RFF 2013: Pif, Il testimone dell'era moderna

Dopo anni di successi su MTV, l'autore e conduttore televisivo non rinuncia a raccontarci la realtà dal suo punto di vista e si prepara a tornare con la sesta stagione del suo programma

_" Il suo è un giornalismo d'inchiesta innovativo che ha molta presa sul pubblico più giovane: quella di Pif si potrebbe definire un'antropologia light" _Con queste parole il critico televisivo Aldo Grasso ha definito il lavoro e il segreto del successo di Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto al grande pubblico con in nick d'arte di Pif. Dopo aver collaborato a produzioni cinematografiche d'autore come Un te con Mussolini di Franco Zeffirelli e I Cento passi di Marco Tullio Giordana, la televisione lo conquista e rapisce quasi definitivamente, offrendo al linguaggio giovane e moderno appreso nelle sue prime esperienze londinesi l'occasione di esprimersi in trasmissioni come Candid & Video Show e le Iene. Ma è con l'ideazione e la conduzione de Il testimone che Pif trova veramente voce e personalità, scegliendo di trasformarsi nell'osservatore quasi occasionale di realtà che altrimenti non godrebbero di alcuna visibilità. Dalla prima puntata, mandata in onda da MTV nel 2007, sono trascorsi sei anni e cinque stagioni in cui ogni possibile argomento, dagli orfani di mafia al pagamento del pizzo fino alle abitudini di Valeria Marini, è stato raccontato e sviscerato attraverso la sua piccola telecamera utilizzata come sguardo indiscreto e curioso sulla realtà. Un'avventura professionale che Pif racconta al RomaFictionFest, annunciando anche la sesta stagione de Il testimone in onda sempre su MTV dalla prossima primavera.

Da sei stagioni Il testimone va in onda su MTV ed è uno dei format più maggior successo. Qual'è la sua formula magica? Pif: la cosa più stimolante di questo programma è la possibilità di parlare di argomenti sempre diversi. In questi anni credo di aver avvicinato tante realtà e di averlo fatto sempre con l'ignoranza che mi contraddistingue. Non lo dico per falsa modestia, io sono veramente ignorante ma questo mi permette di avvicinare anche grandi personalità con naturalezza e di porre gli interrogativi tipici delle persone comuni.

Secondo la tua esperienza cosa fa funzionare in modo particolare un servizio? Pif: quando vengo a contatto con un mondo a me estraneo, il successo è garantito. Penso, ad esempio, al mio incontro con Franco Trentalance, l'attore porno, oppure la mia incursione nel mondo rap. Per non parlare della puntata sull'arte contemporanea. Ho voluto fare un servizio su questo argomento proprio perché non capivo il senso ultimo della sua esistenza. Il problema è che, quando ti approcci a questo tipo di arte, ti senti veramente impreparato ed ignorante. È come se non avessimo mai gli strumenti per comprenderla. Alla fine del mio viaggio, però, tra scatole di scarpe vuote in mostra alla Biennale e galleristi in visibilio per un gommone gonfiato a suon di fisarmonica, ho capito che bisogna avvicinarsi a questi lavori seguendo sempre le proprie sensazioni e senza sentirsi inferiori. Ecco, questo è il bello de Il testimone. Stuzzica per portare ad una discussione ma, alla fine, ognuno deve giungere alla propria conclusione.

Come nascono le tue puntate e come vengono scelti i protagonisti da intervistare? Pif: le idee possono venire da chiunque. Ho una redazione e, naturalmente, anche un autore. Tutti loro possono propormi dei temi poi, molto banalmente, se mi incuriosiscono mi metto al lavoro. Una volta stabilito il soggetto, la redazione mi propone una possibile lista di persone interessanti da coinvolgere. Considerate che in Italia c'e sempre un'associazione per tutto, pronta ad aiutarti e a segnalarti esperti da intervistare.

In questo momento stai lavorando alla nuova stagione e sei appena tornato dalla Groenlandia. Cosa dobbiamo aspettarci da questa incursione tra i ghiacci? Pif: ho accompagnato il più famoso cacciatore di foche della Groenlandia. Siamo stati tre ore tra i ghiacci e non ne abbiamo beccata nemmeno una. Voglio precisare che in quei posti cacciano esclusivamente per sfamarsi e non, come in Canada, per commerciare in pelliccia. Il fatto è che in Groenlandia o mangi la foca o muori di fame. È un po' come da noi il maiale. Certo, alcuni potrebbero dire che sarebbe meglio diventare vegetariani e io sarei anche d'accordo con il principio, ma ci sono zone come quelle dei ghiacci dove è impossibile anche solo pensarlo. A volte le navi non riescono ad arrivare con i rifornimenti alimentari e, a quel punto, la scelta è obbligata.

Tra le puntate delle stagioni passate le più intense sono state quelle dedicate al pagamento del pizzo e a Roberto Saviano. Quanto c'è in questi racconti del ragazzo cresciuto a Palermo a contatto con una certa realtà ? Pif: Nel raccontare la mafia è come se io mi legittimassi da solo. Il fatto è che crescendo in una città come Palermo, ho imparato a riconoscere in quanti modi questa organizzazione può agire. E non tutti sono immediatamente violenti, come il pagamento del pizzo ad esempio. Questa è una cosa che, se non sei siciliano, non riesci a comprendere fino in fondo. Per quanto riguarda Saviano, poi, ho voluto raccontare la sua tragedia personale che, in molti modi, comprendo e condivido. Capisco che Roberto possa irritare con il suo modo di rappresentare la sua quotidianità, ma è una persona incredibilmente sensibile che, quando viene attaccato, cade in depressione. Il fatto è che se a ventisei anni mi fossi trovato a vivere con la scorta probabilmente avrei reagito diversamente, ma non ne posso essere sicuro. So che queste due puntate sono state proiettate anche nelle scuole e trovo che sia stato importante. Soprattutto perché, per la prima volta, sono stati coinvolti anche istituti del nord. Bisogna rendersi conto che la mafia non è più affare esclusivo del sud. Ora vorrei realizzare qualche cosa sulla 'ndrangheta perché, rispetto alla Calabria, la Sicilia è un paradiso un po' come Sex and the City.

Per concludere, su cosa si concentrerà la sesta stagione? Pif: Tra i temi ci sono vari viaggi come quello nel super lusso di Dubai o nella follia di Las Vegas. Ma è niente a confronto di quello che abbiamo realizzato con il calcio fiorentino. Io mi ero già dedicato al Palio di Siena e alla guerra delle arance, ma sono nulla in confronto allo spettacolo che ho visto su un campo di calcio fiorentino. La regola è che non ci sono regole di base. Ventisei persone si schierano contro altre ventisei per contendersi una palla, ma questa è solo una scusa per darsele di santa ragione. Nel 2006 hanno sospeso il gioco per troppa violenza. Ora lo scontro si deve limitare ad uno contro uno e non si può "attaccare" alle spalle. Sono sicuro che la puntata andrà benissimo e non vedo l'ora di montarla.