Recensione Passione sinistra (2013)

Per ammissione d'intenti dello stesso regista, lo scontro tra i mondi, i preconcetti, i luoghi comuni tra destra e sinistra, rappresentano solo il punto di partenza della storia che invece parla del superamento dello scontro stesso, e di come nella possibilità di cambiamento e di apertura l'uno verso il mondo dell'altro, risieda la speranza per il futuro.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

"Ma cos'è la destra e cos'è la sinistra, fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra... ", cantava Giorgio Gaber nell'indimenticabile Destra-Sinistra inciso nel 2001 (qui riproposta nei titoli di testa cantata da Marco Mengoni). Il punto di partenza della storia di questo nuovo lavoro di Marco Ponti, tratto dal romanzo di Chiara Gamberale Una Passione Sinistra, è proprio il tentativo di rottura della polarizzazione tutta italiana tra destra e sinistra. Una commedia leggera e frizzante dove la trama "politica" si intreccia con quella romantica e di commedia. In realtà, per ammissione d'intenti dello stesso regista, lo scontro tra i mondi, i preconcetti, i luoghi comuni tra destra e sinistra, rappresentano solo il punto di partenza della storia che invece parla del superamento dello scontro stesso, e di come nella possibilità di cambiamento e di apertura l'uno verso il mondo dell'altro, risieda la speranza per il futuro, la ricetta per salvare noi stessi, rimettere insieme i pezzi della nostra anima e quelli del paese intrappolato nell'immobilismo della crisi economica e politica.


Nina (Valentina Lodovini) è cresciuta a pane e politica, integralista e decisamente di sinistra, vive con Bernardo (Vinicio Marchioni), giovane intellettuale e promettente scrittore di successo. Giulio (Alessandro Preziosi) è esattamente il suo opposto, erede di una famiglia di industriali, arrogante, superficiale e sicuro di sé, fidanzato con Simonetta (Eva Riccobono), la classica simpatica biondezza, sexy ed elegante quanto frivola. Ovviamente quando Nina e Giulio si incontrano è odio a prima vista, lui è il tipo d'uomo che lei disprezza, lei il tipo di donna che lui ha sempre ignorato. Ma si sa che il confine tra odio e amore è molto labile, e lo scontro tra mondi, ideali e pensieri diversi può sorprendentemente ridisegnare le geometrie sentimentali di coppie apparentemente solide e sconvolgere le esistenze di ognuno verso il cambiamento. Magari in meglio. Alla fine chi disprezza compra insomma. Può sembrare un sunto abbastanza banale ma alla fine è più o meno tutto qui. Per lo meno rispetto allo zoppicante intreccio romantico. In generale il film non riesce ad andare molto al di là dei luoghi comuni che si prefigge di superare.

Se nella sua parte sociopolitica la tesi sostenuta dal film di screditare entrambi i poli, sia destra che sinistra, per aprire al futuro prendendo invece il meglio dell'uno e dell'altro, è ineccepibile e quantomeno legittima, la resa in termini cinematografici non riesce, per lo meno non sempre, a superare la solita carrellata di stereotipi e appunto luoghi comuni. In realtà cadere nel banale quando si tratta di restituire gli stereotipi di destra e sinistra è ahimè piuttosto facile, ma in questo caso è ancora peggio quando si tenta di destrutturarli, ovvero quando si tenta di far sembrare un po' più simpatica la destra e un po' più incoerente e piena di difetti la sinistra, con delle trovate per lo più superficiali e spesso ancora più scontate (tranne alcune invece più riuscite tipo "Mi chiedo cosa farebbe Marco Travaglio al posto mio"?). Rossi e neri (se esistono ancora) sono uguali, e possono pure amarsi. Con buona pace di Nanni Moretti alias Michele Apicella in Ecce Bombo, e non siamo neanche in un film di Alberto Sordi... In questo senso la pecca di qualunquismo appare evidente fin dall'inizio con l'immancabile voce fuori campo che ci spiega tutto, ma davvero tutto, della protagonista: idealista , ecologista, radical chic... anzi, per dirla tutta, ancora prima dell'ingresso in sala gli aggettivi che etichettano i protagonisti ce li piazzano già sul manifesto vicino alle foto, così siamo sicuri di sapere bene chi è il "ricco, arrogante, maschilista" e la "frivola, svampita, elegante".
Peccato perché Passione sinistra sembra non voler osare e rimanere troppo in superficie, ancorato appunto alla sicurezza del luogo comune. Un'occasione sprecata perché in realtà non mancano i momenti davvero riusciti e divertenti, grazie anche alla simpatia degli attori, soprattutto i comprimari. Geppi Cucciari è al solito divertente, ma in questo senso i momenti migliori sono i dialoghi tra Vinicio Marchioni ("Riesco a concentrarmi solo se so che devo andare da Fazio"!) ed Eva Riccobono, strepitosa e autoironica nella sua deriva di idiozia senza limiti ("Scherzi? Sono impegnatissima! Ho spinning alle quattro, l'estetista alle cinque , e poi devo vedere due puntate di The Walking Dead"). Ancora più originale il personaggio del politico interpretato da Glen Blackhall, Andrea Splendore (tutto un programma) futuro sindaco di Roma, giovane e rampante di sinistra, attuale (quale politico ci ricorda? Fate voi...), surreale (fonte di ispirazione invece dichiaratissima: King Julian , Re dei Lemuri di Madagascar), quella si azzeccatissima e riuscita parodia destrutturante dei contenuti di (pseudo)sinistra applicati a una forma ancora più di destra della destra stessa.

Movieplayer.it

2.0/5