Recensione Scossa (2011)

I quattro autori di Scossa usano il sisma di Messina come filo conduttore comune per concentrarsi sugli aspetti della tragedia che stanno loro più a cuore, dalla perdita degli affetti, all'analisi socioeconomica della società post-terremoto, dai fatti di sangue e dagli incidenti causati dal sisma alla critica feroce ai provvedimenti presi dallo stato per assistere i terremotati.

Terremoto d'epoca

Messina del 1908. In Scossa Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti e Nino Russo ricostruiscono a loro modo la catastrofe che mise in ginocchio Messina e Reggio Calabria nell'infausto Natale di inizio secolo. Ricerca storica e preservazione della memoria collettiva si fondono in un'epoca in cui i terremoti si susseguono senza sosta mietendo vittime in Italia, in Giappone e in altre parti del mondo. I quattro autori usano un filo conduttore comune per concentrarsi sugli aspetti della tragedia che stanno loro più a cuore, dalla perdita degli affetti, all'analisi socioeconomica della società post-terremoto, dai fatti di sangue e dagli incidenti causati dal sisma alla critica feroce ai provvedimenti presi dallo stato per assistere i terremotati.
Così in Speranza Carlo Lizzani segue passo passo l'agonia di una madre vedova rimasta intrappolata sotto le macerie della propria dimora, mostrando ladri, soldati, fantasmi e altre figure transitate dal suo capezzale di calcestruzzo senza intervenire. Con Lungo le rive della morte Gregoretti dirige l'episodio più didascalico, affidando a Paolo Briguglia il ruolo del giornalista piemontese Giovanni Cena, autore di un reportage letterario e fotografico dei danni del terremoto calabro-siculo. Sciacalli, corto lampo di Maselli, mostra la fine ingiusta del detenuto Massimo Ranieri, fuggito dal carcere per scoprire se l'amata moglie (Amanda Sandrelli) è viva o morta, mentre l'ultima parte del film, il satirico Sembra un secolo, ironizza sui tempi d'intervento delle amministrazioni nell'opera di ricostruzione e assistenza dei terremotati rimasti senza casa.

Fil rouge dei quattro episodi, oltre al sisma stesso, è il look visivo della pellicola che abbandona il naturalismo utilizzando espedienti come l'uso espressivo del bianco nero e attori che si muovono davanti a fondali posticci per creare l'effetto di distruzione provocato dal terremoto. Scossa appare così immerso in un'atmosfera retrò assai poco realistica, sospesa tra sogno e realtà. La scelta è dovuta sia a esigenze artistiche che economiche, ma se l'uso di tali trucchi è comprensibile, il risultato appare ugualmente straniante in un'epoca in cui gli effetti visivi hanno raggiunto livelli di eccellenza. Anche dal punto di vista narrativo il linguaggio del film si discosta spesso dagli stilemi della contemporaneità, scegliendo volontariamente un effetto didascalico e ridondante che appesantisce e affatica la visione.
Nel corto che vede protagonista Paolo Briguglia, il giovane attore interpella direttamente lo spettatore con un insistito sguardo in macchina, ricostruendo passo passo il suo lungo viaggio in treno tra Calabria e Sicilia e puntualmente tutto ciò che descrive viene mostrato più e più volte. La voce narrante viene ampiamente utilizzata anche nell'episodio più intenso e riuscito della pellicola, quello diretto da Maselli, che culmina in un drammatico colpo di scena, anticipato, però, dalla voce del protagonista.
Di fronte a questo tipo di espedienti risulta particolarmente gradita l'ironia profusa in Sembra un secolo, mordace conclusione del film che vede il povero pescatore Turi costretto a vivere centosessant'anni in attesa che lo stato gli restituisca la casa distrutta dal sisma. Lodevole l'intento degli autori per un film che fa riflettere e talvolta sorridere, senza mai provocare una "scossa".

Movieplayer.it

2.0/5