La classe a cui Gianni Amelio fa riferimento nel titolo del suo nuovo documentario non è tanto quella composta da allievi festosi e studiosi quanto il ceto sociale a cui suddetti allievi appartengono. Il viaggio del regista calabrese attraverso la storia della scuola pubblica italiana, in particolare della scuola primaria, è un viaggio attraverso le disparità che un Italia divisa in senso linguistico e sociale si porta dietro fin dai tempi dell'unità d'Italia. Quello di Gianni Amelio è un cammino a tappe. Registro di classe - Parte prima 1900-1960 si apre agli albori della scuola moderna, nei primi del 1900, accostando sapientemente immagini di repertorio che creano un excursus storico significante.
Al centro del film non vi è solo la scuola in senso stretto, ma vi è l'evoluzione di un paese mai completamente modernizzato e incapace di affrontare le problematiche che lo logorano da decenni. Grazie al prezioso contributo della montatrice Cecilia Pagliarani che, insieme ad Amelio, ha asssemblato il film d'archivio utilizzando materiali provenienti da Archivio Storico Luce, Rai Teche, MIUR, Nosarchives.Com, Ascer, Casa della Memoria, Edu, Fdlm e Indire, Registro di classe è un'opera agile e vivace, un film di montaggio che si sofferma su immagini particolarmente significanti, su scenette curiose e su dichiarazioni significative per raccontare come eravamo e dove stiamo andando.
L'Italia di ieri e di oggi attraverso il cammino dell'istruzione
L'intelligente lavoro di montaggio e l'attento accostamento delle sequenze rende Registro di classe un film importante, da proiettare nelle scuole e da vedere al cinema o in tv. Le sovrainterpretazioni sul documentario sono superflue. Le maschere antigas indossate dai piccoli allievi della scuola fascista mentre disegnano seduti sul loro banco fotografano un'epoca, un'ideologia e una forma di coercizione sulle giovani menti meglio di una pila di libri di storia. Come se non bastasse, l'uso sapiente delle interviste a maestri, allievi e genitori fa il resto. La scuola fascista, con la sua fiorita propaganda, i suoi slogan e i suoi allievi apparentemente studiosi e disciplinati, colpisce l'immaginario. Le riprese di centinaia di studenti tutti vestiti allo stesso modo, intenti a studiare o a fare ginnastica dimostrano l'efficacia retorica della propaganda del regime, ma anche il controllo totale del mezzo cinematografico di cui il fascismo aveva compreso appieno le potenzialità, piegandolo alle proprie esigenze per educare e convincere la popolazione della bontà delle sue riforme.
Vademecum per una scuola pubblica ed egualitaria
Se la scuola pubblica di oggi, ai minimi storici quanto a popolarità per via dei numerosi problemi che la assillano e delle campagne politiche che ne minano l'immagine, è ben diversa dalla solida istituzione propagandata abilmente dal Fascismo, il dualismo italiano/dialetto si ripropone oggi come ieri con la massiccia presenza di immigrati. Il passaggio di Registro di classe che vede l'insegnante di Bologna, negli anni '50, alle prese col dialetto dei suoi piccoli allievi della Basilicata che non parlano l'italiano ricorda le nostre classi miste, dove i figli di immigrati si barcamenano tra l'italiano scolastico e le loro lingue di origine parlate in famiglia. Il lavoro di Amelio è un'opera profondamente politica proprio perché sviluppa pensiero a partire dall'osservazione degli studenti, delle persone che la scuola l'hanno frequentata e la frequentano lasciando le loro tracce nelle immagini d'archivio. Il regista lascia che a parlare siano i documenti d'archivio, ma la sua idea trapela dall'organizzazione del materiale con voce forte e chiara. Il compito della scuola pubblica è quella di dar voce a tutti. Di diffondere la lingua italiana e la cultura. Di dare gli strumenti di emancipazione a tutti, ricchi e poveri. Oggi come ieri, non sempre la scuola italiana ha assolto questo compito e il modo migliore per migliorarla e valorizzarla è proprio quello di comprenderne origine e problematiche.
Movieplayer.it
3.5/5