Recensione La moglie del cuoco (2014)

La regista Anne Le Ny, più nota da noi come attrice (è la Yvonne di 'Quasi amici') al suo quarto film da regista: 'La moglie del cuoco' è una commedia sentimentale garbata e leggera che non rinuncia all'indagine sulle inquietudini e le paure della mezza età.

Arriverà mai in Italia un film francese la cui uscita non sia preceduta dall'immancabile commento: "Accolto in Francia da un grande successo di pubblico e critica" oppure "Campione d'incassi in Francia"? Potremmo anche evitare di sottolinearlo tutte le volte tanto sembra scontato oramai. Si tratta solo di uno dei tanti aspetti del noto sciovinismo francese? In parte. Al di là del luogo comune dell'amore dei transalpini per il made in France (pardon, produit en France!), sono note rispetto al cinema le politiche di sostegno e soprattutto di distribuzione in Francia mirate a incentivare i prodotti di casa.

Tanto entusiasmo è sempre giustificato? Spesso. Parlando di commedie in particolare, da quella più brillante dall'umorismo più greve e diretto fino a quella più intimista e sofisticata spesso venata di malinconia, come questo caso, più o meno riuscite si tratta sempre di opere confezionate con una cura e un'attenzione sia alla forma che al contenuto tale da renderle comunque prodotti di livello degni quasi sempre di svariate note di merito.

Donne (e uomini) sull'orlo di una crisi

La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos in una scena del film
La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos in una scena del film

Marithé (Karin Viard) lavora in un istituto di formazione per adulti e aiuta le persone a trovare la loro vera vocazione. Carole (Emmanuelle Devos) gestisce un ristorante alla moda insieme al marito Sam (Roschdy Zem), uno chef di grido che la oscura con la sua fama ed il suo prestigio. In preda ad una crescente frustrazione, Carole si presenta all'istituto e trova Marithé che dopo le perplessità iniziali decide di aiutarla a cambiare vita. Ma forse le sue insoddisfazioni non sono solo lavorative, e Marithé se ne accorge quando per caso si imbatte nel marito, il cui fascino sembra colpirla più del dovuto, e forse del consentito vista la natura professionale del suo rapporto con Carole. Un insolito triangolo di personaggi sull'orlo di una crisi di nervi, per una per una commedia sentimentale e romantica ma non solo.

Al suo quarto film da regista, Anne Le Ny è forse più nota in Italia come attrice, soprattutto per il ruolo di Yvonne in Quasi amici (era l'assistente di Philippe, il paraplegico), ma ha lasciato il segno come caratterista tra gli altri film anche ne Il gusto degli altri di Agnès Jaoui e ne La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli (a proposito di commedie sofisticate senza essere snob, tanto brillanti quanto intelligenti, di cui sopra).

Dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei

La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos insieme a Karin Viard in una scena del film
La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos insieme a Karin Viard in una scena del film

"Mi interessava parlare dell'immagine che ognuno ha di sé riguardo al mestiere che svolge, del modo in cui vi si proietta, di come si identificano lavoro e immagine sociale", ha dichiarato la regista. L'ansia e lo stress da lavoro, la ricerca di una propria identità professionale, che mascherano la necessità quanto mai attuale di legittimarsi attraverso il proprio ruolo sociale e la paura invece che ci prende "nel mezzo del cammin di nostra vita" quando non troviamo più noi stessi in mezzo agli specchi di cui ci siamo circondati e che non riflettono più l'immagine di cui abbiamo bisogno. Un'indagine piuttosto ambiziosa e sottile, dietro l'apparenza di una leggera commedia sentimentale, che anche evitando (più o meno volontariamente) l'approfondimento, tenta un analisi che porti all'abbattimento di certe sovrastrutture: in fondo la Carole sull'orlo del breakdown non ha bisogno di cambiare lavoro per trovare se stessa ma solo e più semplicemente di cambiare marito. Così come Marithé, all'apparenza più risolta e legittimata dal suo ruolo sociale, si scopre man mano più insoddisfatta, fragile e bisognosa di cambiamento, in un interessante e non così scontato ribaltamento dei ruoli.

Quasi amiche

La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos parla con Karin Viard in una scena del film
La moglie del cuoco: Emmanuelle Devos parla con Karin Viard in una scena del film

Magari troppo riduttiva e semplicistica nella risoluzione dell'impasse emotivo e sociale, per cui il risvolto socioanalitico non rappresenta il punto di forza del film, ma neanche si ha l'impressione cha abbia più di tanto la pretesa di esserlo. I toni sono comunque quelli di una garbata commedia romantica, che ostenta leggerezza, ben scritta e ben recitata nonostante l'impianto troppo teatrale, che strappa sorrisi alternati a punte di malinconia, e riesce a non essere quasi mai banale e non cadere nel luogo comune anche grazie alle velleità di indagine di cui sopra: nella destrutturazione ad esempio del rapporto di solidarietà femminile che sembra profilarsi e che invece viene progressivamente meno, quando i personaggi si sviluppano a tutto tondo in maniera affatto scontata, tra paure, fragilità ed egoismi. Anzi un po' più di cattiveria e un finale meno consolatorio avrebbero dato ancora più mordente alla storia. Il titolo originale On a failli être amies (qualcosa tipo "Non siamo riuscite ad essere amiche") restituisce molto meglio il senso del film, di quanto non faccia il titolo italiano La moglie del cuoco, che strizza l'occhio alla imperanti mode culinarie mediatiche, che il film in effetti sfrutta ma sulle quali ha l'ulteriore pregio di non indugiare troppo.

La moglie del cuoco: Karin Viard e Roschdy Zem in una scena del film
La moglie del cuoco: Karin Viard e Roschdy Zem in una scena del film

Conclusione

Solo all'apparenza una semplice commedia romantica che offre spunti più importanti, come la legittimazione di se stessi attraverso il proprio lavoro e ruolo sociale. Malinconie, frustrazioni e inquietudini della mezza età si alternano a sorrisi e sentimentalismi di stampo più leggero, per una commedia che funziona nonostante la relativa superficialità della parte di indagine e la mancanza di un pizzico di cattiveria in più.

Movieplayer.it

3.0/5