Ci sono film che hanno un potere particolare: quello di farci riconciliare con la nostra vita. Entriamo in sala con un umore e usciamo con un umore diverso, e con la grinta e l'ottimismo che in genere si rispolverano dopo i viaggi; non tutti, solo quelli che in qualche modo ci hanno fatto crescere. Nick Hornby in Alta fedeltà diceva, per bocca del suo protagonista, una meravigliosa verità sulle proprietà lenitive della musica: che ti riporta indietro nello stesso momento in cui ti porta avanti, instillando, contemporaneamente, nostalgia e speranza. E Sing Street è intriso dalla prima all'ultima scena di nostalgia e speranza, e contiene tantissima musica; per l'esattezza, ruota attorno alla musica e alla sua capacità di ridimensionare, illuminare, mostrarci alternative a cui non avevamo pensato. È proprio quello che fa col protagonista.
Leggi anche: Cinema e canzoni, quando la star si dà alla musica
Adolescenza inquieta
Fin dalla prima scena, Conor traspone in una canzone le discussioni fra i genitori che sente di là in salotto: come molti adolescenti sognatori e un po' introversi, vive la sua stanza come una fortezza in cui il dolore non può accedere; al massimo, può trasformarsi in musica. Siamo a metà degli anni Ottanta, a Dublino: si avverte tutta la stanchezza per una crisi economica che fa accarezzare a molti l'idea di trasferirsi a Londra, ma si respira anche la spensieratezza di un decennio in cui ci si può ritrovare tutti insieme davanti alla tv la sera per commentare i Duran Duran, i loro video e il fatto che forse diventeranno famosi, ma che ‒ una cosa è certa ‒ John Taylor è un bassista eccellente. Le previsioni del fratello maggiore Brendan vengono custodite con rispetto da Conor, che saprà astutamente come volgerle in giudizi originali da esperto musicologo. Nel frattempo l'irruenza e la carica vitale di Brendan rappresentano per Conor un'ispirazione costante, e il commovente rapporto tra i due fratelli ‒ fatto di sostegno, un po' d'invidia sottaciuta e una fortissima ammirazione reciproca ‒ si rivelerà uno dei leitmotiv del film. I consigli di Brendan sono indispensabili quando, per conquistare una ragazza e farla recitare nei video della sua band, Conor decide che per prima cosa deve formare una band.
Reinventarsi
Se si è timidi e ci si trasferisce in una scuola statale perché la vecchia costa troppo, è facile che si diventi fin dal primo giorno il bersaglio prediletto dei bulli. In Sing Street i bulli sono soprattutto due: il compagno Barry, che in bagno ordina a Conor di ballare coi pantaloni calati, e il preside Baxter, che nonostante il collarino bianco da devoto del Signore costringe Conor a camminare scalzo, dal momento che l'alunno non può permettersi le scarpe nere che l'uniforme scolastica impone. Visto che dietro ogni evento va sempre scovato il lato positivo ‒ e questo film c'incoraggia perennemente a farlo ‒ se dalle scarpe sbagliate nascerà una canzone, dalle prepotenze di Barry nasce l'empatico incontro con Darren, un coetaneo gracile e lentigginoso che si autodefinisce "manager" e che consegna a Conor il suo biglietto da visita, scritto a penna. Il numero di telefono non c'è perché lui un telefono non ce l'ha, ma per chiamarlo basta gridare.
L'improbabile formazione dei Sing Street
In un circolo virtuoso ormai inarrestabile, dall'incontro con Darren nasce quello fra Conor e Eamon, un altro adolescente disadattato che sa suonare praticamente ogni strumento e che, fra un'interferenza e l'altra della madre chioccia, s'informa con composta severità sul genere di musica che Conor vorrebbe suonare. E così avviene la genesi dei Sing Street, che riprendono il nome della loro scuola, Synge Street, ma lo adattano ai loro desideri, insegnandoci come anche nelle minuzie si possa ribaltare il significato di qualcosa e vederlo sotto una luce originale e positiva. Da allora Eamon sarà sempre lieto di aprire a Conor la porta della sua stanza, quella che è la sua fortezza, per comporre insieme l'ennesimo pezzo in cui rifugiarsi e poter alimentare l'ottimismo di cui dovranno fare scorta costantemente. Un ragazzino di colore, che a detta del "manager" può sempre tornare utile, e altri due adolescenti spaesati costituiscono la formazione definitiva dei Sing Street; e dal primo video in cui ognuno contribuisce come può ai costumi del gruppo, producendo un'accozzaglia kitsch che sembra parodiare i Village People, i Sing Street via via crescono, individualmente e come band. Fra cover e coinvolgenti pezzi originali (perché Brendan insegna che "il rock'n'roll è saper rischiare"), Conor prima prende in prestito la sicurezza e il look di altri cantanti (da Simon Le Bon a Robert Smith), sfidando con i capelli tinti e gli occhi truccati il preside e le sue uniformi grigie e tristi; e a poco a poco acquisisce una propria identità, anche grazie al rapporto con la giovane che sceglie fin dal principio come sua musa.
Raphina e il suo personaggio "felicetriste"
L'appellativo di "felicetriste" viene coniato per i Cure, che hanno trovato l'ingrediente ibrido perfetto per risultare affascinanti (e da lì il look dark scelto da Conor). Ma ancor di più si adatta a Raphina, la ragazza di un anno più grande dai penetranti occhi azzurri, malinconici e luminosi allo stesso tempo, che Conor vede sempre da sola sugli scalini, ad aspettare qualche evento che a lei per prima sembra sfuggire. Da quando Conor trova il coraggio di avvicinarla, Raphina sembra sedotta e intenerita da quell'intraprendenza un po' naïve; forse per questo aderisce subito al progetto musicale, in qualità di attrice dei loro video: lancia proposte e idee originali, e accoglie i complimenti altrui senza imbarazzo né falsa modestia. Accetta la gentile corte di Conor, commosso dalla sua bellezza, eppure sembra sempre voler evadere e costruirsi nuovi miraggi, che descrive a Conor con espressione sognante, inframezzandoli con confidenze più cupe, come solo un'adolescente autenticamente "felicetriste" sa fare.
John Carney e la sua poetica dell'ottimismo
I personaggi di John Carney sono tutti accomunati dalla passione divorante per la musica e dal saper attingere da essa la magia e la positività che non li rendono succubi, ma protagonisti. Era così per il musicista squattrinato e per la ragazza madre di Once, nonché per la cantautrice tradita e per il produttore discografico alcolista di Tutto può cambiare. Figure che celano ferite da rimarginare e che, insieme, trovano la cura necessaria nella musica: non solo balsamo, ma anche lente che fornisce la chiave di volta, le risposte con cui reindirizzare la propria esistenza. Perché, citando il personaggio interpretato da Mark Ruffalo in Tutto può cambiare, mentre osserva con Greta il suggestivo viavai notturno che si srotola davanti ai loro occhi, la musica ha il potere di "donare significato a tutte le cose". Permette a Conor di profilare un presente diverso, mentre sul palco s'identifica con Marty McFly immaginando tutte le figure della propria vita unite e riappacificate dal ballo. E indica a Conor e a Raphina soluzioni coraggiose, realizzabili nelle fantasticherie e tutto sommato anche nella realtà: perché non solo il rock'n'roll, ma anche la vita vuol dire "saper rischiare", e perché ‒ come dice Raphina ‒ "non si lasciano mai le cose a metà".
Leggi anche: La nostra recensione di Tutto può cambiare
Movieplayer.it
4.0/5