Recensione Tower Heist: Colpo ad alto livello (2011)

L'efficacia di quest'ennesima variazione sul tema all'interno del filone caper movie è garantita da una ben oliata sceneggiatura, ricca di momenti esilaranti, dalla regia funzionale di Brett Ratner, ma soprattutto dalle brillanti interpretazioni di un affiatato cast corale, capeggiato da un insolito Ben Stiller e da un Eddie Murphy memore dei suoi successi anni Ottanta.

Gli indignati della rapina

I soliti ignoti di Mario Monicelli erano dei ladruncoli scalcagnati e improvvisati, talmente poveri da accontentarsi di sgraffignare persino un piatto di pasta e ceci. I tempi cambiano, e le gesta "della banda del buco" oggi finiscono inevitabilmente per sembrare troppo ingenue. Eppure non sono poi così dissimili da quelle dei protagonisti di Tower Heist: Colpo ad alto livello. Nell'epoca delle speculazioni finanziarie e del movimento di Occupy Wall Street chi sono, infatti, i nuovi proletari se non i truffati del miraggio finanziario della New Economy?
La crisi economica ha livellato il popolo americano, accomunando nel medesimo destino di povertà tutte le componenti etniche e sociali del meltin' pot a stelle e strisce. II nuovi soliti ignoti portati in scena da Brett Ratner sono il manager del Tower, uno dei più prestigiosi edifici newyorkesi (Ben Stiller) e il suo concierge (Casey Affleck), in ansia per l'imminente paternità, cui si aggiungono un ex pezzo grosso della finanza sfrattato da casa (Matthew Broderick), un fattorino dalle lontane origini pellerossa (Michael Peña), una cameriera in cerca del permesso di soggiorno (Gabourey Sidibe) e, dulcis in fundo, un rapinatore afroamericano da quattro soldi (Eddie Murphy).


Il loro obiettivo è di recuperare i propri fondi pensione, sottrattigli indebitamente dallo speculatore Arthur Shaw (Alan Alda), proprietario del lussuosissimo superattico del Tower.
Nonostante la pressoché totale inesperienza in fatto di furto, l'improbabile banda riesce però a congegnare un intricato colpo ai danni del finanziere corrotto, facendo leva sulla conoscenza dell'edificio acquisita nel corso degli anni e sulle specifiche doti di ciascun membro del gruppo. La morale di questa sorta di fiaba moderna ai tempi della crisi è tanto semplice quanto consolatoria: l'unione del popolo fa la forza, e quel celebre novantanove per cento della società civile, tanto decantato dal movimento degli "indignati", può coalizzarsi contro l'1 per cento che gli ha sottratto la loro ricchezza.

Se non fosse per questo sottotesto sociale, forse un po' troppo naïf, ma capace di suscitare il coinvolgimento e l'adesione del pubblico quasi alla maniera dei classici di Frank Capra, Tower Heist sarebbe l'ennesimo titolo appartenente al filone del caper movie, ovvero dei film incentrati sull'organizzazione di una rapina, in cui il piacere dello spettatore sta tutto nell'osservare lo svolgersi del piano, costruito come un precisissimo meccanismo di orologeria. Si tratta di un vero e proprio sottogenere che - a partire da titoli come appunto I soliti ignoti e Operazione San Gennaro - ha fuso sempre più spesso l'azione con la commedia, dando vita anche a successi recenti tra cui quelli della saga incentrata su Danny Ocean.
L'efficacia di quest'ennesima variazione sul tema è garantita dalla ben oliata sceneggiatura di Ted Griffin e Jeff Nathanson, che avevano rispettivamente firmato due riusciti esemplari del genere come Ocean's Eleven, per l'appunto, e Prova a Prendermi. Funzionale è anche la regia di Brett Ratner, specialista di action-comedy tra cui la serie di Rush Hour - Due mine vaganti . Ma il vero valore aggiunto del film è garantito dalle brillanti interpretazioni di un affiatato cast corale, e in particolare dal protagonista Stiller, che per una volta ha dismesso i panni dell'imbranato, qui affiancato da un esagitato Eddie Murphy, memore dei buddy movie che lo resero celebre negli anni Ottanta.
Pur senza aggiungere nulla di nuovo al filone dei film di rapina, ma anzi sfruttandone a dovere tutte le convenzioni più ricorrenti (come la preparazione del piano, il montare della suspense e l'esplosione di colpi di scena improvvisi) Tower Heist si segnala per le numerose battute esilaranti (molte delle quali ricche di citazioni cinefile) e per alcune trovate di sceneggiatura particolarmente riuscite (tra cui la presenza dell'automobile di Steve McQueen, trasformata quasi in un oggetto feticcio). Il risultato è un prodotto estremamente godibile, che potrà funzionare anche come (modesta) valvola di sfogo per tutti gli indignados vittime delle ingiustizie di Wall Street...