L'importanza delle scelte, il coraggio di cambiare, una rivoluzione necessaria. Ispirato alla storia vera della prima donna italiana ad aver rifiutato il matrimonio riparatore, Primadonna di Marta Savina pone al centro della storia Lia (Claudia Gusmano), una giovane ragazza di 21 anni che ama lavorare la terra di famiglia fianco a fianco con il padre.
Una scelta poco convenzionale per la Sicilia degli anni Sessanta. Ma Lia ha la fortuna di essere nata in una famiglia che, sebbene attenta alle regole sociali del tempo, la lascia libera di prendere le proprie scelte. La sua bellezza attira le attenzioni di Lorenzo Musicò (Dario Aita), figlio del boss del paese che al suo rifiuto compie un gesto all'epoca ritenuto la norma: organizza una "fuitina" e rivendica Lia come di sua proprietà. Quello che Lorenzo non poteva aspettarsi è la scelta di Lia, intenta a portare il ragazzo e i suoi complici in un'aula di tribunale.
Un film nel quale ritornano spesso due parole, onore e disonore, che ancora oggi in determinati contesti hanno un potere sulle vite delle persone ma che il gesto di Lia ha contribuito a depotenziare come ci racconta la protagonista del film, Claudia Gusmano, nel corso della nostra video intervista. "La cosa più importante è quella dell'abbattere la categoria dell'onore e del disonore. Fermarsi, ascoltare che cosa si vuole e andare contro tutti indistintamente perché il cambiamento non è soltanto della persona che si oppone ma di tutti quelli che gli stanno attorno. Credo che Lia abbia avuto la fortuna di crescere in questa famiglia dove forse le categorie non esistono. Il padre le ricorda che la protezione può arrivare in un altro modo, che non per forza si devono avere dei consensi da parte di tutti. E da qui si può fare una grande rivoluzione, abbattendo onore e disonore. Il matrimonio riparatore è stato abolito solo vent'anni dopo, ce n'è stato di lavoro da fare."
La video intervista a Marta Savina, Claudia Gusmano, Fabrizio Ferracane
Ma se sono due le parole che ritornano a più riprese nel corso del film è anche vero che Primadonna oscilla tra due emozioni, rabbia e speranza. _"Ho rivisto il film e una cosa che mi è balzata agli occhi è la sensazione di calore, famiglia e unione. E se c'è questo e non c'è la paura o la vergogna di chiedere aiuto insieme si possono fare tutte le battaglie che vogliamo. Cosa che Lia e la sua famiglia, tutti insieme, fanno. Il film fa scaturire un senso di rabbia per delle cose da bestie che succedono. Fortunatamente all'epoca ci fu la possibilità di tramutarlo in legge. La speranza è soprattutto che questo film venga visto dai padri e che possano parlare con i figli per creare maggiore dialogo e ascolto", racconta invece Fabrizio Ferracane, che interpreta il bonario papà di Lia.
Primadonna, la recensione: l'amore come risposta al dominio mascolino
Primadonna mostra la vita di una giovane ragazza siciliana la cui giornata è scandita tra il lavoro nei campi e la messa domenicale. E in più scene vediamo la sua protagonista indossare un fazzoletto che le copre la testa, simbolo di moralità che Lia, però, toglie non appena può. Impossibile, dunque, non pensare alle donne iraniane e alle loro proteste che hanno fatto il giro del mondo. A riguardo, Marta Savina afferma: "Credo sia un'assonanza cosmica. Quando abbiamo girato il film ancora non si parlava delle proteste in Iran come negli ultimi mesi però penso sia inevitabile quando si parla della condizione femminile e di repressioni non trovare delle similitudini. Perché stiamo parlando di declinazioni diverse della stessa cosa".
L'attenzione ai dettagli
Ambientato negli anni Sessanta, ricostruiti con attenzione e cura nelle scenografie come nei costumi, Primadonna però trova nelle musiche un elemento contemporaneo, come ci ha raccontato Marta Savina. "Era una mia idea da sempre avere una musica che spingesse il film all'oggi. Anche con Virginia (Valsecchi, produttrice, nda) all'inizio quando ha preso il progetto abbiamo parlato di un film che non potesse sapere del cappotto della nonna che si tira fuori dall'armadio e sa di naftalina. È ovvio che ci siano degli elementi d'epoca perché la storia non è ambientata nel 2023 ma era molto importante ci fossero elementi molto contemporanei come la musica. Un'idea che il mio compositore, Yakamoto Kotzuga, ha completamente abbracciato".