La rinascita del cavaliere solitario
1933, Il cavaliere solitario inizia a cavalcare le onde radio della stagione WXYZ di Detroit, dando il via ad una lunga avventura che l'ha portato sugli schermi della ABC dal '49 al '57, sul grande schermo negli anni successivi e di nuovo nelle sale ora, nel 2013, ad ottant'anni dalla sua creazione. Si trattava di una figura onesta, un simbolo, un'icona mascherata che il pubblico, e soprattutto i bambini, potessero ammirare. Un uomo tutto d'un pezzo che, accompagnato dal pellerossa Tonto, combatteva le ingiustizie nel vecchio West americano.
Ma la società del 2013 è diversa da quella del 1933 e degli anni '50: lo spettatore è più disincantato, ha conosciuto antieroi affascinanti e tende a provare una irresistibile attrazione per il cattivo di turno. Come giustificare un eroe senza macchia a cavallo del suo destriero immacolato?
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A questo si deve l'approccio diverso dato da Verbinski: il nuovo Lone Ranger è infatti raccontato dal punto di vista del fidato Tonto, con il personaggio di Depp a far da cornice alla narrazione quando, anziano nella San Francisco del 1933, ne racconta le origini ad un incredulo ragazzino vestito da ranger mascherato.
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Il lavoro di Depp sul personaggio non è dissimile a quanto fatto ormai dieci anni or sono sul celebre pirata Jack Sparrow, grazie al lavoro del suo fidato truccatore personale Joel Harlow e dell'abilità di trasformista che tutti ormai conosciamo: stralunato, ma geniale, sempre al limite eppure in controllo della situazione, il Tonto di Depp catalizza in positivo ed in negativo le caratteristiche del film, valorizzandone i pregi, ma enfatizzandone i difetti. Se infatti è capace di aggiungere un tocco più ai momenti più riusciti del film, finisce per risultare ingombrante nei passaggi più farraginosi e prolissi dello script.
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Lo stesso Silver, il bianco cavallo del Cavaliere solitario è soggetto a questa variazione di tono, acquisendo una personalità bizzarra, misteriosa ed intrigante, che lo porta ad assumere comportamenti surreali ed apparire continuamente nei posti più impensati.
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Sono difetti riscontrabili soprattutto nel segmento centrale di The Lone Ranger. Infatti dopo un'introduzione riuscita che ci guida tra i diversi personaggi della storia e ci mostra come John Reid diventi il personaggio del titolo, Verbinski ed i suoi autori sembrano perdere le redini del progetto e si lasciano trasportare in una porzione di storia che avrebbe giovato di una discreta sfoltita. C'è troppa carne al fuoco e momenti, come quelli sul passato di Tonto, che si sarebbero potuti mettere da parte per un eventuale seguito, per un film che si pone l'obiettivo principale di intrattenere e tener vivo l'interesse dello spettatore medio.
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Seppur poco bilanciato ed inutilmente prolisso, il nuovo sodalizio tra Johnny Depp e Verbinski per The Lone Ranger finisce per essere un action ironico che, se ben accolto dal pubblico mondiale, potrebbe dar vita ad un nuovo franchise di successo di casa Disney.
Movieplayer.it
3.0/5