Dopo l'esordio nel 2016 grazie a Pericle il nero di Stefano Mordini, Eduardo Scarpetta ha raggiunto la popolarità grazie alla televisione: Carosello Carosone e L'amica geniale l'hanno reso un volto familiare nelle case di molti italiani. La sua vita artistica ha però origine sulle tavole del palcoscenico, ancora prima che nascesse: porta infatti un nome e un cognome importante, quello del capostipite della lunga e ricca famiglia Scarpetta - De Filippo. Grazie a Mario Martone, che lo aveva già voluto in Capri-Revolution (2018), in Qui rido io Eduardo Scarpetta ha potuto interpretare il nonno Vincenzo.
Presentato in concorso alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Qui rido io racconta proprio la vita di Scarpetta senior, soffermandosi in particolare sulla causa contro Gabriele D'Annunzio, che lo denunciò per aver, secondo lui, plagiato la sua opera teatrale La figlia di Iorio.
Arte alta e bassa, la vecchia generazione e la nuova, una famiglia numerosa e complicata, in cui tutti sono imparentati: abbiamo parlato del film con Eduardo Scarpetta al Lido di Venezia, dove è stato anche testimonial per Campari, uno degli sponsor della Mostra.
La video intervista a Eduardo Scarpetta
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Eduardo Scarpetta e l'essere attore
Nel film si dice: "Questa è una vita da cani, ma noi la amiamo lo stesso". Oggi invece molto spesso si sceglie la carriera da attori per l'idea della celebrità. È per questo che in pochi sono davvero artisti?
Mi fai venire in mente il film che ho fatto su Carosone: quello che succede di bello con Carosone è che la gente non conosce Carosone in sé ma conosce le opere. Conosce "Tu vuo' fa' l'americano". Ed è bellissimo perché arriva la sua arte e non lui. Io credo che oggi invece è molto più importante la performance di quello che porti, dell'arte che proponi. Secondo me stiamo andando in una direzione non troppo giusta.
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Nel film Scarpetta si fa fare delle gigantografie, dà feste per dimostrare che va tutto bene. Un po' come fanno molti oggi su Instagram, trasformando se stessi in un brand. Secondo te questo fa più bene all'arte o al personaggio?
Credo che faccia bene solo al personaggio ed è strettamente legato al personaggio che ognuno di noi cerca di rappresentare. Che poi quelle persone non siamo veramente noi: sono solo un'immagine a cui la gente si affeziona.
Qui rido io: l'eredità di Scarpetta
Per te questo è un film particolare perché c'è effettivamente una parentela: aveva ragione Scarpetta, queste commedie sono un'eredità. Tu però nel film interpreti il figlio che gli dice che è morto, mentre lui è vivo, perché non vuole interpretare sempre lo stesso personaggio. Chi meglio di te può dire chi ha ragione?
In quel caso c'è proprio una dinamica di Eduardo Scarpetta che diceva: "Tu farai e dovrai fare Felice Sciosciammocca per sempre. La questione di "io sono vivo e tu sei morto", che poi è una situazione attuale, ci fa capire che va bene partire dalla tradizione ma per rinnovarla. Dobbiamo per forza sapere da cosa veniamo per capire dove vogliamo andare. Quindi partire dalla tradizione ma rinnovandoci. Questo è il messaggio che voleva far passare Vincenzo, che faceva anche il cinematografo, come si chiamava all'epoca. Il cinematografo, cantava, faceva il varietà: non voleva chiudersi a fare solo quella cosa lì.
Nel film c'è anche uno scontro generazionale: in una scena il tuo personaggi finalmente sta per debuttare nel ruolo di Felice Sciosciammocca, però poi Eduardo non ce la fa a rinunciare agli applausi ed entra comunque. Da giovane attore come vivi questo confronto?
Io lo vivo molto tranquillamente: secondo me non ci deve essere una differenza d'età che limiti certe espressioni d'arte. Quindi ben venga che non succeda quello che si vede nel film: noi giovani a volte veniamo oppressi dalle vecchie leve a fare quello che le vecchie leve vogliono.
Eduardo Scarpetta e il pubblico
Carosello Carosone, L'amica geniale: stai facendo delle cose molto popolari. Popolari nel senso più alto del termine, perché arrivano a tutti. Quanto sei orgoglioso di essere popolare?
A me fa piacere perché fondamentalmente ci dobbiamo rendere conto del fatto che noi siamo quello che siamo perché c'è il popolo che ci riconosce questo. Se non ci fosse il popolo noi non saremmo nessuno. Un calciatore che arriva a costare cento milioni è perché viene seguito in tutto il mondo. Quindi dobbiamo rendere onore e ringraziare sempre il popolo. Quindi ben venga. La forza nostra è sempre o' pubblico.