Ancora nelle sale, The Substance ha scioccato il pubblico con un racconto sull'apparenza e sul mito dell'eterna giovinezza. Una satira feroce contro le logiche dello star system che si trasforma progressivamente in un body-horror memore dei grandi classici, facendosi al contempo ripugnante e affascinante e trovando in Demi Moore e Margaret Qualley le sue magnifiche protagoniste, le due facce della stessa medaglia.
La sceneggiatura, firmata dalla stessa regista Coralie Fargeat, aveva già ottenuto il plauso della critica vincendo l'ambito premio nella relativa categoria allo scorso Festival del Cinema di Cannes e i successi del film sono sicuramente destinati a non finire qui. Ma dove si celano le basi di The Substance? Scopritelo insieme a noi in questo articolo dove vi accompagniamo alla scoperta di un cortometraggio realizzato dalla cineasta nel "lontano" 2014, dal titolo Reality+, contenente già molte delle dinamiche alla base poi espanse nel recente instant cult.
Reality+: l'apparenza inganna
La storia è ambientata in un prossimo futuro dove la tecnologia ha fatto passi da gigante e vede per protagonista l'impacciato Vincent Dangeville, il classico "uomo comune". Un po' di pancetta e un aspetto lontano da quello di un fotomodello lo rendono insicuro nel rapportarsi con l'altro sesso, in particolare con la altrettanto timida vicina di casa, e proprio per questo il Nostro vede come un'occasione d'oro, da non lasciarsi sfuggire, l'installazione sottocutanea di un chip, collegato direttamente al cervello. Tramite questo dispositivo, per dodici ore al giorno Vincent avrà un aspetto piacente e aitante, con il quale apparirà alle persone che lo circondano; allo stesso tempo gli altri individui, maschi o femmine che siano, che hanno impiantato il medesimo chip risulteranno ai suoi occhi incredibilmente belli. Proprio in questo modo conosce la seducente Stella, cameriera in un bar che si è sottoposta anch'essa al trattamento, e se ne innamora, ignaro delle conseguenze...
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Un mondo tra il vero e il falso
Quelle cicatrici tra il collo e la colonna vertebrale, dove è stato inserito quel diabolico aggeggio, riportano alla mente alcune delle scene più spaventose di The Substance e nel corso dei venti minuti di visione - disponibili su YouTube - è possibile già intravedere ciò che sarebbe stato poi espanso in forma compiuta nel suddetto lungometraggio. L'ambientazione qui ha un taglio più futurista e asettico, ma ritroviamo similitudini nei cartelloni pubblicitari appesi sui palazzi e ritraenti modelle in pose plastiche.
La violenza è invece pressoché assente per via del budget limitato che non ha permesso di eccellere negli effetti speciali, che comunque si difendono più che bene tramite un uso non invasivo del green-screen e alcune soluzioni visive originali nella gestione, anche temporale, di questa fasulla bellezza, quasi come se i protagonisti fossero novelle Cenerentole costretti a scappare entro un tempo prefissato, pena evitare l'essere scoperti per ciò che sono.
Personaggi e attori
Il colpo di scena finale, più che prevedibile o meglio ampiamente suggerito, torna a ribadire l'importanza di essere se stessi, sottolineando come non sia necessario indossare un involucro fittizio per trovare la propria anima gemella e la necessaria dose di autostima. La regista firma questa storia di travestimenti rivoluzionari guardando al mondo videoludico, con tanto di selezione del "personaggio" del quale assumere le sembianze che ricorda quella dei giochi di ruolo occidentali, con la personalizzazione del proprio avatar come più aggrada all'utente.
Per amplificare al meglio questa necessità di splendore ad ogni costo, Reality+ si è affidato all'indubbio fascino dell'esordiente e muscoloso Aurélien Muller e di una "vecchia" conoscenza del nostro cinema come Vanessa Hessler, biondissima e affascinante nelle vesti di irraggiungibile donna desiderata. Per un cortometraggio che vi consigliamo di riscoprire, soprattutto qualora The Substance sia già entrato di diritto fra i vostri film dell'anno.