Da grandi animali, derivano grandi emozioni. Perdonateci la banalità di questo riferimento al mondo di Spider-Man, ma è del tutto veritiero di quello che ci ha trasmesso Polar Bear, il nuovo documentario Disneynature diretto da Alastair Fothergill e Jeff Wilson che arriva sulla piattaforma Disney+ tra i contenuti resi disponibili per la Giornata della Terra del 22 aprile 2022. Un film che racconta creature maestose e dalla grande resilienza, necessaria per sopravvivere nell'ambiente impervio in cui si trovano a vivere, e si avvale della voce narrante originale di Catherine Keener e di un impianto visivo che immerge lo spettatore nei luoghi suggestivi in cui si muovono.
Raccontare gli orsi polari
Nella miglior tradizione Disneynature, Polar Bear non si limita a illustrare il mondo degli orsi polari, ma ha un impianto narrativo che mette al centro alcuni esemplari e la relativa storia tra difficoltà ed emozioni. "Jeff e io facciamo anche documentari più standard" ci ha raccontato Alastair Fothergill, "ma le produzioni Disneynature sono uniche, sono dei veri e propri film, e scriviamo una vera e propria sceneggiatura come se fosse un film di Hollywood. Sappiamo dalle nostre esperienze passate il tipo di sequenze che potremmo girare, le loro difficoltà e peculiarità e costruiamo la nostra storia." Ma non è tutto così semplice perché "gli orsi non leggono i nostri script" e così ci si trova a una percentuale alta di situazioni prevedibili, ma anche un 40% di sorprese in cui bisogna esser bravi a improvvisare.
La variabile ambientale
Uno dei motivi di queste sorprese è il cambiamento climatico, che sta portando gli orsi polari ad agire in modi diversi da quanto accadeva anche solo cinque o dieci anni fa. L'abilità di Alastair Fothergill e Jeff Wilson deve essere di reagire a ciò che accade e integrare tutto nella storia che avevano in mente, rendendo il film spettacolare ed emozionante, "d'altra parte questi film funzionano se riescono a catturare lo spettatore per 70, 75 minuti" ha detto ancora Fotherhill. E la storia di Polar Bear emoziona nel seguire la vita di un orso polare nel corso di 15 anni, con il valore aggiunto di poter approfondire il riscaldamento globale e il suo effetto sul territorio.
"Abbiamo lavorato ai poli per oltre vent'anni e conosciamo bene la natura mutevole di quei luoghi" ha spiegato Jeff Wilson, "e uno dei motivi che ci ha spinti a raccontare una storia di questo tipo è di avere un intervallo di tempo che potesse aiutare la gente a capire quanto il mondo stia cambiando anche solo nello spazio di una vita. Crediamo sia un messaggio molto potente che in soli 15 anni l'Artico cambi in modo così significativo." Un messaggio potente, enfatizzato dall'uso di un racconto che mette al centro la figura di un'orsa e suscita immedesimazione da parte dello spettatore.
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Immagini indimenticabili
Dicono il vero i due registi quando parlano di una storia potente ed emozionante, ma ci siamo chiesti quale sia l'immagine o il momento che è rimasto loro impresso di questa esperienza. "È difficile scegliere un momento, perché abbiamo voluto fare questo film per dieci anni e ne abbiamo impiegati quattro per realizzarlo" ha dichiarato Fotherhill, "ma i momenti più emozionanti riguardano noi sul campo e le esperienze vissute in prima persona. Un momento magico e incredibile è quello in cui la nostra protagonista ha avuto il suo primo cucciolo. Ero con gli operatori quel giorno, viaggiavamo con lei, e vedere la sua gioia e quella del cucciolo è stato un momento speciale."
Per Jeff Wilson è invece il momento in cui si sono imbattuti in una carcassa di balena, che ha dato nutrimento agli orsi dell'area. "Un orso sazio è un orso felice" ci ha detto "gli orsi sono spesso solitari e sempre alla ricerca di cibo, ma vedere molti di loro riuniti in un posto, sazi e felici, a giocare insieme, è un momento che mi resterà sempre impresso nella memoria e nel cuore."