Plan 75, la recensione: un mondo (distopico) di anziani senza futuro

La recensione di Plan 75: distopia, presente-futuro, l'anzianità e la forza lavoro, un inno alla vita più che alla morte che lascia aperta una scelta. Tanti sono gli elementi presenti nel film di Chie Hayakawa con protagonista Chieko Baisho al cinema dall'11 maggio.

Plan 75, la recensione: un mondo (distopico) di anziani senza futuro

Parte da una premessa non poi così distopica la nostra recensione di Plan 75 di Chie Hayakawa, il film con Chieko Baisho, già a Cannes e Torino, che arriva al cinema dall'11 maggio con Tucker Film dopo la presentazione al Far East Film Festival 2023 e il Premio alla Carriera dato all'attrice protagonista. Questo perché, a pensarci bene, potrebbe davvero accadere tra qualche anno nel nostro presente e nella nostra realtà. In un'idea avvincente e disturbante per un'opera prima come quella della giovane regista, che sembra strizzare l'occhio a Black Mirror ma si rivela presto molto più concreto e attuale, nella messa in scena come nella trama. Tutto parte da un Giappone presente-futuro in cui è stato approvato il Piano 75 del titolo, secondo il quale tutte le persone che superano i 75 anni di età sono chiamate a scegliere se morire con l'aiuto dello Stato (e dei soldi lasciati alla famiglia), per provare a risolvere il "problema" dell'invecchiamento della popolazione.

Legge 75: la trama del film

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Plan 75: una foto

A questo punto parte la vera e propria trama del film. Vediamo questa nuova Legge 75 attraverso il punto di vista di Michi (una struggente Chieko Baisho che dona al proprio personaggio gentilezza ed eleganza), che lavora come donna delle pulizie in un albergo. Un lavoro umile che presto le viene tolto. Se prima, ricevendo una telefonata dal governo (un'idea che fa venire la pelle d'oca e ci ricorda come siamo tutti controllati, anche nella nostra realtà) aveva declinato il Plan 75, ora non può più tirarsi indietro, soprattutto perché non ha nessuna fonte di reddito e quindi per la società non è più utile e produttiva (ancora una volta, un presente-futuro non così lontano). A questo punto inizia uno strano rapporto d'amicizia con la ragazza del call center che è diventata il suo riferimento per il Piano 75, Yoko (Yumi Kawai), che le si affeziona anche se non dovrebbe. Quello che Michi cerca, come chiunque di noi se fossimo al suo posto, è qualcuno con cui parlare, non avendo familiari rimasti in vita, e Chieko riesce a donarle una grazia e una compostezza che non tutti saremmo capaci di mantenere in quel frangente. La pellicola fa drammaticamente riflettere su dilemmi etici molto più vicini a noi di quanto vogliamo ammettere e ci costringe a guardarci allo specchio.

Un futuro che è il nostro quasi-presente

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Plan 75: una sequenza del film

C'è stata molta cura da parte di Chie Hayakawa nel mettere in scena il suo Giappone poco distopico, utilizzando location e una fotografia che sembrano venire appositamente dall'oggi, dal qui e ora, piuttosto che da quello che sarà, per acuire l'urgenza di ciò che vuole comunicare. Non manca però, grazie alla sua regia, il senso claustrofobico di un mondo che sembra pronto a cancellarti non appena non sei più "utile" alla società. Ambienti freddi - quelli governativi, anche dove l'eutanasia dovrebbe essere praticata "abbracciando" i pazienti e facendoli sentire a proprio agio - si contrappongono alla casa di Michi, calda e accogliente dove ha vissuto gran parte della propria vita, dove custodisce tutti i propri segreti e ricordi più preziosi, e che ora è costretta a chiudere negli scatoloni per un trasloco nell'Aldilà, senza poterli donare alla memoria, ma sapendo che finiranno nel dimenticatoio del vuoto. Mettere in scena un tema così attuale e delicato come quello dell'eutanasia in questo modo così estremo è quanto mai coraggioso e lungimirante.

Tre storie, tre scelte

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Plan 75: un momento del film

Quello di Michi non è l'unico punto di vista per raccontare il Plan 75. Hiromu Okabe (Hayato Isomura) è un venditore di questa Legge che si ritroverà tra due fuochi quando a volervi partecipare sarà lo zio anziano. Chiude il trittico Maria (Stefanie Arienne), una giovane operaia filippina che si ritroverà a lavorare per il suddetto Piano per riuscire a pagare le esorbitanti spese mediche della figlioletta malata. Plan 75 è una questione di scelte, che i personaggi così come gli spettatori sono chiamati a fare, e sceglie di esserlo fino alla fine. Appare infatti interessante che la regista abbia optato di mettere i propri personaggi davanti ad un bivio anche nell'epilogo, lasciandoli sospesi, e dando al pubblico il compito di interpretare e completare la frase che è la loro vita proprio come nei quiz online o sulle riviste. Solo che questa volta si tratta della vita vera, contro cui dobbiamo sbattere la testa ogni giorno, ed è questa verosimiglianza e vicinanza a rappresentare la forza più grande della pellicola. La recitazione mai esasperata ma sempre misurata chiude perfettamente il cerchio di queste esistenze sul filo della memoria e della dignità di esseri umani, eternamente in bilico tra il voler vivere e il lasciarsi morire.

Conclusioni

Nel chiudere la recensione di Plan 75 ribadiamo come sia un film che parli al nostro presente molto più di quanto sembri di primo acchito. Grazie a degli interpreti funzionali, capitanati da Chieko Baisho, e ad una messa in scena semplice ma curata, la restituzione del realismo contemporaneo è il regalo più grande che dona il film.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La gentilezza e la compostezza di Chieko Baisho alla sua Michi.
  • La regia di Chie Hayakawa, puntuale e ancorata al presente.
  • La tematica dell'eutanasia e del trattamento degli anziani nella società.

Cosa non va

  • Si tratta di un film che vive di silenzi e di sguardi più che di azioni.
  • Il finale volutamente aperto potrebbe non accontentare tutti.