Si conclude la prima stagione di Peaky Blinders, superba serie gangster con Cillian Murphy e Sam Neill creata dallo Steven Knight di Locke e Redemption - Identità nascoste.
C'era una volta il West... a Birmingham. La cittadina delle Midlands è una dei setting meno sfruttati nelle serie britanniche, non solo per l'urbanistica poco pittoresca. Alla fine del XIX secolo e nel primo Dopoguerra la cittadina era dominata dai Peaky Blinder, i membri di una gang dalla subdola abitudine di inserire lame nella visiera della coppola per affettare orecchie e occhi degli avversari. Steven Knight (regista e sceneggiatore dei meravigliosi Locke ed Redemption - Identità nascoste, e suo è anche lo script di La promessa dell'assassino) vi si è ispirato e ha creato Peaky Blinders, eccezionale serie di BBC2 appena conclusa con la prima stagione di sei episodi, e già accaparrata dagli americani.
Nel 1919 la grigia Birmingham è controllata dalla gang a gestione familiare guidata dal giovane Thomas Shelby, veterano shell-shocked (quello che oggi è definito disturbo post traumatico da stress) sopravvissuto alle trincee francesi.
A modo suo, come molti personaggi creati da Knight, Shelby è un uomo che cerca di fare la cosa giusta, di mettere a posto le cose. Il fuorilegge rischia tutto per legalizzare l'attività di famiglia diventando un bookmaker patentato: è scaltro, flessibile, vendicativo, chiuso in sé stesso. L'oppio è l'unico confidente a cui affida i suoi incubi, mentre i demoni della guerra che hanno ferito il suo corpo oggi pasteggiano con il suo animo. La via per la conquista del brevetto è bloccata da un ingombrante ostacolo, il signore delle scommesse Kimber, arrogante e rozzo, quella per la legalità è impedita dall'ispettore irlandese Campbell. L'agente dell'Ulster violento e timorato di Dio è stato incaricato da Churchill, allora Ministro delle munizioni, di recuperare una partita di armi finite nelle mani di Tommy, e si fa aiutare dalla spia Grace, aristocratica ragazza di Galway che odia l'IRA.
Peaky Blinders è una serie che sembra di HBO ma è di BBC 2, ed è un western inglese: c'è lo sceriffo abituato a ricorrere alla violenza venuto a ripulire la città, e un Billy the Kid sanguinario e altruista dal volto infantile di Cillian Murphy. Con i suoi occhioni da pupattola e i tratti delicati, l'irlandese non sembrava l'interprete ideale del ferale gangster, eppure sono proprio i suoi iridi limpidi l'unico accesso all'anima del protagonista, altrimenti imperscrutabile. Il suo avversario è un inquisitore schiacciato dall'ambizione frustrata e dalla lascivia malcelata nei confronti di Grace. Vessato da Churchill, che sente la rivoluzione - comunista o per l'indipendenza irlandese che sia - incombere sull'impero, Campbell è un uomo infelice e pericoloso pregevolmente ritratto da un Sam Neill dal perfetto accento dell'Ulster. Nel cast meritano una menzione anche Iddo Goldberg (è il sindacalista comunista Freddie, compagno di guerra di Tommy) e David Dawson (è il contabile di Kimber), entrambi visti in Diario di una squillo perbene, Helen McCrory (la moglie di Damian Lewis è zia Polly) e Tommy Flanagan (l'attore di Sons of Anarchy è l'avido Arthur Sr.).
La serie di Knight è un costume drama moderno e raffinato, gangster story dalla trama tagliente come le coppole dei Peaky Blinder: il talento narrativo dell'autore, che scosta appena il velo sulle anime dei suoi personaggi senza mai lasciarli nudi, è stupefacente. I registi Otto Bathurst e Tom Harper, che si sono spartiti tre episodi ciascuno, confezionano una serie stilisticamente ineccepibile; il direttore della fotografia George Steel, tramite una composizione dell'immagine curata e armoniosa, trasforma le spoglie strade di Birmingham in un avamposto da Far West pittoresco, mentre gli interni del pub vittoriano e della casa degli Shelby sono squarciati dalla luce del sole che staglia i profili di Tommy, dei suo fratelli, dei suoi alleati, dei suoi nemici. È un melting pot questa Birmingham del primo dopoguerra dove i conti tra locali, irlandesi, italiani, zingari e cinesi si regolano per strada come in Mezzogiorno di fuoco e dove gli orientali offrono oppio, prostitute e vestiti su misura dietro a strati di tende rosse.
Ogni inquadratura di Peaky Blinders è un tableau suggestivo. Spesso la telecamera si avvicina ai volti dei personaggi tanto da ridurli a un dettaglio mentre cerca di penetrare gli animi, gettando lo spettatore italiano, avvezzo alle regie scialbe e dilettantesche delle serie nostrane, nella più sconfortante frustrazione. In Peaky Blinders i ricchi affreschi della sala da tè dove si incontrano Shelby e Campbell occupano un'inquadratura immobile dove l'ispettore è una minuscola figurina borghese, soverchiata dall'opulenza dell'impero e dall'umiliazione di un avversario che gli rinfaccia di non aver combattuto in prima linea per il suo Paese. In Peaky Blinders un montaggio alternato svela le armi di seduzione di Tommy e Grace, al primo appuntamento: il dettaglio del rasoio sulla mascella di lui, il batuffolo di cipria vicino alle labbra di lei, la pistola, che lui porta sul fianco e lei in una frivola borsetta. È il fascino di uno show da mostrare ai cinefili ancora ignari della qualità cinematografica delle serie. Peaky Blinders sfoggia una colonna sonora contemporanea molto intrigante, analogamente a Plunkett e McLeane. Ogni puntata si apre sulla note di Red Right Hand di Nick Cave, e di sue suonano anche Bring It On, Abbattoir Blues, Song for Jesse. Ci sono anche Tom Waits con Clap Hand e White Stripes con I Think I Smell a Rat, St. James Infirmatory Blues, Little Room, The Hardest Button to Button e molte altre.
Peaky Blinders avrà probabilmente una seconda e terza stagione, ambientate nel 1922 e nel 1929 e già elaborate da Knight, il quale ha raccolto i racconti di quegli anni dei genitori brummie (ovvero di Birmingham) e meditava la realizzazione di questa serie già una dozzina di anni fa, prima di Boardwalk Empire - L'impero del crimine e Deadwood.
La prima stagione si chiude su un finale affidato al fato e su un cliffhanger alla stazione ferroviaria da grande classico. Un cliffhanger alla Love/Hate, sulle note di Love is Blindness di Jack White, che esige un seguito: Knight, come la dura zia Polly, è un romantico, e alla fine del cruento percorso di Tommy Shelby prospetta l'amore, come sinonimo di redenzione. Knight dipinge un mondo violento, popolato di opportunisti e meschini, ma evidentemente crede che l'amore salverà l'umanità. Se il male che c'è intorno lo permetterà.