Avevamo provato un brivido di inquietudine la prima volta che abbiamo sentito parlare di una serie ispirata al Piedone di Bud Spencer. I motivi erano ovvi: quel personaggio è stato un simbolo, un'icona, una delle figure cinematografiche che hanno segnato un momento specifico della nostra cultura popolare e che hanno avuto un impatto anche sulle generazioni successive. In tanti siamo cresciuti con Piedone e con gli altri personaggi e film di Bud Spencer, con o senza il compagno di avventura Terrence Hill, e riprendere quelle suggestioni, in parte inevitabilmente anacronistiche, non poteva che essere rischioso.
Ma in casa Sky Studios, che produce insieme a Wildside e Titanus che detiene i diritti di questa importante IP, si sta vivendo un momento di grazia, un 2024 glorioso che ci ha regalato le grandi produzioni autoriali da evento cinematografico (L'arte della gioia, Dostoevskij. M. Il figlio del secolo) a quelle più pop ma ugualmente riuscite (Call My Agent 2 o Hanno ucciso l'uomo ragno), e Piedone - Uno sbirro a Napoli conferma questo filone positivo. La serie riprende con intelligenza quel mondo, lo attualizza, lo porta avanti rendendolo un valore aggiunto e non un vincolo. Per quattro storie che sono altrettanti film che vedremo dal 2 dicembre su Sky Cinema e in streaming solo su NOW.
L'eredità di Piedone e di Bud Spencer
Si scrive Piedone, ma si legge Vincenzo Palmieri: il personaggio protagonista della serie Sky non è infatti il Commissario Rizzo di Carlo Pedersoli, ma un ragazzo che ne è cresciuto all'ombra, che da quella figura iconica è stato protetto e cresciuto. Rizzo era il mentore di Palmieri che ora è ispettore a sua volta e ne mantiene l'attaccamento alla strada, al tessuto della città: ha un grande talento per le indagini, ma anche una indisciplina che, una volta tornato a Napoli dopo quattro anni all'estero, lo porta subito a scontrarsi con il nuovo commissario Ascarelli, che crede invece alle regole e il rispetto delle procedure. Un duo a cui si affianca l'ispettore aggiunto Michele Noviello, finito a lavorare in polizia nonostante la sua passione e inclinazione per la storia medievale.
Questo lo scenario che si viene a creare quando Palmieri decide di tornare nella sua città per riprendere e chiudere i conti in sospeso col proprio passato, con dei fantasmi che appartengono alla sua storia personale e che continuano a tormentarlo mentre si dà da fare per risolvere i casi che gli vengono assegnati, che affrontano ambiti sensibili della nostra attualità.
Piedone - Uno sbirro a Napoli, Salvatore Esposito: "Bud Spencer è stato il primo supereroe"
Un team che funziona e viene ben raccontato
Se da una parte ci sono i casi da risolvere, uno a episodio nella miglior tradizione dei procedurali con un forte sviluppo verticale, è ugualmente vero che Piedone - Uno sbirro a Napoli sfrutta il formato da un'ora e mezza per costruire quattro storie che sono veri e propri film (non è un caso che la serie vada su Sky Cinema) e che permettono agli autori capitanati da Peppe Fiore di portare avanti anche una solida linea di sviluppo orizzontale: c'è continuità sia dal punto di vista narrativa, con un filo conduttore che si muove parallelo alle singole indagini portate avanti dal team, sia nel tratteggiare le sfumature dei diversi personaggi della squadra.
Se infatti la serie funziona è anche perché funziona il gruppo, non solo nella figura dei tre protagonisti, ma anche di comprimari che riescono a comunicare i propri personaggi anche laddove lo spazio a loro disposizione è minore. Merito del cast, ma anche di autori in grado di mettere a fuoco dialoghi e situazioni in modo da trasmettere tutto ciò che serve allo spettatore. Inutile dire che il cuore del racconto sono i tre protagonisti, con un Salvatore Esposito che ha la presenza e la bravura per caricarsi sulle spalle la difficile eredità del Piedone di Bud Spencer, accanto a Silvia D'Amico e Fabio Balsamo che completano questo complesso quadro con personalità, grazia e misura.
Attualizzare un mito e l'immaginario napoletano
Un lavoro di scrittura puntuale che si applica anche all'immagine di Napoli che fa da sfondo alla storia, quarto protagonista della serie. Non è però la Napoli da cartolina che ci ritroviamo in altre produzioni, grazie anche al lavoro sulla messa in scena di Alessio Maria Federici, quanto un contesto vivo e concreto in cui muovere storie che attingono a problemi reali della nostra contemporaneità, dalla malasanità all'esplosione di droghe sintetiche come in fentanyl, dalle quali la città non è immune. Fa parte del processo di attualizzazione del contesto narrativo del Piedone lo sbirro datato 1973, che aveva diverse caratteristiche e stilemi tipici di quella saga e di quel cinema che oggi sarebbero risultati superati e fuori luogo.
Per questo l'espediente del wrestling per giustificare e accompagnare una certa fisicità di Palmieri ha perfettamente senso ed è funzionale al racconto, ma è solo uno degli esempi, anche se il più lampante, del lavoro fatto per (ri)proporre Piedone al pubblico di oggi, realizzando un crime dai toni leggeri che riesce a funzionare e avere una propria forte dignità a prescindere dal materiale di partenza e di quel nome che diventa quindi solo un valore aggiunto.
Conclusioni
Piedone - Uno sbirro a Napoli si muove in un incredibile equilibrio tra omaggio e nuovo, ma anche di generi tra crime e leggerezza, e di formato, tra film/casi verticali e una continuità orizzontale che permette un'attenzione ai personaggi e il loro sviluppo. Un lavoro di scrittura che supporta le prove degli interpreti, dal bravissimo Salvatore Esposito che accoglie l'eredità di Bud Spencer ai compagni di scena Silvia D'Amico e Fabio Balsamo. Il tutto confezionato con cura e personalità da Alessio Maria Federici, un regista che si sa mettere al servizio dei progetti che segue, valorizzandone pregi e potenzialità con dinamicità e occhio per i dettagli.
Perché ci piace
- Salvatore Esposito, Silvia D'Amico, Fabio Balsamo e tutto il cast, che danno vita a uno spaccato credibile che funziona.
- L'equilibrio tra omaggio al passato e sguardo al presente, ma anche tra le diverse anime e toni della serie.
- Una Napoli vera, non da cartolina, che diventa un altro protagonista di Piedone.
- La regia di Alessio Maria Federici, al servizio del racconto e attento ai dettagli.
Cosa non va
- Pur con una qualità costante per tutta la serie, uno dei casi ci è sembrato un po' meno forte degli altri.