma non solo girarlo, proprio arrivare a finirlo". E il risultato è un film coraggioso, un'esperienza sensoriale imponente, che spicca nel contesto delle produzioni del nostro paese; un film che è, per dirlo alla Boris, molto poco italiano. "Ma noi" ha precisato Fabio Resinaro "speriamo che questo concetto cambi, che aumentino i film di genere e i progetti che abbiano voglia di sperimentare". Se potrà essere così, in un futuro più o meno prossimo, dipenderà da quanto il pubblico accetterà e sosterrà il nuovo lavoro di Fabio & Fabio.
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Sul set di Ride con le GoPro
La storia di Ride, che segue personaggi coinvolti in una gara costantemente monitorata da telecamere posizionate ovunque, anche sui corpi dei concorrenti, rappresenta ciò che in pratica è stato fatto sul set del film: ogni sequenza è stata ripresa nella sua interezza da diverse angolazioni, usando fino a venti GoPro contemporaneamente. "Abbiamo dovuto reinterpretare la regia con tutti questi punti macchina" ha spiegato Rondinelli parlando di un sistema di lavoro nuovo al quale ci si è dovuti abituare e che ha trovato "il giusto automatismo" solo nelle ultime settimane. "Siamo bravissimi a complicarci a vita" ha aggiunto Fabio Resinaro, ricordando anche un altro progetto girato con la GoPro, Hardcore di qualche anno fa: "ma loro sono stati più furbi di noi, ne hanno usata una sola!"
Un metodo di lavoro diverso che ha coinvolto anche il cast. "Ci ha tolto l'ansia di dover cercare il punto di vista del regista" ha spiegato Lorenzo Richelmy che ha parlato di "estrema libertà" in un contesto che in qualche modo rimanda al teatro ma senza i confini del palco. "Non c'era per esempio il regista che ti dice di non muovere il piede, perché tanto è un primo piano. Che è la morte!". Richelmy e compagni non hanno, però, interpretato tutti gli stunt in prima persona, sarebbe stato impossibile considerando la complessità delle acrobazie fatte sulle BMX dai protagonisti. "Non farei l'attore, ma l'atleta! Ma è una sfida che accetto volentieri perché mi ritengo un attore fisico" ha aggiunto sottolineando come alcuni percorsi più semplici siano stati fatti comunque da loro con un minimo di rischio.
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Costruire l'esperienza di Ride
La costruzione di Ride parte però da lontano, da una fase di scrittura partita dall'idea di fare un horror con le GoPro e due personaggi in bici. "Ma lavorare con Fabio e Fabio," ha spiegato il co-sceneggiatore Marco Sani, "è un'esplosione di idee e il film finale è diventato tutt'altro!".
L'aspetto essenziale è stato il trovare uno spunto che giustificasse il tipo di ripresa, per far sì che il risultato non apparisse come un film povero, considerando che la GoPro non è progettata per far cinema. L'ulteriore sfida è arrivata in fase di montaggio, quando ci si è trovati a gestire l'immensa mole di girato. "Abbiamo dovuto creare uno schema complesso" ha spiegato Fabio Guaglione, "per individuare la fonte da usare per ogni inquadratura che avevamo previsto", scegliendo una camera da usare per la recitazione. Una volta compiuto il miracolo e messo insieme il film, lo hanno completato di effetti e grafiche che rimandano al mondo dei videogiochi, in particolare una serie di glitch e disturbo permessi dalla natura di found footage e che contribuiscono a creare l'estetica di Ride.
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Il Ride-Verse
L'esplosione di idee di cui parla Sani non si è limitata solo a influire sull'andamento del film e sui diversi livelli di lettura (in particolare quello sulla dipendenza da tecnologia dei nostri giorni) che si nascondono con intelligenza sotto il look molto pop, tendente al punk. È andato piuttosto oltre il film, con iniziative promozionali intelligenti messe in cantiere già nei mesi scorsi (pensiamo alle 1000 lattine e ai poster diffusi durante il Comicon di Napoli) e soprattutto con il romanzo in libreria dal 4 settembre e il fumetto che arriverà in edicola due giorni dopo, il 6 settembre, nel giorno di uscita di Ride in sala. Con la speranza di arrivare al gelato di Ride, "a forma di monolite, come un cucciolone ma con le istruzioni del gioco al posto della barzelletta". "Non ci siamo lasciati aperta una porta, ma un portone" spiega Guaglione, lasciando intendere che il mondo di Ride potrà espandersi molto in caso di accoglienza positiva da parte del pubblico, infilandosi in quegli "anfratti della trama" che permettono di riflettere e discutere al termine della visione.