Genio e sregolatezza: il binomio canonico, un archetipo ormai quasi di drastica banalità, quando si fa riferimento al genere biografico nella sua declinazione relativa alla vita e alla carriera di una star dello show business. Dal modello paradigmatico (e tuttora sfruttatissimo) di È nata una stella, nelle sue molteplici versioni, passando per una rock-star sui generis, ovvero il Wolfgang Amadeus Mozart protagonista dello straordinario capolavoro di Milos Forman Amadeus, per arrivare agli esempi più celebri di biopic musicali dello scorso decennio, ovvero il Ray Charles di Ray, con un Jamie Foxx da Oscar, e il Johnny Cash impersonato da Joaquin Phoenix in Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line.
E nel medesimo filone dei succitati Ray e Walk the Line, a partire dal periodo storico di riferimento (ancora la musica leggera americana a cavallo fra gli anni Cinquanta e Settanta), si può collocare anche Get On Up, ritratto della vita e dei cimenti discografici di un'altra icona che, in termini di genio e sregolatezza, non poteva non attirare l'interesse dei produttori hollywoodiani (incluso un certo Mick Jagger, che ha contribuito a finanziare la pellicola): James Brown, il "padrino del soul", scomparso nel Natale 2006 a 73 anni d'età.
Il padrino del soul
A partire dal titolo, che allude a uno dei brani più giustamente noti del vasto repertorio di Brown, Get Up (I Feel Like Being a) Sex Machine, capolavoro funk datato 1970 (ed al quale resero omaggio perfino i Led Zeppelin), Get On Up punta a celebrare l'incredibile eredità musicale di un artista che ha rinnovato in profondità la musica soul e rhythm and blues della sua epoca, con occasionali - e fortunate - incursioni nel gospel e nella disco, e caratterizzato da un timbro vocale e da doti canore che hanno reso la sua voce ruggente a dir poco inconfondibile per più di una generazione. Al timone del progetto, sulla base di una sceneggiatura di Jez Butterworth e John-Henry Butterworth, è Tate Taylor, regista al suo terzo lungometraggio, artefice dell'enorme successo di critica e di pubblico di The Help (autentico fenomeno dell'estate 2011 negli Stati Uniti, dove ha riportato incassi record). Ma ovviamente, come si conviene ad un prodotto di questo tipo, la maggiore responsabilità poggia sulle spalle dell'interprete principale: e in Get On Up, a prestare il volto (ma non la voce, salvo brevi eccezioni) al leggendario James Brown, è Chadwick Boseman, attore con un curriculum prevalentemente televisivo (è uno dei comprimari della serie Persone sconosciute), a breve nel ruolo di Pantera Nera nei prossimi cinecomic di casa Marvel.
Una scommessa vinta, dal momento che Boseman sfodera l'intensità e il carisma necessari a sostenere un ruolo a tal punto impegnativo - anche fisicamente: si pensi alle proverbiali movenze di Brown, vero "animale da palcoscenico". Al fianco di Boseman si distingue Nelsan Ellis nella parte del cantante Bobby Bird, amico e collega di James Brown fin dai tempi del loro primo gruppo, i Famous Flames, mentre Dan Aykroyd impersona il discografico Ben Bart. Tate Taylor recupera inoltre alcune delle attrici di The Help: Octavia Spencer, Allison Janney (alla quale è affidato un fugace cameo) e soprattutto Viola Davis, invecchiata dal make-up per calarsi nel breve ruolo di Susie, la madre di James Brown, in un doloroso richiamo alla sua difficile infanzia fra il South Carolina e la Georgia.
Black and proud
Ma al di là dell'apporto del cast e del valore della confezione tecnica, Get On Up segue in maniera pedissequa tutte le convenzioni dei biopic hollywoodiani sulle star della musica, fra trionfi professionali e tormenti personali, momenti di crisi e volontà di redezione, senza tentare di discostarsi dalla formula già sperimentata in moltissimi altri casi. Dunque a variare, rispetto a quanto già visto in Ray, in Walk the Line e in dozzine di film analoghi, sono essenzialmente le canzoni: seguendo un andamento cronologico piuttosto lineare, salvo l'inserimento di qualche flashback (o flashforward), Gen On Up ne approfitta per ripercorrere le tappe salienti dell'itinerario artistico di James Brown, incluso uno dei suoi cavalli di battaglia, Please, Please, Please del 1956, passando per pezzi storici quali Sex Machine, Say It Loud - I'm Black and I'm Proud, It's a Man's Man's Man's World - manca invece I Got You (I Feel Good) - fino a una commossa performance di Try Me (I Need You) a suggellare l'epilogo. Per il resto, il film di Taylor pone in evidenza gli atteggiamenti iracondi e dispotici di Brown, mentre viene dedicato solo un rapido accenno alle sue violenze domestiche; azzecca alcuni momenti di grande forza emotiva, come il concerto subito dopo l'assassinio di Martin Luther King, ma li diluisce in una durata fin troppo prolungata (ben 139 minuti), senza mai sfoderare quella forza tragica e dirompente che avrebbe permesso al racconto di spiccare davvero il volo.
Conclusioni
Appassionato omaggio a uno dei pionieri della musica black dello scorso secolo, in grado di proporre un significativo viaggio fra le sue canzoni più famose, Get On Up aderisce in tutto e per tutto ai classici biopic sui divi del rock e dell'r&b, evitando di approfondire gli aspetti più sgradevoli e controversi del personaggio in questione per puntare piuttosto in direzione di una facile agiografia corredata da qualche 'spigolosità'. Il risultato è un film apprezzabile e di solida fattura, efficacemente sorretto dalla prova del protagonista Chadwick Boseman, ma che non aggiunge pressoché nulla di nuovo al proprio filone di appartenenza.
Movieplayer.it
3.0/5