Oggetto curioso, il brand de Il Milanese Imbruttito, tornato con Ricomincio da Taaac, diretto da Il Terzo Segreto di Satira. In poco tempo, il personaggio nato nel 2013 è diventato un fenomeno del web, approdando con una certa fortuna anche al cinema, nel 2021. Oggetto curioso perché segue il migliore dei paradigmi umoristici: intelligenza, velocità, adiacenza a quei luoghi comuni che diventano materiale pregiato per generare risate. Per quanto confinato - fin dal titolo - in ottica milanocentrica, il personaggio creato da Marco De Crescenzio, Federico Marisio e Tommaso Pozza, e interpretato con brillantezza da Germano Lanzoni, diventa comunque un esempio di buona comicità, se pensiamo a quanto oggi sia complicato essere allo stesso tempo ficcanti ma, anche, equilibrati.
Se il periodo è decisamente buio per la risata e per la satira - che ha sempre seguito le anti-regole convenzionali - il Signor Imbruttito è riuscito ad infilarsi nel giusto pertugio, opzionando Milano come set perfetto per smascherare (tramite una marcata dose di ironia) le contraddizioni di una città forse essenziale, ma basata sull'apparenza, sul profitto e sugli inglesismi da sfoderare durante l'ennesima (e inutile) call di lavoro.
Ricomincio da Taaac: arrivano gli americani!
Insomma, una seconda avventura cinematografica che parte subito forte: se il primo film ci aveva portato in Sardegna, Ricomincio da Taaac opta per la stessa Milano (c'è un po' tutta la city, dal Bosco Verticale a Gae Aulenti), scelta come centro di una storia che scorre via con inaspettato piacere. Al centro ovviamente il Signor Imbruttito, sempre in bilico tra l'office e la sua family, composta da Laura (Laura Locatelli) e da suo figlio, il Nano (Leonardo Uslengo). Tuttavia, quando la sua azienda viene ceduta ad una multinazionale americana, il quartiere Portanuova comincia a diventare una sorta di Silicon Valley. A gestire la transizione, non senza trovate eccentriche, l'imprenditore Aldo Brusini (Paolo Calabresi) che finisce per licenziare il Signor Imbruttito, perché poco avvezzo all'inclusività, alla green attitudue e a tutti quei concetti di facciata, utili solo per fare una bella figura.
Mentre l'Imbruttita (Brenda Lodigiani) diventa CEO, il Signor Imbruttito finisce al verde, cacciato di casa, e ospitato dal rider Martin (Maurizio Bousso), che divide un appartamento fuori Milano con Karima (Martina Sammarco), Obi (Tommy Kuti) e Adrian (Tiberio Cosmin). Abbandonando il solito spirito, borioso e sprezzante, l'Imbruttito dovrà far di necessità virtù per riscattarsi professionalmente e, soprattutto, umanamente.
Slang, cliché appuntiti e un po' troppi product placement
Come detto, è la satira ben rodata a rivelare le carte migliori di una sceneggiatura sfrigolante e ben ideata. Nulla di troppo celebrale, ci mancherebbe, ma se soprassediamo agli smaccati product placement (davvero tanti, davvero palesi) Ricomincio da Taaac ha una sua lucidità comica ben ritmata e ben amalgamata. Tra l'altro, l'adiacenza di Germano Lanzoni riesce con classe a rendere un personaggio - se vogliamo - insopportabile in una figura dai marcati prospetti comici. Il Signor Imbrutti potrebbe, senza ardirci in paragoni troppo ingombranti, risultare allora una sorta di Fantozzi 2.0.
Interessante, nella declinazione umoristica, lo spaccato sociale riguardante il macrocosmo milanese, vero e proprio protagonista: gli affitti da capogiro, la vita fuori dal centro (che esiste, e va preservata), l'americanizzazione degli ideali (e quindi il tradimento stesso del Made in Italy, di cui Milano si addita portabandiera), lo slang a tutti costi, che super il limite della macchietta divenendo cliché su cui giocare. Elementi, questi, che coincidono nello sforzo cinematografico del film, che punta alla commedia senza rinunciare all'arguzia. Menzione finale al cameo (e di comparsate Ricomincio da Taaac ne è pieno, da Licia Colò a Jake La Furia) di Francesco Mandelli versione startupper californiano. Semplicemente perfetto.
Conclusioni
Un format che convince quello del Milanese Imbruttito. Convince perché l'umorismo è ben rodato, appuntito, elegante nel linguaggio e nella comicità. I cliché di Milano aiutano e molto nel creare la risata, supportata dalla bravura di Germano Lanzoni. Tante le comparsate divertenti e divertite. Troppi invece i product placement, spesso smaccati e palesi.
Perché ci piace
- Un buon ritmo.
- Le varie comparsate.
- La bravura di Germano Lanzoni.
- I cliché milanesi, perfetti per generare risate.
Cosa non va
- Tanti, troppi product placement.
- Chiaramente, una visione se vogliamo subito dimenticabile.