Steven Soderbergh attraverso Presence non racconta solo una storia di fantasmi, bensì struttura al meglio l'idea - al netto della riuscita - di cosa voglia dire essere un regista. O meglio, di cosa voglia dire osservare e quindi raccontare. Curioso, tra l'altro, che il film sia nato da uno spunto reale (?), in quanto il regista sostiene di vivere in una casa dove aleggerebbe uno spirito.

In accordo con la moglie lo chiamano Mimi. Tuttavia, Soderbergh pare essere scettico sull'esistenza dei fantasmi. Sì, un pensiero abbastanza contraddittorio, ma poco importa: quello del regista di Ocean's Eleven è un film che riflette sullo spazio, sul tempo e, appunto, sul punto di vista. Ottanta minuti girati in POV in cui l'assenza diventa presenza, mentre i confini dell'horror soprannaturale diventano via via più sfumati, fino a perdere la concezione del genere stesso.
Presence, c'è un fantasma in casa: la trama

L'archetipo del più classico film di paura, elementi quasi ancestrali e, in un'epoca di linguaggi evoluti (o involuti), di inaspettato conforto. Perché Presence inizia e finisce nella stessa casa, location da sempre e per sempre adatta alle ghost story. Una grande casa appena acquistata dalla famiglia Payne: Rebekah, il marito Chris e i loro figli, Tyler e Chloe (Lucy Liu, Chris Sullivan, Eddy Maday, Callina Liang). Non stanno attraversando un buon momento: Chloe è ancora segnata da un traumatico evento, mentre Rebekah pare essere coinvolta in reati finanziari. Insomma, le acque in casa non sono tranquille. Come se non bastasse, pare che l'appartamento sia già occupato da una presenza forse poco incline ai nuovi ospiti.
Lo sguardo di Steven Soderbergh
Tutto qui? Abbastanza. Perché Presence è un film estremamente concettuale, sia nel racconto sia nelle emozioni. A scrivere la sceneggiatura c'è David Koepp, idealizzando il testo come se fosse una pièce teatrale; una Off-Broadway dove l'introspezione si fonde con il fumo delle sigarette. Ciò che accade davanti a noi, sul palco, è quanto dovrebbe bastare al pubblico. Undici giorni di riprese, una troupe snella e una messa in scena composta da lunghe e, a volte, stranianti inquadrature. Potrebbe essere tutto fine a sé stesso, e anche un filo ridondante (e incostante). È vero, l'incisività non è così mordace e la tensione spesso sfugge, ma il finale - che non vi riveliamo - merita lo sforzo.
La sensazione, vedendo Presence, sfiora il voyeurismo: in qualche modo siamo noi che osserviamo i protagonisti, li seguiamo, spiandoli nella loro diretta intimità. Eppure, Presence è una storia di spettri, e allora non possiamo non considerare l'elemento ectoplasmatico: c'è un fantasma che non vediamo, ma lo percepiamo attraverso un interessante uso del rumore e dell'effetto (il parquet che scricchiola, i lampadari che sfrigolano), e tramite le impercettibili vibrazioni di una telecamera che si prende il ruolo di narratrice, diventando direttamente il fantasma che si aggira nella casa. Un'intuizione non originalissima, ma comunque efficace.

Presence è un film sull'osservazione, e sull'attenzione: Steven Soderbergh, regista eccelso capace di poter dirigere qualsiasi cosa, sfida lo sguardo dello spettatore, dando alle scene un risalto apparente senza essere schiavo delle leggi che regolano il terrore sul grande schermo. E oggi, mentre la soglia della distrazione si abbassa sempre di più, titoli come questo ricordano quanto la libertà artistica sia qualcosa da preservare. Come? Ponendo le giuste domande: e se non fossimo noi gli osservatori delle nostre vite, bensì fossimo gli osservati? Un quesito molto più spaventoso di un fantasma.
Conclusioni
Presence è la dimostrazione di quanto Steven Soderbergh sia un regista eccelso. Un horror che non è un horror, bensì la teorizzazione dell'orrore attraverso un punto di osservazione. Se il ritmo, a volte, si chiude e si blocca, dall'altra parte l'opera ha anche una diversa lettura, diventando specchio di un certo cinema.
Perché ci piace
- Lo spunto e l'atmosfera.
- Soderbergh è un regista eccezionale.
- Il finale.
Cosa non va
- Forse, a volte troppo compassato.