Che l'America non riesca a rassegnarsi all'idea di dire addio a Barack Obama presidente è ormai chiaro. Ma prima ancora di considerare la pazza idea dell'elezione di Donald Trump, il mondo del cinema (per ora solo quello indie) aveva già deciso di appropriarsi della succulenta storia dell'ascesa del primo presidente afro-americano della storia. Solo quest'anno ben due film si sono concentrati su un giovane Barack, Ti amo Presidente (di cui qui parleremo approfonditamente) sul primo appuntamento con Michelle, e Barry incentrato sui suoi anni al college (da dicembre su Netflix). Difficile non predire la valanga di biopic che seguiranno nei prossimi anni.
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La nascita dell'amore tra Barack e Michelle
Il regista Richard Tanne decide così di dedicare la propria opera prima al Presidente uscente e alla First Lady che in molti vorrebbero candidare alle prossime elezioni politiche. Ad interpretare i due brillanti avvocati di allora gli attori Tika Sumpter e Parker Sawyers, che rendono bene l'idea dell'attrazione, dell'intelligenza e del serrato confronto cui si sottoposero prima di scegliersi come compagni per la vita.
Il film ci riporta nella Chicago del 1989. Michelle Robinson è una studentessa del secondo anno e lavora presso un prestigioso studio legale. Tra i suoi compiti quello di supervisore di Barack Obama, un giovane collega. Proprio il fatto di lavorare per lo stesso studio legale crea il primo conflitto tra il futuro Presidente degli Stati Uniti d'America e la sua First Lady, che sfodera fin da subito un carattere risoluto e determinato. Nonostante la diffidenza iniziale di Michelle e la sua ostinazione a non voler definire l'uscita un appuntamento galante, i due non impiegheranno molto a raccontarsi, a scoprire di avere delle affinità e di condividere idee e progetti, su tutti quello di cambiare il mondo.
Un film interessante ma lontano dalla perfezione
Il film mantiene un basso profilo per tutta la sua durata. Poche smancerie, tanta serietà, discorsi intrisi di humour da cui già si evince uno sconfinato amore e rispetto per il prossimo. Nonostante i critici siano impazziti per questo film sin dalla sua première al Sundance, confermando ancora una volta la facilità con cui gli Obamas fanno breccia nel cuore degli intellettuali, il film è lontano dalla perfezione. O meglio, è proprio l'ideale di perfezione a costituire i suoi problemi più grandi. Abituati come siamo alle commedie romantiche hollywoodiane o agli straordinari passi a due che ci hanno regalato alcuni tra i più grandi interpreti di sempre - vedi la Meryl Streep di Innamorarsi o de I ponti di Madison County (rispettivamente in tandem con Robert De Niro e Clint Eastwood) o il Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato - ci risulta più difficile collocare gli Obama nel nostro immaginario cinematografico.
La mancanza di mistero e la realtà che supera il sogno
Inoltre, come sottolineato da Manohla Dargis del New York Times, a mancare è proprio quel mistero che il cinema e l'arte dovrebbe rappresentare per essere definito tale: "Non c'è una storia da scoprire, solo personaggi da ammirare". E sebbene gli interpreti se la cavino più che dignitosamente nel ricostruire passo dopo passo questo primo appuntamento che cambiò probabilmente il corso della storia, il modello originale è chiaramente irraggiungibile. Chi può dire di non aver creduto di sognare la notte in cui Barack Obama veniva eletto Presidente degli Stati Uniti d'America succedendo a quella canaglia di George W. Bush? Chi di non aver ammirato gli sguardi, i gesti e le parole d'amore che Michelle e Barack si sono indirizzati nel corso di questi otto anni? Negli ultimi giorni sul web, sempre più popolato dai mostruosi leoni da tastiera, non fanno che circolare le foto dei loro balli e dei loro abbracci. Insomma, per quanto il cinema voglia nutrirsi della loro perfezione, Barack e Michelle Obama costituiscono già di per sé un sogno. Un sogno chiamato realtà con cui probabilmente neanche il cinema è in grado di competere.
Movieplayer.it
3.0/5