Lo abbiamo scritto nella nostra recensione, e lo ripetiamo: c'è una grande differenza tra la cattiveria gratuita e la scorrettezza comica. Poi, chiaro: il giudizio è negli occhi di chi guarda, ma la moralità, se di morale dobbiamo parlare, è altamente relativa tanto in tv quanto al cinema: bisognerebbe invece seguire una scorrettezza ragionata, per non tradire il senso stesso della comicità satirica. Del resto, quello di Pio e Amedeo è intrattenimento (spudorato intrattenimento), e l'intrattenimento non prevede l'educazione dello spettatore, per buona pace dei tribunali via social, pronti a scegliere il cattivo di turno (lo ripetiamo, citando Boris: "un paese di musichette mentre fuori c'è la morte").
Dunque, il loro Come può uno scoglio, diretto da Gennaro Nunziante, funziona, diverte e, naturalmente, intrattiene. L'uscita in sala del film ci ha dato l'opportunità di intervistare Pio e Amedeo, chiacchierando con loro di comicità, di musica - quella musica assoluta protagonista del film - di scorrettezza. Quella scorrettezza trasversale, che si divincola dal politically correct: "Non abbiamo ancora un argomento tabù. Forse, non abbiamo ancora scherzato con la religione", spiegano Pio D'Antini e Amedeo Grieco. "Del resto, se sei protetto dalla risata, puoi scherzare su tutto: ecco, l'importante è non essere volutamente cattivi. Noi siamo scorretti, è diverso. E se cogli la differenza, puoi scherzare su tutto".
Come può uno scoglio: intervista a Pio e Amedeo
A proposito di cattiveria, parafrasando Jessica Rabbit, Pio e Amedeo scherzano così: "Non siamo cattivi, è che ci disegnano così. Anzi, conviene disegnarci cattivi, in questa società c'è sempre bisogno di un nemico. Fa comodo etichettarci in un certo modo L'importante è fregarsene, e ci prendiamo la responsabilità di affrontare determinate polemiche". Come può uno scoglio, tra l'altro, arriva in un momento delicato per la commedia italiana, che sembra non essere più il genere di riferimento del pubblico. In questo senso, il film di Nunziante, riprende l'archetipo della commedia dura e pura, puntando sulla comicità diretta, e racchiusa in novanta minuti. I tempi comici, dunque, sono fondamentali.
Ma quanto è cambiata oggi la comicità, in relazione alla velocità di TikTok o Instagram? "È stimolante fare comicità oggi, perché ci si adatta ad un nuovo mezzo. Siamo attivi sui social, ma non vogliamo essere inflazionati", spiega il duo foggiano. "I social danno l'illusione di essere arrivati: molti hanno grandi numeri, tanti followers, ma poi al cinema, in tv o a teatro non funzionano. Bisogna essere sempre guardinghi. Poi alcune cose fanno ridere, come i meme. E soprattutto, fa ridere la verità. Non bisogna essere ancorati al minuto: si può far ridere anche in un'ora e mezza".
Pio e Amedeo ci anticipano Come può uno scoglio... e la loro idea di commedia
Tra musica e satira politica
Scorrettezza, sì, ma anche risate e un tratteggio musicale molto originale. Sì perché la trama di Come può uno scoglio ruota attorno a Pio, placido candidato sindaco, con la passione per la musica (è stonato ma vorrebbe fare la rockstar), risvegliato dall'irruenza di Amedeo, suo autista ed ex galeotto. Tra citazioni canore e spassosi jukebox, il film riesce a mettere nella stessa frase Lou Reed e Murolo "Le trovate sono la fusione perfetta tra le nostre visioni musicali, e quelle di Gennaro Nunziante, più vicino al rock anni 70", raccontano Pio e Amedeo. "Da lì, è nata l'assonanza tra Murolo e Lou Reed per una scena molto divertente...". In chiusura, un accenno alla politica: "Cerchiamo di fare satira su tutto. Al di là dello scenario politico. Sì, c'è una scena ben precisa, ma è riferita al contesto cinematografico...".