"Aveva così tanto materiale che avremmo potuto fare una serie" ha dichiarato Francesco Lettieri alla presentazione di Pino, il documentario che ha realizzato sulla figura di Pino Daniele, in sala per 3 giorni a partire dal 31 marzo grazie a Lucky Red. E dopo la visione del film ammettiamo che non ci sarebbe dispiaciuto restare più a lungo nel mondo artistico e nella Napoli del cantante scomparso dieci anni fa. 10/70, un doppio anniversario tra quello della morte del 10 gennaio e quello dalla nascita dello scorso 19 marzo, che è però solo "una scusa" per raccontare quello che l'artista partenopeo è stato e ancora significa per la città e per la musica italiana in generale.

Un progetto che Lettieri ha realizzato con il supporto della Fondazione Pino Daniele e in particolare di Alessandro Daniele, figlio dell'artista, che appare anche nel film nella linea narrativa che fa da cornice e filo conduttore per il materiale d'archivio che viene proposto, insieme a Federico Vacalebre. Un racconto che ha come culmine il ritrovamento del brano inedito Tiène 'mmano, presente nel film insieme a tante altre canzoni celebri di Pino Daniele. Di Pino e le scelte relative alla sua realizzazione abbiamo potuto parlare con Francesco Lettieri nell'intervista che trovate a corredo di questo articolo, ma anche nella conferenza stampa romana, in cui il regista è intervenuto insieme ad Alessandro Daniele.
Un tesoro inestimabile
"Sono contento di aver dato un contributo a questo progetto" ha infatti dichiarato Alessandro Daniele, spiegando che "per la prima volta abbiamo aperto gli archivi della Fondazione e quelli privati di famiglia". Un modo per permettere a Lettieri di avere "la massima libertà di mostrare Pino, ma avendo del materiale esclusivo". E Francesco Lettieri c'è riuscito, come sottolinea il figlio dell'artista: "è stato capace di far rivivere mio padre nel tessuto della Napoli attuale", perché, è bene sottolinearlo, "la sua opera continua a essere presente."
Per questo ha molto senso l'operazione del regista, che oltre a costruire un racconto basato su immagini di repertorio prese dall'archivio e accompagnarle alle interviste di tanti amici e colleghi che hanno conosciuto e collaborato con Pino Daniele, ha anche costruito dei videoclip per accompagnare alcune delle canzoni con immagini dalla Napoli contemporanea, per sottolineare come quei testi, "quasi delle sceneggiature di film", siano ancora oggi attuali e come "la Napoli che cerco di rappresentare, la Napoli della mia infanzia, in qualche modo esista ancora."
La canzone inedita presentata in Pino

Uno dei valori aggiunti del documentario è anche la presenza della canzone inedita a cui abbiamo accennato anche in precedenza, emersa dall'immenso archivio della Fondazione e centrale nello sviluppo del documentario. "Ogni disco, sin dai primi, nascondono sempre degli outtake" ha spiegato infatti Alessandro Daniele, "questo racconta anche la ricerca musicale di mio padre, così come le versioni alternative di alcuni brani, che raccontano il lavoro che è stato fatto, a volte scartate perché non rappresentavano quel suono mediterraneo che cercava. Altre perché potevano non essere in linea con il colore di quel progetto specifico." Il primo accenno alla canzone nel documentario è dalle parole di Tony Esposito, che l'ha ricordata nel corso del suo contributo: "Quando mi hanno raccontato che Tony l'aveva canticchiata, abbiamo cercato se fosse presente negli archivi e l'abbiamo trovata", preferendo inserire proprio quel bravo perché emerso in modo spontaneo lavorando a Pino.
L'uomo e l'artista

Il documentario racconta il Pino Daniele artista, ma anche quello più intimo e privato, dando spazio anche a video in famiglia ai quali Alessandro si deve ancora abituare, ma che ha accettato di introdurre fidandosi dell'intuizione di Francesco Lettieri. Un ritratto che emerge anche dalle interviste ai tanti che sono intervenuti, che il regista ha scelto di presentare soprattutto in voice over per accompagnare le immagini. "A me l'idea dell'intervista fissa non piace" ha spiegato infatti Lettieri, "e ho cercato una soluzione per avere un film che fosse esteticamente bello. Alla fine queste voci diventano una sorta di voice over corale che si mantiene in secondo piano e rende protagonista Pino e il materiale d'archivio che avevamo." Nella speranza di "aver contribuito nel mio piccolo a mostrare un pezzo in più di Pino."