L'attore, è vero, è una persona in grado di uscire da se stesso ed entrare in mille persone diverse, di vivere la vita di qualcun altro. In Quasi orfano, il film di Umberto Carteni al cinema dal 6 ottobre, Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini interpretano dei personaggi di fantasia in cui però hanno trovato qualcosa di se stessi. La storia è quella di Valentino (Riccardo Scamarcio) e Costanza (Vittoria Puccini), coppia di successo nel mondo del design. Una coppia in cui lui deve molto alla posizione sociale e alla famiglia della moglie, perché era un semplice ragazzo del sud che, da solo, non ce l'avrebbe mai fatta. Ecco, Riccardo Scamarcio viene davvero dalla Puglia, come Valentino, e ha lasciato da giovane le sue terre per diventare qualcuno. Anche se non ha rinnegato la sua famiglia. Vittoria Puccini, invece, viene davvero da una famiglia in cui ci sono molti designer, e ci ha spiegato di capire bene cosa ci sia dietro a un oggetto di design. "Io appartengo a una famiglia in cui di designer ce ne sono tanti" ci ha raccontato l'attrice. "È un mondo che conosco bene. Loro vivono a Milano e hanno successo. E so anche il tipo di ricerca e di lavoro che c'è dietro, l'importanza dei messaggi che lanci quando disegni un concetto, un modo di vivere la città: pensiamo al Bosco Verticale e alla Milano nuova. C'è un messaggio dietro e non è solo una questione estetica. Non posso non riconoscere che ci sono degli oggetti di design, come quelli dell'azienda di Valentino e Costanza, che sono belli, ma che a livello pratico sono un disastro".
La videointervista a Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini
Vittoria Puccini: "Gli abiti di Costanza raccontano la sua freddezza"
Si dice che l'abito non fa il monaco, ma in Quasi orfano il look, come gli ambienti, è stato molto importante per far entrare gli attori nei personaggi. Vittoria Puccini è vestita con sobrie gonne longuette, sempre in nero, e Riccardo Scamarcio con un lupetto alla Steve Jobs. "I costumi sono sempre molto importanti per un attore che deve entrare nel personaggio" ha spiegato Riccardo Scamarcio. "Nel mio personaggio c'è un prima e un dopo. E abbiamo proprio parlato con la costumista di questo lupetto, che fa già mezzo personaggio. Basta indossarlo, parlare cercando di darsi un tono con un finto accento milanese. A un certo punto del film l'altra parte abiterà Valentino. E la differenza è bella forte...". "Gli abiti di Costanza, nella prima parte, quella milanese, sono molto minimal, essenziali, e raccontano un po' una sua rigidità, una sua freddezza, un suo essere poco fisica, poco aperta agli altri, molto concentrata su se stessa, e molto diffidente verso ciò che è diverso da lei", ha raccontato Vittoria Puccini.
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Riccardo Scamarcio: "Fare l'attore è fare un percorso di spersonalizzazione"
E torniamo al punto da dove eravamo partiti. Riccardo Scamarcio, come detto, ha fatto un po' il percorso di Valentino, lasciando da giovane la sua Puglia per fare la sua carriera. Ma, a differenza del suo personaggio, senza dimenticare le proprie radici. Come si fa a fare un passo avanti nella propria vita, ma rimanendo se stessi? "Non è facile" ci risponde Riccardo Scamarcio. "Facendo gli attori c'è già un approccio alla dizione, per cui per forza devi attuare in qualche modo un processo di spersonalizzazione di quelli che sono i tuoi parametri, quelli che hai conosciuto e quelli con cui ti sei formato. Però io ho sempre pensato dentro di me: ma come mai io in fondo trovo delle cose, delle dinamiche della mia città e delle persone che ci vivono che non riesco a condannare? Ho dovuto fare un processo di riabilitazione di quelle che erano delle dinamiche che avevo un po' dovuto allontanare per forza di cose, per necessità. Carmelo Bene, Pier Paolo Pasolini, Dario Fo: in Italia abbiamo avuto degli intellettuali che ci hanno indicato una strada, che sostengono che anche in una dinamica contadina ci sono delle persone che hanno un valore inestimabile dal punto di vista umano".