Recensione The Advocate For Fagdom (2010)

The Advocate for Fagdom eccede, come tutta la filmografia di LaBruce, ma non ha il tono della denuncia, della ribellione o della commiserazione; restituisce semplicemente il ritratto a tinte forti di un uomo che ha fatto dell'affermazione della libertà sessuale e della lotta alle discriminazioni (soprattutto sessuali) una ragione di vita.

Queercore generation

Da più di vent'anni leader indiscusso del movimento queercore, Bruce LaBruce è divenuto ormai un'icona del genere e un artista XXX a tutto tondo. Regista, produttore ed anche attore di alcuni dei suoi film, LaBruce non è un semplice cineamatore, bensì un mago nel realizzare film porno a basso costo pieni di ironia, satira politica, denuncia sociale, tenerezza, violenza e tanto sesso esplicito, quasi esclusivamente tra uomini. Con spavalderia, coraggio e un'autoironia autoreferenziale di dimensioni gigantesche, LaBruce ha pian piano distrutto tutti i cliché costruiti attorno all'omosessualità divenendo la voce artistica più seguita e acclamata dagli amanti del genere. Dal porno-dramma al porno-horror, i film di LaBruce sono difficili da digerire, esasperati, talvolta irritanti ma allo stesso tempo hanno qualcosa di affascinante nella loro anarchica spudoratezza.

Prodotto da Gildas Le Tourneur Hugon e Stéphane Bouyer, il lungometraggio documentario sulla figura dell'indefesso 'avvocato' è diretto dalla controversa cineasta francese Angélique Bosio, una lunga esperienza come segretaria di produzione e addetta alle vendite per una compagnia cinematografica internazionale, che già si era affacciata nel mondo del non-conventional cinema dirigendo nel 2008 un altro documentario dal titolo Llik your idols, incentrato sul cinema della trasgressione ed in particolare su una serie di correnti e sottoculture guidate dalla generazione di anti-eroi dell'arte che popolarono la scena musicale e cinematografica di New York negli anni del governo Reagan.

The Advocate for Fagdom eccede, come tutta la filmografia di LaBruce, ma non ha il tono della denuncia, della ribellione o della commiserazione; restituisce semplicemente il ritratto a tinte forti di un uomo che ha fatto dell'affermazione della libertà sessuale e della lotta alle discriminazioni (soprattutto sessuali) una ragione di vita.
Raccontato da se stesso e da tutti quelli che nella vita hanno avuto modo di conoscere e apprezzare da vicino la sua vena artistica: registi, sceneggiatori, proprietari di gallerie d'arte, attori e attrici dei suoi film, fotografi di fama internazionale e produttori, ma anche amici e familiari che con grande schiettezza e passione raccontano aneddoti, momenti di vita, punti di vista e retroscena dell'artista Bruce LaBruce. Il mitico John Waters, i registi Gus Van Sant e Richard Kern, l'amico e produttore Rick Castro, l'attrice Susanne Sachsse e tanti altri raccontano con tono divertito e di stima la loro esperienza al fianco dell'autore canadese dall'innegabile talento pittorico e cinematografico.
Fotografo, attore, regista e sceneggiatore 'sotterraneo', in The Advocate for Fagdom LaBruce viene narrato, a partire dalle origini della sua carriera fino ad oggi, in un documentario volutamente esplicito in cui si vedono nel particolare amplessi e atti sessuali espliciti, scene tratte dai suoi film. Dal debutto con Hustler White, presentato alla Berlinale nel 1996, fino ad arrivare al suo ultimo film, L.A. Zombie, il porno-gay-zombie-splatter-gore-horror movie che ha fatto tanto parlare di sé a Locarno e a Torino e che in maniera del tutto personale omaggia Zombi di Romero e sovverte metaforicamente ed in modo del tutto rivoluzionario il clichè dell'omosessualità vista come veicolo principale del contagio da AIDS. Un film che da noi è distribuito dalla neonata Queer Frame, nuovo brand di Atlantide Entertainment, divenuto in breve tempo una nuova realtà, decisamente pioneristica, del mercato cinematografico italiano, pronta a dar voce ad autori solitamente esclusi dal circuito distributivo tradizionale. Il logo della casa di distribuzione in questione, che si avvale anche di un nuovo canale TV in streaming sul web, è stato disegnato in esclusiva proprio da Bruce LaBruce.

Colpa la sua assoluta fedeltà al genere porno, il quarantasettenne cineasta nato in Ontario, il cui vero nome è Justin Stewart, ha visto purtroppo passare inosservati tutti gli aspetti più brillanti della sua opera e alla domanda "perchè ostinarsi a continuare col cinema porno?" ha risposto con tono rassegnato e sincero "perchè quando hai un vizio, difficilmente riesci a torgliertelo". Bandito infatti dai circuiti convenzionali, LaBruce è invece sempre stato ospitato in grandi festival internazionali, quello di Berlino compreso, città in cui ha ambientato i suoi ultimi film, per via del basso costo, ed in cui torna quest'anno in una veste del tutto diversa dal passato, quella di protagonista di un documentario che omaggia la sua intera carriera.

Un inno alla libertà sessuale e alla libertà in generale, The advocate for fagdom è un documentario che spalanca una finestra sul mondo queer, dedicato a chi ha voglia di capire e di scegliere consapevolmente cosa vedere e non vedere, e che racconta senza pietismi la vita di un uomo che da sempre è accanito oppositore di qualunque cliché o sistema. Sarebbe un grave errore, per gli appassionati di cinema, ignorarne o anche solo snobbarne l'esistenza.

Movieplayer.it

3.0/5