Steven Soderbergh ha uno sguardo cinematografico unico. Sì, è una banalità scriverlo, ma dopo Presence, completamente girato in POV, l'assunto viene rafforzato. La storia, scritta insieme a David Koepp, racconta di una famiglia, di un trasloco e di una nuova casa. I Payne (ad interpretarli Lucy Liu, Chris Sullivan, Eddy Maday, Callina Liang), una volta entrati nel grande appartamento, si sentono... spiati. C'è una presenza, un fantasma, che sembra osservarli. Una lezione di regia, uno spunto che unisce tecnica e narrativa.

Un'esperienza assoluta, vissuta in prima persona da Lucy Liu e Chris Sullivan, come ci raccontano nella nostra video intervista, organizzata alla vigilia dell'uscita americana. "Credo che Steven volesse che ci legassimo come cast", spiega l'attrice. "Non l'ha mai detto, ma ho avuto l'impressione che la cosa non riguardasse solo le battute da recitare. Penso che sia stato un fattore di ritmo, di tempo, il modo in cui parlavamo. Era come se fossimo una famiglia fin dall'inizio. Si trattava quindi di una sorta di fronte unito. Non volevamo deluderlo".
Non ha dubbi nemmeno Chris Sullivan: "Soderbergh chiede ben poco, se non di essere pronti perché nessuno è più pronto di Steven. Ad esempio, si può arrivare quanto prima si vuole sul set. Steven arriverà prima, ed è pronto a girare. È l'unico che aspetta sempre. Così ci ha dato la struttura. Ci ha detto come avrebbe girato e ci ha detto di essere pronti. E noi lo eravamo. Abbiamo fatto le prove in anticipo, sistemando le nostre battute. Siamo stati in grado di vivere insieme in questa casa".
Presence: intervista a Lucy Liu e Chris Sullivan
C'è una traccia fondamentale all'interno di Presence: il cambiamento. La famiglia Payne è segnata da un trauma, e i membri faticano ad accettarlo. Se viviamo nell'epoca dei cambiamenti repentini, risulta allora complicato scendere a compromessi rispetto alle emozioni, respingendo il cambiamento stesso. "Abbiamo paura del cambiamento perché abbiamo paura dell'ignoto. Ci piace ciò che ci è familiare, e quindi troviamo abitudini o schemi che ci fanno sentire a nostro agio. Cambiare significa quindi crescere, e può essere molto spaventoso", dice Chris Sullivan.
Lucy Liu, invece, traccia un paragone con il suo personaggio: "Rebekah è stata costretta a cambiare a causa di un tragico incidente. Altrimenti non avrebbe cambiato. Era bloccata e rigida nel modo in cui voleva che andasse la vita di suo figlio. E credo che questo abbia creato un percorso e un rapporto molto difficile. Con il marito, con la figlia. Quando si è costretti a fare una cosa del genere, quando si perde qualcosa, si crea uno spazio. E quando si crea lo spazio, riusciamo ad ammorbidirci".
Presence è stato realizzato in una manciata di giorni, è suddiviso in diverse scene girate in piano sequenza e sfrutta un unico spazio, quello della casa. "È diventato più che altro un palcoscenico teatrale, e credo che ci fosse una forte libertà", spiega Lucy Liu. "Ma non si trattava di una ripresa tradizionale, e non si può nascondere se c'è un errore di editing". Per Sullivan non è stato il luogo ma la posizione ad influire sulla recitazione. "Il film è stato girato con un obiettivo grandangolare da 14 millimetri. Da un'unica prospettiva. E quindi la curva di apprendimento della performance è stata diversa. Abbiamo fatto cose diverse a seconda delle dimensioni dell'obiettivo. Non c'erano modifiche. Stavamo semplicemente vivendo".
L'horror contemporaneo secondo Soderbergh

Il film di Soderbergh potrebbe definirsi un elevated horror; un horror d'autore, che rifiuta il jumpscare per agganciarsi invece alla paura psicologica. "Penso che i thriller psicologici o abbiano a che fare con il punzecchiamento della mente e le macchinazioni interne, cose che non sono tangibili", conclude Lucy Liu, alla fine del nostro slot video. "Vedere qualcuno che va in giro con una maschera e un coltello sia legato al jumpscare. Ma quando non si può vedere qualcosa, è più pericoloso. E credo che questo renda la tensione di Presence, che David Koepp ha scritto in modo così efficace. Un lavoro di scrittura, c'è più ansia e c'è la sensazione di essere sul filo del rasoio rispetto a e qualcuno che salta fuori dal bosco".