Risvegliarsi ogni giorno lo stesso giorno. Rivivere pedissequamente ogni istante, ogni battuta, ogni minuto, sempre uguali, fino al tragico epilogo di un incidente d'auto mortale. È ciò che accade ogni giorno a Samantha Kingston, nel film di Ry Russo-Young tratto da un bel romanzo per adolescenti, E finalmente ti dirò addio (che in occasione dell'uscita del film è stato ripubblicato con il titolo Prima di domani) della prolifica Lauren Oliver. Sam ha una vita perfetta: vive in un posto immerso nella natura lussureggiante, che insieme inquieta e avvolge, stupisce e lascia che ci si perda. Ha una bella famiglia, unita, che la ama nonostante lei sia scostante. A scuola fa parte del gruppo di amiche più popolare e frequenta uno dei ragazzi più cool. Niente sembra poter scalfire questa perfezione. Ma una sera, dopo aver preso parte alla festa del suo amico d'infanzia un po' "sfigato", Sam e le sue amiche hanno un incidente d'auto che sembra essere mortale. Poi Sam si risveglia. Ancora e ancora. Per vivere da capo, in un loop eterno, l'ultimo giorno della sua vita.
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Incastrata in un eterno presente
Impossibile non pensare immediatamente a Ricomincio da capo, ma anche a titoli più recenti, in cui al time loop si abbina la necessità di non morire, come in Edge of Tomorrow - Senza domani o in Source Code. O ancora, pensando anche a una scuola piena di ragazzi, a Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali. Quello del time loop è un tema che da sempre regala spunti narrativi al cinema come in letteratura. Abbinato a un racconto adolescenziale genera una commistione ancora più inquietante, come lo è il torbido mondo nel quale sempre più si vuole immergerli, tentando di descriverli senza capirli, senza avvicinarsi troppo a loro. Impossibile non pensare al più grande cantore dell'adolescenza John Hughes, e alle teen comedy degli anni Ottanta.
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Anche perché Zoey Deutch, la bella e promettente attrice che interpreta Sam, è la figlia di Howard Deutch, il regista di Bella in rosa. Ma quei temi sono lontani, o meglio sono affrontati con meno empatia e più giudizio, gli intenti sono completamente diversi. Almeno nella narrazione delle prime due giornate. Il loop temporale di Sam è il fulcro della situazione e, andando avanti, si comprenderà come l'ambientazione adolescenziale non è affatto un pretesto per raccontare alle ragazzine una storia di fantascienza. Al contrario, è proprio il sentirsi incastrate in un qualcosa di fisso, di opprimente, la sensazione di non poter cambiare, di non capire che strada prendere, di non progredire e ripetere sempre gli stessi errori, nonostante ci si provi. E questo, per una giovane donna, per un adolescente in generale, è quel senso di claustrofobia che si prova costantemente. Ecco che allora il loop si fa metafora di un vivere, e che forse il racconto su questo gruppo di ragazze non prende così tanto le distanze da ciò che sentono e che vogliono essere.
Tutto al femminile
Il genere young adult che tanto ha riscosso successo nell'ultimo decennio è indirizzato per lo più a un pubblico femminile. Inutile negarlo: le ragazze leggono mediamente di più e amano queste storie. Solitamente però è l'amore al centro di tutto, e di eroi bellissimi che poi vengono interpretati sul grande schermo da coloro che saranno i prossimi teen idol ce ne sono a pacchi. Non è il caso di Prima di domani, in cui il cast principale è prevalentemente al femminile, compresa l'unica figura adulta di rilievo, quella della madre, interpretata da una sempre bellissima Jennifer Beals. La regia, la sceneggiatura, il romanzo da cui è tratto: tutta l'autoralità di questo film è al femminile. E probabilmente femminile sarà anche il pubblico a cui è indirizzato. Non ci sono nomi noti, anche se la cricca composta dalle amiche di Sam e la loro "nemica" da prendere in giro non possono non far pensare a quel gioiello rosa che è Mean Girls e a quella pietra preziosa di teen dark comedy che fu Schegge di follia. Chissà che a Zoey Deutch non tocchi la stessa fortuna.
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Porta il loop sul grande schermo
Intanto la regista Russo-Young ha avuto il suo bel daffare: non è semplice mettere in scena un loop così tante volte senza annoiare, ripresentare le stesse battute, gli stessi oggetti, le stesse chiavi di lettura. Ma ce l'ha fatta, a volte solo cambiando inquadratura, e anche qui interpretando il cambio di prospettiva con cui Sam guardava la cosa. Ogni giorno ha un mood diverso, perché se a volte si ha la sensazione che tutti vadano avanti, mentre noi ci troviamo sempre lì, bloccati nel meccanismo che è diventata la nostra vita, dall'altro a volte sembra che noi siamo quelli diversi, noi quelli che vogliono cambiare, mentre intorno tutto resta uguale e gli altri semplicemente non possono capire. E pensare che a Sam sarebbe bastato stare attenta in classe, al giovane professore che spiega una parte del mito di Sisifo, nella sua coazione a ripetere e nella sua unica possibile soluzione: il cambiamento. Prima di domani è un film tutt'altro che banale, tutt'altro che già visto. Applica a concetti odierni miti classici e ipotesi già percorse. Che è ciò che costantemente fa la ricerca.
Movieplayer.it
3.0/5