Recensione Amoreodio (2014)

L'esordiente Cristian Scardigno, pur con qualche riuscita velleità stilistica, rilegge il delitto di Novi Ligure in modo vacuo e pedissequo, incerto nella direzione degli attori e indeciso soprattutto nel taglio narrativo da dare alla vicenda.

È innegabile che una narrazione popolare in grado di rileggere e di riflettere sulle grandi storie - grandi anche per meschinità o per orrore - di un paese sia importante e necessaria, come per una sorta di racconto collettivo con cui confrontarsi e in cui specchiarsi, in modo tale da tenere sempre vivo il ricordo del passato, lontano o vicino che sia. Ma questa 'necessità' rischia troppo spesso - in particolare nel nostro paese - di diventare una sorta di coperta attraverso cui nascondere e velare i difetti di un'opera, con la giustificazione per l'appunto che ogni volta è il tema stesso a tenere in piedi il tutto.

Ecco che allora bisogna riconoscere che Amoreodio, sin troppo pedissequamente ispirato al caso di cronaca nera risalente al 2001 e noto come il delitto di Novi Ligure, finisca per cercare nell'autenticazione del 'fatto reale' la leva con cui provare a sostenere un'opera al contrario piena di incertezze.

Sociologia portami via

Amoreodio: Francesca Ferrazzo con Michele Degirolamo in una scena del film
Amoreodio: Francesca Ferrazzo con Michele Degirolamo in una scena del film

L'esordiente al lungometraggio Cristian Scardigno mette al centro della scena una coppia di adolescenti che è palesemente il calco della coppia composta da Erika e Omar, protagonisti per l'appunto il 21 febbraio del 2001 dell'omicidio della madre e del fratello di lei. Persino alcune battute dei due ragazzi, così come riportate nei verbali, vengono fatte recitare ai due attori protagonisti, con lo scopo evidentemente di mostrarsi rispettosi nei confronti della realtà dei fatti. Allo stesso tempo, però, Scardigno aggiunge di suo un'ambizione sociologica che falsa necessariamente l'insieme; non altrimenti può essere visto e letto il percorso verso l'abisso dei due, che viene meccanicamente raccontato attraverso alcune bravate: l'acquisto di un coltello, l'incidere i propri nomi su una porta, il gettare sassi da un cavalcavia, l'ubriacarsi, il fumarsi una canna e così via. Come se per l'appunto vi fosse una sorta di ascendenza - o di discendenza, e comunque un filo logico - che da una piccola marachella possa portare direttamente all'omicidio.

Tra il prima e il dopo

Michele Degirolamo in una scena di Amoreodio
Michele Degirolamo in una scena di Amoreodio

Se dal punto di vista morale, Scardigno con Amoreodio prova dunque a trovare sostegno nella sociologia e cerca comunque in qualche modo di giocare sull'assenza di vita e di vitalità sia della novella Lady Macbeth che dei suoi familiari, dal punto di vista narrativo non opera alcuna scelta e spezza in maniera grossolana il film a metà, tra il prima e il dopo l'omicidio. In effetti, forse, se l'intento fosse stato davvero quello di concentrarsi sulla psicologia malata dei due protagonisti, Scardigno probabilmente avrebbe dovuto concentrarsi sui preparativi del delitto - e sulla nascita dell'istinto di uccidere, tema su cui ad esempio Claude Chabrol ha costruito buona parte della sua filmografia - o, al contrario, sui postumi del duplice assassinio, svelando in questo modo debolezze e meschinità caratteriali dei due. Volendo invece lasciare alla vicenda tutto il suo decorso - così come ci è stata raccontata dalle cronache - Scardigno costruisce una griglia troppo rigida (premesse, omicidio, contraddizioni dei due ragazzi di fronte ai carabinieri) che non sottolinea con particolare attenzione e profondità nessuno dei tre momenti e nulla aggiunge rispetto a quello che già si sapeva.

Elephant è lontano

Amoreodio: Francesca Ferrazzo in una scena del film
Amoreodio: Francesca Ferrazzo in una scena del film

Nonostante questo, Amoreodio ha una certa velleità stilistica, soprattutto grazie a una messinscena gelida e glaciale, che a tratti riesce a restituire un'atmosfera allucinata, soprattutto grazie ad alcune ambientazioni dolorosamente desertificate (stazioni abbandonate, ville in rovina, ecc.). Vien facile da dire che queste ambientazioni valgono da corrispettivo emotivo dell'animo vuoto dei due protagonisti, ma forse è più esatto aggiungere che questa waste land è il vero retroterra che giace tra le fondamenta dei villini in cui risiedono le famiglie dei protagonisti. Scardigno però sembra voler puntare persino più in alto, tanto che la sua ambizione lo porta a snocciolare una serie di rallenty insistiti, con la camera posta alle spalle dei protagonisti, con cui pare voler fare il verso a Elephant di Gus Van Sant. Ma se il massacro di Columbine veniva trasfigurato e quasi 'posticipato' all'infinito, attraverso la maestria registica del cineasta americano, per una sorta di protrarsi estenuato della suspense, Scardigno prende solo la parvenza di quella modalità stilistica senza riuscire a collegarla a una precisa chiave di lettura.

Conclusione

Amoreodio è un film che, rileggendo il delitto di Novi Ligure e raccontandolo attraverso gli occhi allucinati e vuoti dei due adolescenti autori dell'omicidio, vi costruisce attorno una sociologia un po' semplicistica e non riesce a staccarsi dal semplice dato di cronaca.

Movieplayer.it

1.5/5