Recensione Cristiada (2012)

Le fasi salienti della Guerra Cristera, combattuta in Messico fra il 1926 e il 1929 per rivendicare la libertà di culto, sono ricostruite nel kolossal storico diretto dall'esordiente Dean Wright e interpretato da Andy Garcia, Oscar Isaac, Eva Longoria e Peter O'Toole.

La Guerra Cristera, conosciuta anche con il nome di Cristiada, è stata un devastante conflitto che, nell'arco di tre anni, ha visto scontrarsi il Governo guidato dal Presidente Plutarco Elías Calles e una larga parte della popolazione messicana, i cosiddetti Cristeros, impegnati in una rivolta allo scopo di riconquistare il diritto alla professione del culto cattolico, proibito dalla Legge Calles nel 1926.

Una guerra civile dall'impatto sanguinoso, che è costata al Messico circa ottantamila vittime e che si sarebbe protratta anche dopo gli accordi del 1929, con successivi episodi di violenza e di ribellione. Una pagina di tragica importanza per la storia messicana, che nel 2012 è stata rappresentata al cinema con il film Cristiada (titolo internazionale: For Greater Glory), girato nell'arco di tre mesi nell'estate del 2010, con un budget di dodici milioni di dollari e una post-produzione che si è prolungata per un anno e mezzo.

Kolossal storico in formato da esportazione

Andy Garcia in una scena di Cristiada
Andy Garcia in una scena di Cristiada

Un progetto ambizioso, quello di Cristiada: sia per l'ingente sforzo in termini di realizzazione, sia per la difficoltà nel coniugare la cronaca storica con la parabola umana dei vari personaggi, oltre all'opportunità di innescare inevitabili parallelismi fra la repressione anti-cattolica nel Messico degli anni Venti e gli innumerevoli massacri che ancora oggi, nei più lontani angoli del mondo, chiamano in causa la fede religiosa. Dal punto di vista storico, la sceneggiatura di Michael Love prende spunto da un libro dello studioso Jean Meyer, The Cristero Rebellion, mentre la regia è affidata all'esordiente Dean Wright, direttore degli effetti speciali de Le cronache di Narnia: il Leone, la Strega e l'Armadio, nonché supervisore per la trilogia de Il signore degli anelli: presumibilmente, nell'intento di conferire un afflato epico quanto più possibile ampio ed un alto tasso di spettacolarità della messa in scena, che si sviluppa nell'arco di quasi due ore e mezza facendo convergere progressivamente le storyline legate ai diversi protagonisti. Protagonisti che, per conferire un maggiore appeal internazionale al prodotto, hanno i volti di attori più e meno noti del panorama hollywoodiano: da una "vecchia gloria" dalla popolarità un po' appannata come Andy Garcia al divo emergente Oscar Isaac (prima della sua consacrazione con A proposito di Davis), oltre alla star della TV Eva Longoria e, nel breve ma significativo ruolo dell'anziano padre Christopher, un attore leggendario quale Peter O'Toole, in una delle sue ultime apparizioni sullo schermo.

Una cronistoria di sterile didascalismo

For Greater Glory: Santiago Cabrera in una scena
For Greater Glory: Santiago Cabrera in una scena

Prescindendo dall'apporto del cast, tuttavia, un genere come il dramma storico, specialmente se incentrato su un confronto paradigmatico (la repressione operata da un Governo dittatoriale e la rivendicazione di una primaria libertà dell'individuo), può essere affrontato secondo due approcci radicalmente differenti. Il primo consiste nel tentativo di utilizzare la Storia come veicolo di riflessione sul passato e sul presente, problematizzando gli eventi alla base della trama con una consapevolezza - culturale ma al contempo artistica - volta a creare una pluralità di livelli di lettura, sfidando magari lo spettatore a porsi degli interrogativi.

Il secondo tipo di approccio, al contrario, rinuncia a qualunque elemento di complessità (o di ambiguità) per rifugiarsi in uno sterile didascalismo da lezione scolastica, e arriva ad appiattire perfino la Storia pur di piegarla al servizio di un pathos ricercato a tutti i costi, spesso e volentieri ricorrendo a metodi forzati e ricattatori. E Cristiada è un film che, purtroppo, appartiene in tutto e per tutto alla seconda categoria: a livello di stile e di impostazione drammaturgica vorrebbe rifarsi all'esempio dei kolossal degli anni Cinquanta e Sessanta, ma risulta assai più prossimo ad un mediocre feuilleton televisivo (e ci riferiamo alla "brutta televisione"), mentre sul piano dei contenuti si adagia su un manicheismo da vecchia scuola che non serve neppure - come da intenzioni - a rendere adeguato omaggio alla causa dei Cristeros.

I protagonisti: funzioni narrative senza spessore

For Greater Glory: Eva Longoria è Tulita
For Greater Glory: Eva Longoria è Tulita

Difatti non bastano le frequentissime scene di battaglia, né tantomeno l'accumulo parossistico di momenti patetici e di scene madri, per rievocare lo spirito e l'intensità emotiva che caratterizzavano i grandi affreschi epici: di questi illustri modelli, Dean Wright e Michael Love recuperano soltanto la dimensione più esteriore ed effimera, mentre Cristiada rivela fin da subito una drastica inconsistenza nel disegno dei protagonisti. A partire dal benevolo parroco di Peter O'Toole, passando per il giovanissimo e coraggioso chierico José Luis Sanchez (Mauricio Kuri), quelli del film non sono degli autentici personaggi, quanto piuttosto delle mere funzioni narrative, costruite a tavolino secondo i più classici stereotipi del caso e per nulla credibili nelle loro presunte 'evoluzioni'; inclusa quella dell'eroe di turno, il Generale Enrique Gorostieta (Andy Garcia), ateo che aderisce alla causa dei Cristeros per denaro ma, prima della fine del film, si scoprirà all'improvviso fervente cattolico, con tanto di discorsi altisonanti alle truppe che suonano come le parodie involontarie di quelli di Aragorn ne Il ritorno del re. Mentre resta ben poco da dire e da fare alle due interpreti femminili, Eva Longoria e Catalina Sandino Moreno, confinate in ruoli puramente decorativi e del tutto privi di spessore.

Eva Longoria con Andy Garcia in Cristiada
Eva Longoria con Andy Garcia in Cristiada

Conclusioni

Opera caratterizzata da un'enfasi esasperata ed irritante, nonché da un'irrimediabile superficialità tanto nello sviluppo della trama quanto nella raffigurazione dei personaggi, Cristiada è un kolossal storico intrappolato in un disarmante anacronismo, che sconta le banalità e i limiti di un cinema vecchio e stantio, incapace di parlare al presente, così come di restituire la dimensione epica del racconto. Un tonfo - artistico e commerciale - fragoroso quanto meritato.

Movieplayer.it

1.5/5