I pivieri sono uccelli migratori, durante l'inverno si spostano alla ricerca di posti più caldi, a temperature fredde non sopravvivrebbero. Ploi, protagonista della prima avventura animata firmata dal regista islandese Árni Ólafur Ásgeirsson, è uno di loro, un cucciolo di piviere che vi porterà nei luoghi della tenerezza e dell'infanzia.
Per scrivere la recensione di Ploi, in sala dal 21 novembre, è stato necessario tornare bambini: sarebbe impossibile guardare la storia del pulcino che ha paura di volare, senza lo sguardo della fanciullezza sul mondo.
Il film parla al pubblico dei più piccoli, lo fa con il loro linguaggio e obbedendo ad un intento prettamente educativo; tutta la narrazione è al suo servizio, ragion per cui risulterà molto meno digeribile ad uno spettatore adulto.
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La trama: una favola per i più piccoli sul senso della vita
La storia raccontata da Ploi segue un modello narrativo classico della tradizione animata per bambini: un piccolo racconto di formazione che in questo caso parte da un tenerissimo pulcino di piviere, che per paura di volare, non riuscirà a migrare insieme alla sua famiglia verso paesi più caldi.
Ogni anno lo stormo guidato da 'Papà' viaggia infatti per migliaia di chilometri e ogni anno arrivato a destinazione deve vedersela con le minacce del terribile falco Shadow, che un giorno assalirà Ploi, ancora incapace di volare. Lo salverà 'Papà' a costo della vita. Il pulcino non si riprenderà tanto facilmente, perderà fiducia in se stesso e al momento di ripartire non avrà il coraggio di spiccare il volo insieme agli altri. Con l'aiuto di una pernice bianca, il solitaria Giron, cercherà di sopravvivere all'inverno e di ritrovare la sua famiglia per proteggerla dall'ennesimo attacco di Shadow.
Il cammino di Ploi diventa emblema di quegli insegnamenti di vita che accomunano ogni specie animale e ogni essere umano: crescere e aprirsi al mondo superando le paure, facendo i conti con la morte, la solitudine, la perdita, i buoni e i cattivi. Perché arriverà il giorno in cui non ci sarà più uno stormo a proteggerti e tutto dipenderà da te e dalla tua capacità di scegliere.
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I personaggi: uccelli, volpi e pernici per raccontare la difficoltà di crescere
Ognuno dei personaggi in scena rappresenta un'umanità variegata: dalla pernice solitaria e diffidente che rivelerà un inaspettato istinto di protezione verso l'altro, alla disarmante e infinita tenerezza di un pulcino che deve imparare a reggersi sulle proprie ali, a Ploviera, immagine dell'amore per cui Ploi scoprirà il coraggio di spiccare il volo, al bullo di turno, Sloi, sicuro e pieno di sé. Fino a tutta l'allegra e bizzarra brigata di animaletti che incontrerà durante il viaggio: un ottimista e divertente topino, una volpe esperta di cucina, l'umile e silenzioso cervo protettore della tundra.
Quella raccontata da Ásgeirsson è anche una storia di riscatto degli ultimi, di accettazione di se stessi, di conquista della vita adulta, di resistenza e di come chiunque possa nella sua quotidianità diventare un eroe: basta aprire le ali. La magia dell'animazione fa il resto rendendo tematiche universali e complesse comprensibili a uno spettatore che va guidato e accompagnato, per questo il film parla la lingua dei più piccoli. Una favola che non risparmia momenti drammatici - la perdita del padre, gli incubi di un cucciolo alla mercé degli eventi, l'incontro con l'altro al di fuori del nucleo familiare, la capacità di adattarsi, il trauma della separazione dal nido - e che nello stesso tempo non lesina sugli aspetti più propriamente fanciulleschi della storia: non mancano infatti la leggerezza, i colori e le gag cartoonesche tipiche di una narrazione animata e necessarie a conquistare il cuore dei bambini.
Meno coinvolti saranno gli adulti che per sopravvivere a un ritmo del racconto non sempre incalzante, dovranno fare appello alla propria infantile capacità di meravigliarsi ancora. E chissà, che uscendo dalla sala con il naso rivolto all'insù, non capiti di pensare che da qualche parte ci sarà un Ploi che lotta per conquistarsi il proprio pezzo di cielo.
Conclusioni
Un film sulla paura di crescere e sulla conquista del proprio spazio nel mondo: è quello che rimane alla fine della recensione di Ploi. L'animazione del regista islandese Árni Ólafur Ásgeirsson parla ai più piccoli con un intento prettamente educativo e nello stesso tempo esige dallo spettatore più adulto uno sguardo da bambino. Ancora una volta il linguaggio animato si dimostra veicolo privilegiato di tematiche complesse e universali per l'infanzia.
Perché ci piace
- L'infinita tenerezza del piccolo protagonista, Ploi, simbolo della lotta per diventare grandi e del superamento della paura di crescere.
- La leggerezza e la delicatezza con cui gli autori riescono a raccontare tematiche come la perdita, la crescita, la necessità di spiccare il volo e compiere delle scelte adulte.
- La bizzarra brigata di animali: volpi, uccelli, topolini, cervi e pernici che altro non sono se non aspetti diversi dell'umanità. A loro il compito di strappare qualche risata.
Cosa non va
- Il linguaggio e lo sguardo del film sono quelli dei bambini, ragion per cui Ploi potrebbe risultare difficilmente digeribile da un pubblico adulto.