Il sesso tra diversamente abili è uno dei tabù della nostra epoca. Non se ne parla e non lo si affronta. Troppo scomodo e imbarazzante. Si tace l'argomento come a voler veicolare il messaggio secondo cui ciò che non si vede non esiste. Se poi esiste sarà un problema delle famiglie dei malati, lasciate spesso sole con i propri drammi. Nel civilissimo Canada la situazione è un po' diversa. Arriva dal Quebec Gabrielle - Un amore fuori dal coro dal coro di Louise Archambault, pellicola che racconta l'amore tra due giovani disabili con linguaggio semplice e immediato.
Negli ultimi anni il cinema francocanadese ha dimostrato di essere una delle realtà più vivaci ed eclettiche del panorama mondiale. A fianco di autori blasonati come l'enfant prodige Xavier Dolan, il raffinato Denis Côté, l'intenso Denis Villeneuve e il coraggioso Jean-Marc Vallée si è sviluppato un sottobosco di prodotti meno ambiziosi e blasonati. Cinema "medio", potremmo definirlo, privo delle velleità artistiche e dei mezzi degli autori sopracitati, ma in grado di descrivere la realtà senza rinunciare a quel pizzico di originalità che connota il cinema quebecchese. In questa terra di mezzo si colloca anche l'opera seconda di Louise Archambault, lavoro a cavallo tra documentario e film vérité che racconta le difficoltà del quotidiano dal punto di vista di una ragazza vivace e piena di vita, piena di interessi e dotata di talento canoro, affetta dalla Sindrome di Williams.
Cammino da sola
La regista sposa il punto di vista di Gabrielle nel mostrare il tentativo di una giovane donna di affrancarsi dal controllo e dalle attenzioni, anche se affettuose, della famiglia e degli assistenti sociali per vivere la passione con un coetaneo che condivide le sue stesse problematiche. L'ottica è radicalmente diversa da quella con cui di solito vengono affrontati temi come la malattia e la diversità. Curioso che il film sia stato prodotto quasi in contemporanea all'italiano The Special Need di Carlo Zoratti, segno di una crescente sensibilità nei confronti di questi temi. Gabrielle - Un amore fuori dal coro non ha interesse a descrivere le difficoltà della protagonista, ma si focalizza sui suoi tentativi di superare il gap che la distingue dai cosiddetti "normali" per vivere la propria esistenza liberamente. Da questo punto di vista un sentimento come quello che nasce tra lei e il compagno di coro Martin, ai suoi occhi, non differisce da qualsiasi altra relazione tra due giovani attratti l'uno dall'altra che provano il desiderio di vivere la passione dando sfogo alle proprie pulsioni. Nei toccanti colloqui con la sorella, il membro della famiglia a lei più vicino, Gabrielle confessa più volte di non capire il motivo per cui le viene impedito di stare con Martin. Dopo essere stati scoperti e separati mentre si scambiavano effusioni, in Gabrielle scatta un meccanismo che la spinge addirittura a provare a rendersi autonoma, a lasciare la casa famiglia in cui vive per prendere un appartamento per sé e poter stare liberamente con il ragazzo da cui è attratta. La stessa sorella è divisa tra l'affetto per Gabrielle e la voglia di raggiungere il fidanzato in India che la spinge a voler abbandonare il Canada. Queste difficoltà vengono affrontate in un'ottica pratica, senza pietismi. Anche se l'atteggiamento dei genitori, specialmente di quelli di Martin, è severo e timoroso, manca del tutto l'ipocrisia.Cantare per essere liberi
Lo stile registico di Louise Archambault è delicato, ma diretto. Nel mettere in scena il gruppo di disabili che va ad animare il vivace coro di cui fanno parte Gabrielle e Martin, la cineasta non fa sconti mostrando gli alti e bassi a cui sono sottoposti questi giovani affetti da varie problematiche e i loro fallimenti. La stessa Gabrielle, dopo aver tentato di dimostrare di potercela fare da sola, è costretta a fare i conti con la propria incapacità di essere indipendente. Questo passaggio, uno dei più drammatici, viene descritto in modo asciutto e diretto. Là dove avrebbe potuto speculare sul sentimento, la Archambault evita i toni emotivamente ricattatori. Nel mostrare il fallimento di Gabrielle, la pellicola mantiene un andamento neutro, a tratti perfino distaccato, conservando le emozioni ed un pizzico di ingenuo ottimismo per il gran finale, durante il concerto del coro a cui partecipa una guest star, il celebre cantante quebecchese Robert Charlebois. Da sottolineare la notevole sensibilità dimostrata da Louise Archambault nella scelta e nella direzione degli attori che privilegia la naturalezza da parte della sua protagonista, l'attrice e cantante Gabrielle Marion-Rivard, giustamente premiata per la sua perfomance, e del compagno di set Alexandre Landry.Conclusione
Arriva dal Quebec una pellicola in grado di raccontare la disabilità, la malattia e la voglia di essere come tutti gli altri con stile semplice e diretto, senza falsi moralismi, ma con un pizzico di ingenuo ottimismo.
Movieplayer.it
3.0/5