La scintilla tra Pink e Michael Gracey è scoccata ai tempi di The Greatest Showman: la cantante ha interpretato il brano A Million Dreams, presente nella colonna sonora del film d'esordio del regista. I due si sono ritrovati per realizzare Pink: All I know so far, documentario in cui Gracey segue la cantautrice dietro le quinte del Beautiful Trauma World Tour, nella stagione 2018/2019.
Disponibile su Amazon Prime Video dal 21 maggio, Pink: All I know so far racconta sia l'artista che la donna. Quando Pink parla di sé in modo più intimo, Gracey la ritrae in bianco e nero. Sul palco invece è un tripudio di colori. Il rapporto con la sua famiglia, composta dal marito Carey Hart e i figli Willow e Jameson, è importante tanto quanto il lavoro necessario per allestire un grande spettacolo.
Il culmine del film è l'esibizione a Wembley: "C'era qualcosa di magico quel giorno" ci ha detto Michael Gracey in collegamento Zoom. Dopo The Greatest Showman un documentario su Pink. Nel mezzo ha partecipato come produttore a Rocketman, musical che racconta la vita di Elton John. Il suo prossimo progetto sarà sul cantante Robbie Williams. Il regista australiano ama chiaramente i performer: scopriamo perché.
Intervista a Michael Gracey
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Pink: cosa sappiamo di lei
Cosa sai di Pink fino a ora dopo questo film?
È una buona domanda. Quando ho cominciato a lavorare con lei sono rimasto affascinato da come riesca a destreggiarsi tra l'essere una rockstar e una mamma. Non tiene separata la sua vita familiare dalla musica: sono una cosa sola. Penso sia bellissimo: essere una rockstar è qualcosa che di solito non associamo all'essere madre. E ci riesce così bene. Ci sono dei momenti magici. Una cosa che non sapevo era per esempio che porta Carey e Jameson al sound desk e guardano gli spettacoli da lì, in mezzo al pubblico. Willow, la figlia, corre sotto al palco aspettando di vedere la mamma entrare in scena, facendo avanti e indietro dal backstage mentre si cambia i costumi, per cantare la prossima canzone insieme. Sono dei momenti intimi che ho trovato molto toccanti. È stato bellissimo poterli immortalare.
Perché hai scelto il bianco e nero per i momenti in cui si apre e parla di se stessa?
Sì, è una buona domanda: sentivo che avevamo bisogno di un colore diverso per i momenti in cui parla di cose personali. Il film è pieno di colori, di spettacolo e questo cambiamento dà un senso di intimità. Fa capire al pubblico che è qualcosa di diverso. Non si tratta più di spettacolo, ma di qualcosa di personale. Quei momenti non sono interviste preparate: ero con lei in macchina verso le prove. Dopo lo spettacolo, aveva fatto la doccia e stava bevendo vino insieme al marito, Carey. Non abbiamo mai detto: adesso ci sediamo e parliamo di questo. È per questo che sembrano così spontanee.
Nel tuo film vediamo che Pink è molto aperta a persone ed esperienze diverse. Credi che il fatto di avere una mentalità così aperta renda migliore la sua musica?
Pink è stata sempre coerente con le sue idee e ciò in cui crede. Se vedi le interviste di quando aveva 18 anni dice le stesse cose di oggi. Penso che la sua musica sia molto personale. Mette la sua vita in ciò che scrive. È diversa da altri artisti. Ha molto da dire e lo dice incredibilmente bene.
Michael Gracey e l'amore per la musica
Come mai ami così tanto i performer? Hai fatto The Greatest Showman, ora questo documentario, farai un film su Robbie Williams. Perché ti interessano così tanto?
È una bella domanda. C'è qualcosa nella narrazione musicale che mi affascina molto. Credo abbia un grande potere. Quando le parole non sono più sufficienti, canti. Se sei in un abisso di disperazione e cominci a cantare, o se invece provi un'incredibile gioia e canti per me è incredibilmente potente. Sono sempre affascinato dai musical, li amo da tutta la vita. Quando li vedevo da bambino ero rapito da queste storie raccontate con le canzoni. Penso sarà sempre così.
A proposito di musica: dopo un anno in casa, guardare questo film con tutte quelle persone che si godono un concerto insieme è stato molto emozionante per me. Puoi spiegare perché è così magico ascoltare musica insieme, con persone reali, sotto a un palco vero. Perché è così potente?
Perché è un'esperienza condivisa. In quanto esseri umani vogliamo condividere le esperienze. C'è qualcosa di speciale: quel giorno abbiamo visto quella esibizione e nessun altro vedrà mai la stessa performance. Nessun altro vedrà mai esattamente quello che abbiamo visto. Sia che tu condivida quell'emozione con 10 persone che con 100mila, tutti potranno dire: io c'ero quel giorno. Per il teatro e i film è la stessa cosa. Vedere un film in sala è come sognare in pubblico. È un'esperienza condivisa. Quando sei in una stanza con delle persone e assisti a un film, un concerto o a uno spettacolo è l'esperienza condivisa che ti emoziona. Hai sottolineato un punto fondamentale: è qualcosa che ci manca disperatamente.
Visto che eri lì quel giorno, cosa hai provato? Cosa c'era di magico?
Wembley è un palco iconico su cui esibirsi: tutti lo abbiamo visto, ci sono molti video di persone che hanno suonato lì. Per me vedere Pink su quel palco, conoscendo il percorso che ha dovuto fare per arrivarci, vederla cantare lassù, con Willow lì sotto e Carey e Jameson tra il pubblico, è stato speciale. Un'esperienza gigante e allo stesso tempo intima, con la figlia che cantava sotto il palco insieme alla mamma. C'erano due storie raccontate nello stesso tempo. Per me è stato davvero speciale.