Qui rido io, Toni Servillo: “Scarpetta era un attore che celebrava la vita.”

La conferenza di Qui rido io, il film di Mario Martone presentato in Concorso a Venezia 78 che racconta la vita di Eduardo Scarpetta e della sua numerosa famiglia.

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Qui rido io: Toni Servillo al trucco nei panni di Edoardo Scarpetta

Tra i film in concorso più attesi, parte della cinquina italiana di quest'edizione di Venezia 78, c'è anche Qui rido io, di Mario Martone. La storia, che ripercorre la vita di uno dei padri della commedia napoletana, Eduardo Scarpetta (genitore, inoltre, di Eduardo De Filippo): interpretato da Toni Servillo, Scarpetta è il patriarca di una famiglia enorme, che si raduna attorno alla sua figura e al teatro in cui vengono messe in scena le sue commedie. Nel film scopriamo poi un momento molto particolare della sua carriera, quello in cui venne citato per plagio da D'Annunzio dopo che scrisse una parodia della sua opera La figlia di Iorio.

Al centro di questa storia troviamo sia Scarpetta che la sua enorme famiglia allargata e Mario Martone ha aperto la conferenza di presentazione del film parlando proprio del tema della paternità: "La paternità negata è stata la scintilla del mio film, ho cominciato a pensarci da Il sindaco del Rione Sanità, era già lì. Io e la sceneggiatrice Ippolita di Majo abbiamo capito subito che nella vita di Scarpetta ci fosse un mistero da affrontare. Volevamo raccontare questa straordinaria famiglia tribù che ruota attorno a un genio del teatro che è anche un patriarca amorale, spinto da una grande fame di riscatto e di rivalsa. Scarpetta è una figura quasi mitologica, primordiale, scaturisce da un uomo che aveva figli con la moglie, con la nipote della moglie e con sua sorella. È un uomo che fa studiare tutti, maschi e femmine, tutti diventano attori e nel caso di Eduardo de Filippo un genio del teatro. Volevamo portare sullo schermo un romanzo corale, ce lo siamo immaginati come una commedia, abbiamo pensato al teatro di De Filippo mentre scrivevamo, un teatro che riesce a tenere tutto ciò che è dolore dentro lo schema della commedia." Il regista si è soffermato poi sulla città di Napoli: "C'è la forza creativa di Napoli, che in quel periodo era pazzesca, la prima inquadratura del film è dei fratelli Lumiere che filmano la città durante i primi anni del 1900."

Un film pensato come una commedia teatrale

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Qui rido io: una scena del film

Il protagonista del film è Toni Servillo, ed è intervenuto in conferenza per raccontarci il suo personaggio: "Ho immaginato Scarpetta come un animale cacciatore, che aveva una brama di vivere incredibile. Le sue prede sono le donne, il teatro, le città, i testi. Lui e i suoi personaggi si mischiano costantemente, abbiamo realizzato un affresco straordinario che ci dimostra di quanta vita è fatto il teatro e quanta vita ci sia nel teatro. È stata un'occasione per poter raccontare un attore che fa il suo mestiere celebrando la vita, nel film coincidono le nascite e i debutti, i successi e gli insuccessi, le invidie e l'ammirazione, in un grande prisma che è il flusso della vita stessa. Scarpetta è un attore che celebra la vita."

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Qui rido io: una scena

Mario Martone ci ha spiegato che lui e Ippolita di Majo si sono documentati moltissimo per scrivere la sceneggiatura, anche se ci sono molti elementi inventati. Inoltre il regista ci ha spiegato la scelta di girarlo principalmente in interni: "Il film è girato tutto in interni perché è pensato come una commedia, come un testo teatrale. Gli elementi principali sono quindi i teatri e le case, volevamo ricreare la vita di Scarpetta in questo modo. A fare da scenografia di questo film c'è anche la musica, le canzoni sono una scenografia. Napoli è rievocata attraverso il canto, volevamo rappresentare una città in fondo dolente che fa della recitazione e del canto una maschera per raccontare la vita, Napoli è una città che sa cos'è la condizione umana ma adotta delle maschere."

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Qui rido io: un'immagine del film

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Le donne di Scarpetta

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Qui rido io: un'immagine del film

Un ruolo fondamentale in questa storia lo svolgono anche i numerosi personaggi femminili: "Abbiamo lavorato molto sui personaggi femminili, che erano atipici già in partenza, è una situazione di stampo patriarcale che però offre moltissimi spunti per parlare delle donne della famiglia, è una situazione che ha della anomalie profonde rispetto alla società di quel tempo," ha spiegato Ippolita di Majo. "Sono donne che lavorano, come gli uomini. Scarpetta ha fatto studiare tutte le sue figlie, Maria sarà una drammaturga, Titina una grande attrice, Rosa è una donna che gli tiene testa, si autodetermina."

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Qui rido io: una sequenza del film

Maria Nazionale, che interpreta il personaggio di Rosa ha approfondito dicendo: "Rosa è tenace, forte, mantiene in asse tutta la famiglia cercando di tenere testa a Scarpetta e quando ho letto il copione ero entusiasta di poterla fare. È grazie a Rosa de Filippo che Scarpetta comincia la sua carriera, lei era già incinta del Re Vittorio Emanuele quando si sono sposati, poi arriva Vincenzo e infine Maria. Scarpetta in casa sua costruisce una specie di harem, ma lei mette da parte il suo dolore di donna e a un certo punto non ci pensa più, lei abbraccia tutta la famiglia dando supporto, stando sempre ferma e all'erta, cercando di non perdere mai il potere. Anche se diventa il bersaglio di certe voci, a lei non frega nulla, abbraccia questa famiglia immensa e va avanti, mantiene questa forza fino alla fine."