Pietre sulla classe operaia
Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes 1993. Uno dei film più acclamati di Ken Loach. La storia di un disoccupato che vive con il sussidio di disoccupazione e si adatta a fare mille lavoretti (non sempre legali) per mantenere dignitosamente la sua famiglia. Siamo all'inizio degli anni '90, a Manchester, nell'Inghilterra che si proclama ricca ed industrializzata e risolve il problema della mancanza di lavoro semplicemente ignorandolo. Ken Loach affonda il coltello nella piaga della disoccupazione e gira un film fortemente polemico nei confronti della politica adottata dal Governo Inglese, reo di isolare ed alienare il proletariato, spingendolo alla segregazione sociale ed alla disperazione. Loach racconta una storia che mostra, con il consueto realismo, il disagio e la difficoltà di condurre un'esistenza decorosa da parte delle classi lavoratrici inglesi.
In questo film il realismo si traduce in scene lievi ed ironiche che, si alternano a scene toccanti e drammatiche, come quella in cui Ken Loach fa dire ad uno dei suoi personaggi : Piovono pietre sulla classe operaia, e mai battuta fu più carica di significato e di valore sociale ed etico. Il protagonista del film è un outsider a tutti gli effetti, non ha un lavoro, ha una famiglia che deve (e vuole) mantenere nel migliore dei modi, si ingegna a racimolare i soldi per comprare un bel vestito alla sua bambina per la sua imminente prima comunione. Quando gli viene rubato il camioncino, indispensabile per il lavoro e per spostarsi, l'uomo si rivolge ad uno strozzino. Non potendo restituire i soldi, l'uomo si caccia in un mare di guai e provoca persino la morte dell'usuraio. Sarà un prete, padre Barry, ad aiutarlo, coprendo l'omicidio dell'usuraio che, aveva taglieggiato più di una persona nel quartiere.
La solidarietà reciproca sembra l'unico spiraglio di luce all'interno di una realtà così difficile. In questo senso, il gesto di Padre Barry, è molto significativo e indica come la Chiesa (nella figura dei sacerdoti) si mostri, a volte, come l'unica Istituzione Pubblica ancora capace di provare compassione e capace di dare aiuto alle classi più povere quando tutte le altre porte (intese come Istituzioni) si chiudono.
Ma la solidarietà è forte anche tra i 'compagni di sventura' della working class, in Piovono pietre è ancora presente questo sentimento di reciproca partecipazione alle vicende altrui, nei film successivi (Bread And Roses, ma soprattutto, Paul Mick e gli altri) il pessimismo di Ken Loach, prende atto delle evoluzioni (negative) del sistema, e diventa più marcato ed evidente: la lotta per la sopravvivenza conduce inevitabilmente alla mancanza di solidarietà e il proletariato è spesso condotto verso scelte estreme e difficili.
Ken Loach si ispira, al neorealismo italiano (in particolar modo a Ladri di biciclette, il capolavoro di Vittorio de Sica) e, al Free Cinema inglese, mostrando la realtà così come appare (anzi, come è) nella sua crudeltà. Pur rifacendosi a modelli precedenti, Loach riesce a trovare uno stile personale sospeso tra ironia (che è empatia verso i personaggi che mette in scena) e denuncia sociale.
Piovono pietre è il secondo film di una ideale trilogia (nel 1992 uscì nelle sale Riff Raff, e nel 1994 Ladybird Ladybird) dedicata all'indagine delle condizioni di vita del proletariato inglese e, delle (perverse) evoluzioni dello Stato Sociale in Inghilterra.
Ken Loach firma un'opera di denuncia sociale, dichiaratamente populista, per nulla accomodante. Lo sguardo del regista si posa, discreto, sui quartieri popolari di Manchester, entra nelle povere case, segue questi moderni 'combattenti della vita' e ne registra speranze, delusioni, gioie e, dolori.
Loach adotta una regia 'invisibile' (tanto cara a Billy Wilder, oggi, purtroppo, poco praticata), completamente al servizio della storia che deve essere raccontata. Il risultato è una rappresentazione della vita, reale ed onesta, ed è difficile pensare che sia 'solo' cinema. Ma, è noto, per Ken Loach, l'arte deve fondersi con la vita, il cinema deve rappresentare, e raccontare, le contraddizioni e le ingiustizie dell'umana esistenza. In questa idea di cinema, in questo manifesto d'autore, ben si comprende la scelta di Ken Loach di utilizzare quasi sempre attori sconosciuti e non professionisti. In Piovono pietre il cast è quasi interamente composto da non attori, persone della working class che trasportano la loro vita reale all'interno della finzione cinematografica. Ma niente è finto in questo film: è tutto vero ed onesto, come la passione e la incredibile voglia di lottare contro ogni forma di ingiustizia sociale, di questo straordinario regista.