Lucca Comics and Games, ultimo giorno. Uno dei nostri ultimi appuntamenti prima di ripartire è stata la proiezione di un film che aveva attirato la nostra attenzione e avevamo seguito con particolare curiosità: Prophecy, nuova produzione di Andrea Sgaravatti e Brandon Box dopo Dampyr. La particolarità subito balzata agli occhi è l'essere di nuovo un adattamento da fumetto, ma in questo casa da un manga, quello omonimo firmato da Tetsuya Tsutsui e pubblicato in Italia da J-Pop (in Giappone fa parte della scuderia di Shueisha), a conferma di una tendenza che proseguirà anche con il prossimo coraggioso lavoro, Tiger Mask. Una curiosità che il film diretto da Jacopo Rondinelli ha soddisfatto, dimostrandosi un'opera più che dignitosa e godibile, al netto degli inevitabili compromessi dovuti a limiti di budget.
La profezia, oltre la previsione

15 secondi. Questo il tempo che cambia la vita in Prophecy, questo il tempo che il ricco imprenditore Manfredi concede ai suoi interlocutori per convincerlo a investire nelle loro idee e nelle proprie startup tecnologiche. Questo il tempo dell'ennesima ingiustizia subita, che fa prendere una svolta inattesa all'esistenza dei protagonisti del film e diventa nutrimento per Paperboy, figura mascherata da un foglio di giornale che appare online in brevi video per denunciare ingiustizie e annunciando la giusta punizione dei colpevoli. Un'identità segreta che alimenta il mistero e amplifica la potenza del suo messaggio, diventando il fulcro attorno a cui far ruotare la trama di Prophecy e gli sviluppi relativi ai suoi personaggi disillusi e feriti, oltre alle indagini guidate dalla polizia per individuare chi si nasconde dietro questa figura mascherata.
Paperboy e le ingiustizie da condannare
"In alcuni contesti, le persone come noi non l'avranno mai vinta."_ Lo dice uno dei protagonisti e ci permette di mettere subito a fuoco una delle tematiche che la figura di Paperboy catalizza: quella delle ingiustizie e disuguaglianze sociali, delle difficili esistenze di chi vive ai margini e deve arrabattarsi tra impieghi di ripiego, muovendosi nel mondo dei rider e del delivery. Una denuncia che fa il personaggio mascherato, ma di riflesso anche il film, parlando anche delle potenzialità e dei rischi delle nuove tecnologie che le startup tecnologiche cercano di portare avanti.

Per questo la figura di Paperboy interpretata da Damiano Gavino, noto al pubblico televisivo per essere tra i protagonisti della serie Un professore, diventa centrale nello sviluppo di Prophecy, perché la sua immagine iconica non si limita soltanto a catturare l'attenzione e far sì che si focalizzi sul film, ma permette anche di raccontare come quest'attenzione sia centrale e preponderante anche nella società e il suo andamento: poco per volta Paperboy riesce infatti a conquistare sostenitori e seguaci (o dovremmo dire follower nel gergo e le dinamiche social), diventando un simbolo per chi condivide la stessa fame di giustizia e voglia di verità.
Prophecy e un'idea, produttiva, ambiziosa
Prophecy mette in bocca al Manfredi di Giulio Greco una riflessione sulla "differenza tra un pazzo e un visionario", su quel confine sottile che permette a qualcuno di osare e provare a cambiare le carte del gioco della vita. Potremmo dirlo anche di Brandon Box e le sue produzioni, perché non è scontato che si facciano operazioni come questa o come Dampyr (che ha ottenuto risultati strabilianti in alcuni paesi una volta arrivato in digitale) o che si pensi di adattare anche Tiger Mask. Al netto dei difetti che possiamo individuare, legati per lo più a dover fare i conti con i compromessi di un budget limitato, è importante che si provi a seguire strade di questo tipo, poco o per niente battute, che si osi, appunto.

Ed è interessante che in questo caso si sia affidata la regia a Jacopo Rondinelli, uno che di missioni impossibili se ne intende, avendo debuttato con un'altra impresa fuori dal comune come Ride, prodotto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Ed è indubbio che Rondinelli sappia girare e che abbia saputo dare una forte impronta pop al progetto, rendendolo brillante, godibile e fruibile. Ed è già un traguardo degno di nota per un'operazione non semplice che speriamo di vedere replicata in futuro.
Conclusioni
Adattare un manga in Italia non è impresa da poco, ma Prophecy riesce a veicolare gli spunti iniziali dell'opera di Tetsuya Tsutsui in qualcosa che sappia parlare alla nostra realtà e le sue problematiche. Il tono pop e leggero funziona, al netto della qualità altalenante della recitazione e di inevitabili compromessi relativi al budget, e ci fa sperare di poter vedere altre operazioni del genere nel nostro paese. A cominciare proprio da Tiger Mask, che Brandon Box ha in programma per il futuro.
Perché ci piace
- Il coraggio e l'ambizione di produrre adattamenti del genere in Italia.
- La regia di Jacopo Rondinelli, che funziona e rende godibile il film.
- La figura di Paperboy, mutuata dal manga, che catalizza l'attenzione...
Cosa non va
- ... ma si perde la carica drammatica dell'originale.
- Non tutti gli interpreti sono allo stesso livello e si nota soprattutto in alcuni momenti più leggeri.