Domenica 1 e lunedì 2 novembre andrà in onda su Rai Uno il nuovo ambizioso progetto realizzato da RaiFiction e LuxVide: Pinocchio. Dopo trentasette anni dall'indimenticabile sceneggiato in sei puntate firmato da Luigi Comencini, Rai affida ad Alberto Sironi un incarico di responsabilità: non solo per l'inevitabile confronto con l'illustre precedente, ma anche per la necessità di gestire un cast misto, in parte italiano e in parte anglosassone, tra cui spiccano molti volti noti: Bob Hoskins nel ruolo di Geppetto, Luciana Littizzetto in quello del Grillo Parlante, Violante Placido in quello della Fata Turchina. A cui non sono secondi per bravura il giovane Robbie Kay, nei panni del burattino diventato umano, e la malefica quanto maldestra coppia del Gatto e la Volpe, interpretati da Francesco Pannofino e Toni Bertorelli. Insieme a molti membri del cast, hanno presentato la pellicola Tinni Andreatta, responsabile fiction Rai Uno, il produttore Ettore Bernabei e gli sceneggiatori Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta.
Tinni Andreatta: Pinocchio fa parte di una nuova collana di produzione Rai, Le storie della storia, che comprende biografie, racconti storici, adattamenti letterari. Questa è in effetti una storia tra le storie, un racconto italiano conosciuto in tutto il mondo, che ha avuto nel tempo tanti adattamenti. La domanda che ci siamo fatti era relativa a quale chiave narrativa dare. Abbiamo scelto quella della storia di formazione, di crescita, di maturazione, dall'infanzia all'età della consapevolezza, in cui si riesce a distinguere il bene dal male. Nel mondo di Collodi la funzione del genitore era chiarissima, oggi invece questo ruolo è infinitamente più complesso. E' giusto quindi raccontare un romanzo che è anche quello del genitore, che come il figlio attraverso un viaggio impara il modo giusto di amare. In questo taglio abbiamo coinvolto l'Inghilterra, realizzando un cast straordinario e una regia dal realismo magico. Ricordo inoltre che le musiche sono state realizzate dal premio Oscar Jan A.P. Kaczmarek.
Alberto Sironi: Un regista italiano chiamato a dirigere Pinocchio che dicesse di no sarebbe davvero un cretino. Specialmente con una sceneggiatura straordinaria come questa, molto moderna, che ha saputo raccontare anche tre personaggi femminili molto lontani dall'originale: una fatina più birichina, che non è la solita mamma travestita, e un Grillo che non sparisce subito come quello della fiaba, perché sarebbe stato difficile far sparire Luciana Littizzetto, con cui ci siamo molto divertiti con il nostro tragico inglese che non sappiamo, e poi la maestra Margherita Buy che nella fiaba aveva un ruolo molto marginale. Abbiamo avuto poi due straordinari inglesi: Robbie Kay, che ha una consapevolezza veramente unica per la sua età, e poi Geppetto. Bob Hoskins mi aveva detto: "Io accetto di interpretare un uomo talmente solo da arrivare a fabbricarsi un figlio, ma le cose più italiane, patetiche, non le faccio", e quindi siamo stati alla larga anche dai sentimentalismi. Ho instaurato un buon rapporto con gli attori, il che mi è stato facile, venendo dal teatro, e più di così non potevo fare.Perché si è scelto di riproporre questo classico? Ettore Bernabei: E' una fiaba che non tramonta mai, che si inscrive nella tradizione di Esopo, Fedro, Boccaccio. Ripenso agli ultimi anni di Fellini, in cui una volta abbandonato il sogno di fare un film sulla vita di Dante si pensava ad un progetto di Zanzotto sulle grandi fiabe italiane. Questa fiaba poi ha sempre motivi di attualità, e non si tratta di una ripetizione di quello che è stato fatto da Comencini, ma è tutta un'altra cosa, e non a caso è internazionale, mette insieme lo spirito italiano e quello inglese. E anche il pubblico di oggi è diverso da quello di allora, deve poter riflettere senza sentimentalismi. Pinocchio è non soltanto una fiaba piena di realtà, come del resto tutta la grande finzione scenica, ma è la realtà, che non è nei reality. Tocca le corde dell'umanità attraverso i secoli, è una grande parabola della vita umana con riflessi attuali: come la questione del volersi arricchire, di cercare il paese dei balocchi, l'illusione della vita facile, per poi ridursi ad asinelli che trainano un carretto. Però finisce con una speranza, padre e figlio si ritrovano e ricominciano una vita luminosa insieme.
Cos'hanno voluto aggiungere gli sceneggiatori al romanzo?
Ivan Cotroneo: Siamo anche stati più attenti alla figura di Geppetto, dell'uomo che impara ad essere padre. In più abbiamo voluto dare omaggio a uno dei più grandi capolavori italiani.
Robbie, conoscevi questa favola prima di recitare la parte di Pinocchio? Robbie Kay: Avevo già letto la storia, e avevo visto anche la versione Disney e sapevo che era italiana.
Violante, come mai niente capelli turchini? Violante Placido: Abbiamo scelto un look più naturale, per rendere la fatina un personaggio più umano.
Luciana, quello del Grillo è un personaggio che senti tuo?
Al Gatto e alla Volpe chiediamo: quanti gatti e quanti volpi ci sono nel mondo attuale?
Francesco Pannofino: E' pieno di gatti e volpi, i nostri sono forse i personaggi più attuali, sono gli imbroglioni. Sono due cattivelli e nonostante ciò molto amati dai bambini, anche io ho visto la serie di Comencini, quando ero alle medie perché sono più vecchio di Luciana, ed è molto difficile essere all'altezza dei vecchi interpreti. Non so se ci siamo riusciti, ma ci siamo divertiti tantissimo, anche perché dove abbiamo girato, a Civita di Bagnoregio, si creava davvero l'atmosfera di Pinocchio. Inoltre mi sono davvero depresso vedendo il nostro disegno segnaletico, non potevo credere di essere davvero io quello, e mi sono ripreso da poco. Toni, invece, ancora non si è ripreso.
Toni Bertorelli: I cattivi di Collodi sono facilmente identificabili, oggi invece sono più nascosti, non riesci a riconoscerli in modo così immediato.
Toni Bertorelli: Io da bambino Pinocchio lo sapevo a memoria, mentre ora che l'ho dovuto recitare purtroppo l'ho dimenticato. Il Gatto e la Volpe come si direbbe a Napoli sono due fetentoni, gli va sempre male. Sono goffi, non sono i Casalesi, sono molto meno pericolosi, e alla fine sono quasi simpatici.
Francesco Pannofino: Pensate poi alla potenza della favola, due animali diversi che si dicono fratelli alla fine fanno persino dimenticare di essere degli animali.
Violante, parlaci della tua fatina. Violante Placido: E' una figura che mi evoca qualcosa di vicino a un dio, che può dare la vita e illuminare il cammino, ma proteggere soltanto fino a un certo punto. Ci sono anche momenti crudeli, non è soltanto delicata, perché la vita è fatta anche di pericoli, di momenti in cui ci si mette in discussione. Il cuore di Pinocchio batterà solo quando imparerà a dare il giusto valore ai sentimenti. Inoltre, anche per me lavorare a questo progetto è stato un vero onore.
Robbie, ti è stato difficile interpretare la parte di un bugiardo?
Luciana, chi è per te il Grillo Parlante? Luciana Littizzetto: Non solo gli attori, ma anche noi comici, che mettiamo alla berlina tutto ciò che succede, come è giusto che sia. Qui si racconta di un bambino curioso, che non è per niente una cosa brutta, perché con la curiosità si diventa trasgressivi: in questo racconta veramente come sono fatti i bambini. E' bello far vedere che ci sono anche bambini normali, che non stanno tutto il giorno davanti al Game Boy o alla tv.
Rispetto allo stile narrativo, quella del realismo magico è una giusta definizione? Alberto Sironi: Dal punto di vista estetico mi sono ispirato alle illustrazioni dei libri più che al vecchio sceneggiato, in particolare il libro che avevo io era illustrato da un russo, e Pinocchio era sempre immerso nella neve. Ho cercato di togliere ogni provincialismo, di essere il più possibile pittorico, con riferimento alla scuola italiana, quindi definire il mio stile un realismo magico lo considero un complimento importante.
Come mai non avete scelto di farlo uscire a Natale? E ci sarà una versione cinematografica? Tinni Andreatta: La versione cinematografica esiste, e abbiamo anche degli interessi per la distribuzione, ma non è un genere che può andare bene solo a Natale. Abbiamo chiesto noi di andare in prima visione tv. Volevo anche sottolineare che la prima puntata finisce come finiva la prima stesura originale di Collodi, che ha poi scritto il seguito sotto la pressione dei lettori, quindi abbiamo mantenuto questa scansione.
Violante, come vivi questo momento in cui sei impegnata nei ruoli più diversi? Violante Placido: Sto cercando di crescere attraverso queste esperienze straordinariamente stimolanti, e anche questa è un'occasione molto interessante, grazie ad un regista che ha molto da offrire. Comunque io penso al presente.