Una favola amara, una realtà da cui è impossibile scappare, un realismo abbagliante e meravigliosamente cinematografico. Dopo l'abbuffata settembrina della Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo l'occasione di tornare a riflettere su di un film presentato al Lido (sezione Orizzonti) che abbiamo particolarmente apprezzato. Quale? Princess. E lo facciamo proprio con il regista, Roberto De Paolis, con cui abbiamo chiacchierato al telefono. "Il film è nato da una riflessione contemporanea, volevamo ribaltare la prospettiva di un tema come quello della condizione degli immigrati", racconta il regista, "Il punto di vista si doveva fondere in modo oggettivo, e doveva assorbire le sensazioni della strada. L'incontro con Glory Kevin è stato decisivo, un punto di incontro". Un film che asciuga il senso della speranza, riflettendo su un realismo davvero disarmante. "Non c'era speranza, perché facendo ricerche è raro che una ragazza in questa situazione possa trovare una strada diversa. E la figura di Lino Musella, per lei, è un punto di rottura. Capisce che è all'interno di un dramma. Vorrebbe cambiare, nonostante non abbia alternative".
Il lavoro dietro al film
La storia racconta appunto di Princess, una prostituta africana che si muove tra una pineta, un bosco e il litorale di una grande città. Giornate che girano su se stesse, clienti che vanno e vengono, lo smartphone per immaginare qualcosa che potrebbe riconnetterla ad un mondo sfocato. Poi, nel bel mezzo della selva, incontra un uomo che vorrebbe aiutarla. Anzi, vorrebbe salvarla. Il film di De Paolis gioca sui contrapposti, ed è interessante il lavoro fatto in funzione dei personaggi maschili che alterano l'umore del film e le giornate della protagonista.
E il regista ce lo spiega così: "Ho lavorato nell'unica maniera possibile: ho affrontato il mondo della prostituzione senza entrare con i piedi uniti. È un fenomeno talmente grande e complesso che va affrontato senza giudizio. Semmai, raccontare le motivazioni che spingono gli uomini ad esercitare una sorta di potere su chi, potere, non lo ha. Colmare il senso di solitudine pagando venti euro. Ho sfruttato diversi attori non-professionisti che in qualche modo avevano familiarità con l'argomento, oltre a Salvatore Striano, Maurizio Lombardi e Lino Musella. Ho scoperto che ogni prostituta si adatta alle proiezioni dei clienti: una soubrette, una badante. Il personaggio di Musella cerca invece compagnia, e Princess si mette nelle vesti di una fidanzata. In parte, questa figura arriva da Oscar interpretato da François Périer ne Le Notti di Cabiria".
Princess, la recensione: una favola (ir)reale, tra poesia e amarezza
Maurizio Lombardi e Le Notti di Cabiria
Una della scene più belle di Princess riguarda poi Maurizio Lombardi. Un'apparizione fugace eppure potente. "Maurizio ha fatto un personaggio dalle molte ispirazioni", racconta De Paolis, "Anche in questo caso ho pensato a Le Notti di Cabiria e al personaggio di Amedeo Nazzari. È stato un primo pensiero, poi lo inserito sfruttando una delle caratteristiche della prostituzione, ossia l'illusione. Il suo è un personaggio fatto di cocaina, che viaggia con la testa. Nella scena si fomentano a vicenda, spingendo al massimo l'idea dell'illusione. Devo dire che Maurizio Lombardi è stato un maestro in questo. Non ho chiesto agli attori di creare personaggi, ma di essere professionisti. Maurizio gli ha dato una carica esplosiva, ma anche leggerezza. Alla fine gli scende una lacrima, come se si rendesse amaramente conto della situazione".
La Bella e la Bestia
Princess si apre come fosse una favola. Il font dei titoli, così come la musica di Emanuele De Raymondi che li accompagna, è una dichiarata e sublime citazione a La Bella e la Bestia della Disney. "Ho pensato a La Bella e la Bestia, e ho tratto in parte ispirazione dal film", prosegue il regista. "C'è il bosco, c'è la voce fuori campo, ci sono i titoli, la musica. C'è un'ispirazione diretta per l'incipit, perché poi lo spettatore doveva fare riflessioni fiabesche poi surclassate dalla realtà. Gli elementi della favola si mostrano, è vero, ma poi si mischiano alla crudezza della verità. Gli elementi fiabeschi come quelli citati fanno fanno parte della vita di queste ragazze, come il loro credere fortemente nella magia. Ritroviamo schemi estremamente simili all'immaginario fiabesco dell'Ottocento".
Oltre l'oscurità
In chiusura, il pensiero va obbligatoriamente a Glory Kevin, chiedendo al regista se lei fa parte di quella piccola percentuale di ragazze che è riuscita a liberarsi dal dramma della prostituzione. "Sì, è uscita da questo mondo", spiega Roberto De Paolis. "Le riprese sono state piuttosto ingestibili perché volevo che uscisse tutta la sua energia. Non è stato semplici, gli attori non professionisti creano stress ma sono più interessanti da filmare. Insomma, è difficile. Alla termine delle riprese eravamo stanchi, e volevamo prendere un attimo di distacco da tutto. Alla fine siamo riusciti a farle avere i documenti, e ora vive a Torino con un ragazzo, ha avuto una bambina da poco. Per la prima volta veniva pagata per qualcosa che non fosse prostituirsi, e ha capito che poteva spostare il pensiero su altro. Ora lei vuole stare con la figlia, ma appena possibile le troveremo una scuola di recitazione". E a proposito di favole, questa sì che è bellissima.