Amore e arena
Il piccolo Timo ha solo pochi anni quando vede morire sua madre durante l'eruzione di Pompei, nel 79 DC. Ormai solo al mondo accetta l'abbraccio affettuoso di Chirone, un soldato romano che lo accoglie nella propria casa e lo alleva come se fosse un figlio. Timo diventa subito amico di Lucilla, figlia del suo neo papà e con lei cresce sereno, dimenticando il dolore per la scomparsa dell'adorata mamma. Col passare del tempo quel sentimento si trasforma in amore e quando la giovane viene spedita in Grecia per frequentare una scuola prestigiosa, Timo sente crollarsi il mondo addosso. A nulla servono gli sforzi di Chirone per trasformarlo in coraggioso gladiatore. Il ragazzone non ha proprio l'indole dell'eroe e arrendevole com'è passa le sue giornate tra i soprusi dei colleghi di Accademia e la compagnia di Ciccius e Mauritius. Ma anche per lui arriva il momento della verità e quando Lucilla torna a Roma, promessa sposa del vanesio Cassio, nipote dell'imperatore Domiziano, si impone una scelta: mollare le armi ed abbandonare per sempre il sogno di impalmare l'amata o entrare in pista e diventare finalmente un uomo. Timo sceglie questa seconda ipotesi, non senza qualche piccolo aiuto. Dopo aver tentato, senza successo, la via del 'doping', rivolgendosi alle pozioni di una strega, in suo soccorso arriva un'indomita guerriera, Diana, combattente perfetta e saggia maestra. Spetta a lei il compito di prendersi cura del corpo e dell'animo di Timo e prepararlo alla grande battaglia all'ultimo sangue che si terrà al Colosseo. Sempre che l'Anfiteatro Flavio non crolli prima.
Quasi sei anni per mettere a punto un progetto a suo modo titanico, che segna una grande svolta per la Rainbow di Iginio Straffi, lo studio di animazione che ha tenuto a battesimo le Winx. Ormai lanciata nel mondo del 3D la divisione CGI della casa di produzione di Loreto mette a segno un nuovo colpo con Gladiatori di Roma, un vero e proprio kolossal che ricrea nei dettagli i fasti dell'antico Impero. Numeri imponenti quelli del film ideato e prodotto da Straffi, alle prese (per la prima volta) con una sceneggiatura più ricca e strutturata, supervisionata dal Michael Wilson di L'Era Glaciale e Shark Tale. Un contributo per nulla secondario che è servito a dare alla trama compattezza e maturità, tanto da spingerci a dire che il passo avanti rispetto alle produzioni precedenti è sicuramente nello svolgimento della storia, nella profondità del messaggio, ben interpretato da un gruppo di protagonisti sufficientemente delineati per catturare l'interesse di grandi e piccoli. Se ci si può riconoscere nell'indolenza adolescenziale di Timo, doppiato da Luca Argentero, si apprezzano con maggiore partecipazione i suoi sforzi per diventare migliore, oltrepassare i propri limiti e paure; nel suo atteggiamento rinunciatario e tendente all'autocommiserazione sono racchiusi dei pensieri nefasti sulle propria incapacità di riuscire. A smontare questa impalcatura ci pensa Diana, la cui voce è quella di Belen Rodriguez, grintosa amazzone, forse una dea, che frustra il ragazzo, sottoponendolo ad un allenamento intensivo degno di Rocky. Un rapporto, il loro, che si basa su un meccanismo non nuovo (come dimenticare il Po di Kung Fu Panda?), ma che riserva qualche piccola sorpresa. Stupisce, ad esempio, che sia proprio una donna la grande ispirazione di Timo e che sia per l'amore di una donna, la dolce Lucilla doppiata da Laura Chiatti, che scatti il bisogno di rinnovamento. Si tratta di una dinamica narrativa più 'adulta' che di certo porta il film ad un livello superiore, grazie appunto a due figure femminili rivoluzionarie, soprattutto se paragonate all'inettitudine dell'eroe. Studiosa di filosofia e ben conscia che nel mondo non esistano solo i muscoli Lucilla, grintosa ma savia combattente Diana; entrambe rappresentano qualcosa di nuovo ed ognuna saprà regalare un po' del proprio 'spirito' al povero Timo. Apprezzabile anche la varietà dei toni del racconto. La partenza del film, con la morte della madre del protagonista, risulta di grande impatto drammatico, un sensazione che aumenta anche grazie al buon uso del 3D, soprattutto nella sequenza dell'eruzione del Vulcano. Poi si passa alla commedia più scanzonata, con gag fisiche a ripetizione che sono un buon contraltare alla forte morale che sottende tutta la pellicola, ossia che bisogna credere nelle proprie possibilità, e non averne timore. In un lavoro del genere che dunque mira a raggiungere un pubblico molto eterogeneo, l'unico appunto che può essere mosso è in una certa rigidità nel tratto del disegno, nei lineamenti eccessivamente marcati dei protagonisti, una durezza che mal si sposa con la bellezza dei paesaggi. E ci si chiede anche come i bambini possano cogliere alcuni riferimenti particolari del film, dalle pillole blu di cui parla la strega (reduce da una focosa relazione chissà come alimentata), alle citazioni degli eroi dei comics come Batman, ma è un rischio (forse troppo alto) che Straffi in prima persona ha deciso di correre per rendere la pellicola più appetibile, in vista di una futura distribuzione internazionale, con particolare riferimento al mercato americano. E lì i colossi con cui confrontarsi non mancano di certo.
Movieplayer.it
3.0/5