Recensione Il castello magico (2013)

Il castello magico compensa la mancanza di un sottotesto emotivo adulto con una cura formale che evidenzia la crescita del duo Stassen-Degruson.

Gatti, topi, conigli e magie

Gli animali sono i migliori amici dei bambini. Sotto Natale un micetto rosso costretto a scendere da un'auto e abbandonato su un marciapiede non può che suscitare un surplus di tenerezza. Gioca sui buoni sentimenti la scena d'apertura de Il castello magico, prodotto d'animazione belga confezionato dai registi Ben Stassen e Jeremy Degruson. Il castello in questione è, in realtà, una grande casa antica e un po' cadente di proprietà di un buffo vecchietto con la passione per l'illusionismo. Tuono (nome impartitogli in virtù della sua allergia ai temporali) finisce nel suo giardino quasi per caso, nonostante gli avvertimenti di un petulante chihuahua convinto che la casa sia stregata. I veri pericoli all'interno della magione sono, in realtà, un paffuto coniglio di nome Jack e la topolina Maggie. I due presidiano il territorio e non sono per nulla disposti a spartire l'affetto del padrone di casa con un altro cucciolo. Nonostante il loro boicottaggio, l'anziano mago accoglie Tuono nella sua strana famiglia, ma quando a causa di un brutto incidente viene ricoverato in ospedale, il nipote privo di scrupoli mette in vendita la casa contro la sua volontà. Toccherà agli animali e ai congegni animati dalla magia dell'anziano allontanare eventuali compratori sfruttando le proprie abilità e la terribile allergia al pelo di gatto che affligge il perfido nipote.


Non potendo competere con la tradizione Disney e con la profondità e l'originalità della Pixar, Ben Stassen e Jeremy Degruson puntano sul dinamismo e sulla simpatia. Stassen, pioniere del 3D, applica con cura le regole di costruzione dello spazio in profondità giocando sull'illusione ottica. Fin dalle prime concitate sequenze, le location avvolgenti in cui i personaggi si muovono attirano il pubblico in questo colorato universo. A fronte di una sceneggiatura divertente e piena di humor, ma non particolarmente originale, i co-registi belgi si concentrano sulla dimensione action. Le pause sono ridotte al minimo, la comparsa di personaggi secondari viene centellinata per non distrarre l'attenzione dal plot principale.

La storia di Tuono non si discosta molto dalle classiche pellicole edificanti per bambini che vedono protagonisti animali, ma a gettar pepe sulla vicenda ci pensa il nipote del mago, personaggio comico nella sua persistente e immotivata malvagità. Le scene del film più riuscite sono senz'altro quelle più movimentate, dove l'azione si sostituisce alla parola. Basti pensare alla lunga sequenza della corsa in bicicletta che termina con l'incidente del mago, ma anche al tentativo del nipote di demolire la casa del nonno con una gru e agli interventi disperati di Tuono e dei suoi amici pelosi e piumati per fermarlo. Sequenze corali gestite con gran senso del ritmo e con una scelta inusuale del punto di vista e delle inquadrature. In defnitiva Il castello magico compensa la mancanza di un sottotesto emotivo adulto con una cura formale che evidenzia la crescita del duo Stassen-Degruson. Il che ci fa ben sperare per il futuro dell'animazione europea.

Movieplayer.it

3.0/5