Recensione Doraemon (2014)

Il regista Ryuichi Yagi riesce ad evitare qualsiasi accento morale e didattico, rendendo il tutto non solamente ironico ma anche capace di conquistare l'attenzione di una fascia adulta.

Se nel cielo ci sono un numero infinito di stelle, quante possibilità ha un bambino di cambiare coscientemente il proprio futuro è diventare artefice e costruttore della propria vita? Secondo i consigli e le convinzioni di Doraemon, praticamente innumerevoli. Tanta saggezza e spirito d'indipendenza, però, arriva da un gatto robot mandato dal futuro per aiutare Nobita, un ragazzino di dieci anni afflitto da pigrizia e da un irreversibile senso di sconfitta. Per evitare che si trasformi in un vero e proprio perdente cronico, imponendo a se stesso e a quelli che saranno suoi pronipoti un futuro di stenti e sconfitte, Doraemon prova a svolgere la complicata funzione di fratello maggiore aiutandolo con ogni mezzo a sua disposizione.

Per questo motivo inizia a fare sfoggio di magici e incredibili gadget, chiamati chiusky, con cui sostenerlo nel confronto quotidiano con i bulli Gian e Suneo, o nella conquista del cuore dell'amata Shizuka. Nonostante questi trucchi futuristici, tra cui un mantello della invisibilità ed una coperta con cui mandare avanti e indietro il tempo, Doraemon sa perfettamente che il suo giovane amico ha bisogno di un unico e solo potere da rintracciare da solo e nel profondo del suo cuore, ossia la fiducia in se stesso. Perché solo attraverso la consapevolezza della propria natura si può trovare il coraggio di realizzare anche il più temerario dei sogni, senza aspettarsi alcun intervento dalla natura eccezionale.

Doraemon Story

Doraemon: il gatto robot in una scena del film d'animazione
Doraemon: il gatto robot in una scena del film d'animazione

Doraemon ha ottant'anni ma se li porta magnificamente. E non potrebbe essere diversamente visto la natura magica e speciale con cui ha conquistato più generazioni di ragazzi. La sua prima apparizione risale al 1969 grazie alla penna e alla fantasia di Fujiko F. Fujio. Il manga conquista immediatamente attenzione e apprezzamenti tanto che da quel momento, fino al 1996 anno della scomparsa del suo creatore, vive in più di 1.300 storie. Ma ad un gatto robot questo non può certo bastare. È così che nel suo curriculum può vantare anche serie animate, videogiochi e gadget, per terminare ora con l'ambizioso battesimo del grande schermo.

Doraemon: Nobita e Doraemon in una scena del film d'animazione
Doraemon: Nobita e Doraemon in una scena del film d'animazione

Un nuovo potere straordinario, questo, attribuito al protagonista grazie all'utilizzo della CG è un attento lavoro di sovrapposizione tra suono ed immagine. Così, per gli ex ragazzi degli Settanta, abituati all'immagine ovviamente piatta della serie tv, sarà una sorpresa positiva riuscire a sentire la fisicità tridimensionale di questo eroe, che allo stesso tempo vive nell'ampiezza di uno spazio concreto. In questo modo, Ad uscire praticamente fuori dallo schermo, nonostante la visione in 2D, è soprattutto la rotondità dell'eroe che, insieme ad una sensazione tattile molto forte, costituiscono una fisicità sempre tangibile. Come fosse possibile toccarlo e conoscerne la consistenza semplicemente allungando la mano. In questo caso, quindi, possiamo affermare senza alcun dubbio, che la computer grafica è riuscita a dare forma alla sua personale magia, mettendo la tecnica ed i suoi segreti al servizio della caratterizzazione di un personaggio e del suo mondo, esteriore ed interiore.

Dell'amore, dell'amicizia e del diventare consapevoli

Una scena tratta dal film animato Doraemon
Una scena tratta dal film animato Doraemon

Solitamente la morale è un elemento fondamentale e irrinunciabile all'interno di un prodotto di animazione. Ne abbiamo parlato più volte, soprattutto in relazione a racconti rivolti al pubblico dei più giovani. Anche il regista Ryuichi Yagi, dunque, non si allontana da questa regola aurea ma riesce ad evitare qualsiasi accento morale e didattico, rendendo il tutto non solamente ironico ma anche capace di conquistare l'attenzione di una fascia adulta. A rendere l'impresa realizzabile è soprattutto una tematica centrale dalla forza universale, visto che l'insicurezza, la sfiducia in se stessi e la convinzione di non essere in grado di mutare il proprio percorso accompagna sia l'età infantile che quella adulta. Per questo motivo l'intera vicenda, che torna al punto di partenza prendendo spunto dal primo episodio originale di quello che una volta chiamavamo cartone animato, viene costruita non solamente intorno alla possibilità di gestire il proprio futuro ma, soprattutto, di farlo senza contare su alcun intervento esterno. Perché se nella vita è importante seguire l'insegnamento dei maestri e far conto sul sostegno degli affetti, è altrettanto fondamentale liberarsi di loro per affermare una libertà che ha il significato di indipendenza e auto affermazione. Questo non vuol dire che sia semplice o rassicurante "andare alla guerra" da soli, ma è essenziale comprendere che alcune battaglie debbono essere combattute autonomamente. E questo conviene ricordarlo a qualsiasi età.

Una scena tratta dal film animato Doraemon
Una scena tratta dal film animato Doraemon

Conclusione

Con la sua rotondità gioviale e ironica, Doraemon ci ricorda che l'unica, vera e inesauribile forza la possiamo trovare solo in noi stessi.

Movieplayer.it

3.5/5