"Com'è bello far l'amore da Trieste in giù", cantava Raffaella Carrà, la Raffa nazionale. E la triste notizia della sua scomparsa ha davvero lasciato strascichi di commozione in tutta Italia, da Trieste in giù. Ma crediamo che il dolore raggiungerà tutto il mondo, visto l'amore per Raffaella Carrà, che arrivava ovunque, soprattutto in Sud America. Per molti di noi Raffaella Carrà è stata sempre presente, sin da quando siamo nati. Da quando eravamo bambini, e ballavamo e cantavamo le sue sigle in tv, a quando, da adulti, l'abbiamo vista in una nuova veste, quella attualissima da giudice in un talent, The Voice Of Italy. Raffaella Carrà è stata la protagonista di una rivoluzione culturale dolce. Perché sì, è stata la prima a mostrare l'ombelico in tv, attirando le censure della televisione di stato, ma poi era anche quella che cantava "strapazzami di coccole" con Topo Gigio. Sexy ma rassicurante, ballerina e fatina, Raffa riusciva ad essere tutto. Perché Tuca Tuca e Ballo ballo lo ascoltavamo la sera, guardando Ma che sera e Fantastico e altre trasmissioni, ed erano la nostra favola della buonanotte. E i bambini le cantano ancora oggi, con le maestre, alla scuola materna. È stata la zia che ci faceva compagnia tornati da scuola, a ora di pranzo, con il suo show Pronto, Raffaella?. La sua scomparsa di lascia un vuoto. Ma anche la consapevolezza che Raffa è ovunque. Che ci sarà sempre. Per questo vogliamo ricordarla con le 10 migliori sigle dei suoi programmi in tv. Le ascolteremo ancora, molto molto a lungo. E le canteremo a squarciagola, ogni volta che vorremo sentirci felici. Perché Raffa è un generatore automatico di buonumore.
1. Ma che musica maestro!
È la sigla della sua prima volta a Canzonissima, nel 1970, presentata con il grande Corrado. Il suo ombelico scoperto, mostrato nella sigla d'apertura, diede scandalo. Una cosa che oggi fa sorridere, soprattutto se pensiamo all'immagine di Raffaella, sempre pulita e mai volgare. Ma che musica maestro! (Sergio Paolini, Franco Pisano e Stelio Silvestri) andò in testa alla classifica, vendendo 200mila copie. Gli indici di gradimento e di ascolto furono altissimi. Era nata la nuova stella dello spettacolo italiano. L'arrangiamento orchestrale, le coreografie ancora molto "sixties" ne fanno un classico. Sarebbe diventato anche un musicarello con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, e sarebbe stata cantata da Claudio Baglioni. Oggi è entrata anche nella musica per bambini, e la cantavano anche i concorrenti del primo, storico, Grande Fratello televisivo.
2. Tuca Tuca
È uno dei brani che associamo immediatamente a Raffaella Carrà: una canzone, un ballo, una vera mania. Raffaella tornava nel 1971 a Canzonissima, e stavolta entrava in classifica con tre singoli: la sigla Chissà se va, Maga Maghella e l'indimenticabile Tuca Tuca. Il balletto, ironicamente provocante, prevedeva che due persone si sfiorassero, leggermente, dalla testa fino ai piedi. Sarebbe diventato un classico. A suo tempo, dalla terza puntata di Canzonissima, venne censurato dalla Rai, perché la coreografia era stata considerata troppo audace. Ma, dopo un'esibizione con Alberto Sordi, il ballo venne sdoganato e superò le censure. La canzone era stata scritta da Gianni Boncompagni e Franco Pisano, e musicata da Paolo Ormi, mentre le coreografie erano di Don Lurio. Raffaella Carrà ballava insieme a Enzo Paolo Turchi. Siccome da alcune inquadrature sembrava che il ballerino toccasse le parti intime della Carrà invece che i fianchi, si decise di farli ballare girati di tre quarti.
3. Rumore
Raffaella Carrà è ormai la regina degli show. Il 1974 è l'anno di Milleluci, presentato con Mina, al suo ultimo varietà prima del ritiro dalle scene. Nello stesso anno presenta, per la terza volta Canzonissima: Felicità tà tà è la sigla. Ma Raffaella Carrà, ormai lanciata a livello internazionale anche come cantante, in quel programma presenta anche uno dei suoi maggiori successi, Rumore, un brano in puro stile disco-music. La canzone, scritta da Andrea Lo Vecchio su musica di Guido Maria Ferilli e arrangiamenti di Shel Shapiro, che suonò anche le chitarre, è forse il primo esempio di disco-music all'italiana, e vendette 10 milioni di copie in tutto il mondo, nelle sue versioni inglese, spagnola e francese.
4. A far l'amore comincia tu
È così che Raffaella Carrà non è più solo una soubrette, ma esplode in una vera e propria carriera di cantante in tutta Europa e, soprattutto, in America Latina, dove è ancora amatissima. A far l'amore comincia tu fu un successo clamoroso: nella sua versione inglese, raggiunse il nono posto nella classifica inglese dei singoli, ottenendo molti dischi d'oro e di platino in tutto il mondo. Nel 2011 il d.j. francese Bob Sinclair ne fa un remix, e nasce così Far l'amore, un altro grande successo internazionale. Lo ricorderete sicuramente tutti per averlo sentito nella colonna sonora de La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013), in una delle prime scene, quella della famosa festa in terrazza.
5. Fiesta
Nel 1977 esce l'album Fiesta, caratterizzato da suoni che potremmo definire eurodisco. L'album contiene Fiesta, una delle canzoni simbolo della soubrette. Impossibile pensare al titolo e non cantare "fiesta que es fantástica fantástica esta fiesta", sul ritmo irresistibile dalla canzone. Che racconta la storia di una presa di coscienza della propria libertà da parte di una donna, non più dipendente dal proprio uomo che la tradisce. La "festa", allora, è qualcosa che serve a celebrare tutto questo.
6. Tanti auguri
Nel 1978, dopo varie tournée all'estero, Raffaella torna in Italia per presentare il varietà del sabato sera Ma che sera. Tanti auguri è la famosissima sigla iniziale, un inno all'amore libero e spensierato, quella del ritornello, entrato nell'immaginario collettivo, "Come è bello far l'amore da Trieste in giù". Il video fu girato all'interno dell'Italia in miniatura, il parco a tema di Rimini. È un brano, scritto da Gianni Boncompagni e Daniele Pace, su musica di Paolo Ormi, che esalta il sesso in tutte le sue forme, "in campagna ed in città", ma che, quando la ascoltavamo, da bambini, ci faceva ballare e ci faceva felici. Nel tempo la canzone è diventata un classico della musica italiana, e anche un inno della comunità LGBT.
7. Pedro
Il 1980 è l'anno dell'album Mi spendo tutto, e di un'altra grande hit, Pedro, che sarebbe diventato uno dei brani più conosciuti di Raffaella Carrà. Scritta da Franco Bracardi, Gianni Boncompagni e Paolo Ormi, si basa sull'irresistibile refrain "Pedro Pedro Pedro Pedro pè, praticamente il meglio di Santa Fe", e racconta la storia di una turista in vacanza a Santa Fe che segue un ragazzo che le fa da guida turistica e finisce per diventare il suo amante. Una curiosità: la linea melodica della strofa è la versione ritmata della "Siciliana", composizione che si trova nel Concerto per Flauto No 2 BWV 1031 di Johan Sebastian Bach. E, come vedremo, non sarà l'unico riferimento "colto" nella musica di Raffaella Carrà.
8. Ballo ballo
Dopo aver presentato Millemilioni, nel 1981, uno show che viaggiava tra Buenos Aires, Città del Messico, Londra, Roma e Mosca, nel 1982 torna ancora insieme a Corrado in Fantastico 3. La sigla di apertura, ancora una volta, è entrata nella storia. È Ballo ballo (di Gianni Boncompagni e Franco Bracardi su arrangiamenti di Danilo Vaona), che in alcuni punti ("ah, sensazione unica") riprende Eleanor Rigby dei Beatles. È un altro grande successo, con strofe cult ("pazza pazza pazza in una terrazza, porta porta portami una farfalla") che ancora oggi conoscono, e adorano, anche i bambini.
9. Fatalità
Dal 1983 al 1985 Raffella Carrà cambia tutto, e dal sabato sera si sposta a mezzogiorno, scegliendo di entrare nelle nostre case a ora di pranzo. Su Raiuno nasce Pronto, Raffaella?, il primo programma di mezzogiorno della Rai, ed è un altro successo clamoroso, che trasforma la Carrà da soubrette, cantante e ballerina, a vera e propria presentatrice, intrattenitrice e padrona di casa, bravissime nel gestire il pubblico in diretta con i vari giochi telefonici. Raffaella Carrà lanciò anche due nuove sigle del programma: Fatalità era quella della prima edizione: scritto da Gianni Boncompagni, Franco Bracardi, Giancarlo Magalli e G. Belfiore, è un altro di quei brani dal ritornello che entra subito in testa ("Fatalità porta fortuna, fatalità, chiaro di luna"), ed ha anche una versione spagnola, Porque el amor.
10. Que dolor
Parla spagnolo anche la sigla della seconda edizione, la spassosa Que dolor, scitta da I. Ballesteros, D. Pace, Divaona e G. Gastaldo. Doveva essere solo un singolo destinato al mercato spagnolo, ma il successo della sigla fece sì che fosse distribuito come singolo anche in Italia. È la storia di un tradimento, di un triangolo, eppure, da bambini, la cantavamo ogni giorno a scuola. Ancora una volta Raffaella è intrigante ma mai maliziosa, con una innocenza che la rende accessibile a tutti. Il format di Pronto, Raffaella? sarà replicato in vari paesi, e Raffaella sarebbe diventata testimoniali di cucine Scavolini, con lo slogan "la più amata dagli Italiani".
Come si vede da alcuni frammenti dei testi delle canzoni di Raffaella Carrà, dietro a testi apparentemente leggeri, che potrebbero sembrare degli allegri giochi di parole, ci sono spesso storie di donne libere, indipendenti, in grado di autodeterminarsi, di scegliere. Donne che sono in grado di stare da sole, di sedurre o essere sedotte, in ogni caso di fare le proprie scelte. Sono argomenti che oggi sono all'ordine del giorno, ma Raffaella Carrà ne cantava più di quaranta anni fa. È anche per questo che Raffaella Carrà è un mito senza tempo, un personaggio universale, amata da uomini, donne, bambini. Nel tempo è diventata un'icona gay proprio per il suo modo di inneggiare alla libertà.
Nata come Raffaella Maria Roberta Pelloni a Bologna nel 1942, Raffaella Carrà inizia la sua carriera come attrice, con il film di Mario Bonnard Tormento del passato (1952). Nel 1960 recita ne La lunga notte del '43 di Florestano Vancini e Il peccato degli anni verdi di Leopoldo Trieste. Nel 1960 fa il provino per il ruolo di Rosetta (la figlia della protagonista Cesira, interpretata da Sophia Loren) per La ciociara di Vittorio De Sica, ma viene scartata perché troppo matura per la parte. Recita Partecipa ad altre pellicole, tra le quali I compagni (1963) di Mario Monicelli e Il colonnello Von Ryan (1965) di Mark Robson, con Frank Sinatra. Nella prima metà degli anni sessanta sceglie il nome d'arte di Raffaella Carrà: il regista Dante Guardamagna, appassionato di pittura, sceglie il suo vero nome, Raffaella, che ricorda il pittore Raffaello Sanzio, e lo unisce al cognome del pittore Carlo Carrà. Raffaella faceva l'attrice. Ma il suo posto però era da un'altra parte, e il successo come cantante e soubrette di show televisivi le fa scegliere questa strada.
In televisione torna spesso. Dopo gli storici show in Rai passa a Mediaset con Benvenuta, Raffaella, e Il principe azzurro. Torna poi in Rai, in quel Fantastico 12 che passa alla storia per la famosa gag con cui Roberto Benignisimula un goliardico amplesso con lei. E poi, a metà anni Novanta, inizia fortunata stagione degli show sentimentali su Rai1, Carràmba, che sorpresa! e Carràmba, che fortuna!. Nel 2001 presenta il Festival di Sanremo, vinto da Elisa con Luce (Tramonti a Nordest). Tiziano Ferro le dedica il brano E Raffaella è mia. La sua partecipazione a The Voice Of Italy è storia recente. Ma, nella sua carriera, c'è stato ancora cinema. Ha infatti interpretato se stessa nel cinepanettone di Neri Parenti Colpi di fortuna, del 2013, e la sua musica è stata al centro di un bellissimo film del cileno Nacho Álvarez, Explota Explota, da noi uscito con il titolo Ballo Ballo. Ognuno di noi, da piccolo, da giovane, da grande, ha avuto qualche ricordo legato a Raffaella. E spesso anche più di uno. Raffa fa parte di noi, e farà parte dei nostri figli. Sarà con noi ogni volta che, con i nostri bambini, ci troveremo a cantare "pazza pazza pazza in una terrazza, porta porta portami una farfalla". Raffaella è nostra.