Mai banale, mai scontata nel dialogo, affrontando verticalmente i (suoi) vent'anni, nonché i limiti asettici della società moderna, e la bellezza di essere diventata un'attrice, scoprendo poco a poco un lavoro bellissimo eppure complesso. Appena finito di presentare Confusi 2 (su Rai Play gli episodi), chiacchieriamo con Pauline Fanton, che nella serie interpreta Nicole. "Sì, ho appena finito il giro di interviste, faticoso ma bello. Se potessi farlo sempre!", ci dice al telefono l'attrice, parlata veloce e accento milanese, nonostante sia nata sotto la luce (unica) di Marsiglia da quella mamma francese "shockata dalla nebbia di Milano!". Ma Pauline Fanton, classe 1999, non è solo tra le protagoniste di Confusi, anzi.
Talento spiccato, occhi da nouvelle vague e intelligenza interpretativa, la vediamo anche in Doc 3 su Rai 1 e in Lidia Poët 2 su Netflix. Insomma, la Champion's League della serialità, il palcoscenico dei top players. Ma Pauline Fanton, anche grazie a quella mamma che "mi ha insegnato la leggerezza" vive in piena serenità il suo viaggio appena iniziato: "Fare l'attrice? Aiuta soprattutto me stessa, perché si intraprende un percorso complesso emotivamente".
Pauline Fanton, la nostra intervista
Partirei dal titolo della serie, Confusi, ma oggi abbiamo perso la libertà di essere confusi?
Una bella domanda, perché mi confronto molto su questo, anche con i miei amici. Del resto, la società capitalista azzera alcune emozioni, e la confusione è una di quelle. E lo dico io che sono di Milano, l'apoteosi della frenesia. Oggi non si può più essere confusi, si deve andare avanti, bisogna lavorare e studiare, e c'è l'ansia di dover correre dietro non si sa che cosa.
Come vivi questa realtà?
Faccio anche l'Università, studio marketing, sto preparando la tesi. Ma alcuni miei colleghi, di studio o di lavoro, hanno fretta di laurearsi ma... per fare cosa? Lavorare subito in un'azienda? Credo invece che bisogna prendersi un attimo di tempo, respirare. I vent'anni li hai solo una volta, ed è vero.
Tutto indotto da una perfezione dilagante.
Non c'è più la capacità di accettare, di andare a lavorare invece che studiare. Siamo dei soldatini: gli stage, e il posto fisso. Questo non aiuta la società perché non ci spinge ad avere una visione diversa delle cose. Alcune persone fanno fatica cambiare, eppure si dovrebbe ritrovare la possibilità di essere confusi, e in Confusi lo facciamo vedere, perché ognuno a modo suo porta avanti una difficoltà, un dubbio. Penso al mio personaggio, Nicole, che alla fine prende in mano la situazione, scegliendo per sé.
Tra l'altro oggi non scegliamo più nulla.
Faccio marketing, e questa parte la conosco bene: oggi per comprare ogni cosa si fa una ricerca di mercato. Non siamo più abituati a scegliere. Viviamo in una società che sponsorizza una sola pubblicità. Non scegliamo perché siamo bombardati dalle offerte. C'è una scelta, ma indotta, e manca il pensiero critico. Che sia un'esperienza, un oggetto, un viaggio. È tutto impacchettato. C'è una sovraesposizione pubblicitaria più forte rispetto al passato, e la possibilità di scegliere è fortemente influenzata.
I vent'anni non tornano, e spesso viene criticata la loro confusione.
Ripeto, non siamo così confusi, piuttosto preoccupati: non ti svegli la mattina e ti ritrovi nel boom economico, anzi. Ci sono le guerre, le crisi, le società al collasso. Poi ci sono tante possibilità lavorative, certo, e c'è un risveglio di della nostra identità civile: devo dire, mi ha colpito in positivo il modo di reagire unito rispetto alla morte di Giulia.
Confusi 2, Doc 3 e il set con Matilda De Angelis
In Confusi c'è una forte radice moderna, se pensiamo ai social. Tu sei nata e cresciuta con internet che era già radicato, cosa provi quando ti raccontano com'era prima?
(Ride ndr.) I miei gruppi preferiti sono Elio e le Storie Tese e gli Earth, Wind & Fire... Diciamo che sono una giovane vecchia! A parte scherzi, sono per l'incontro, e mi piace relazionarmi. Se penso a quello che non ho conosciuto, immagino una vita più vissuta, più assaporata. Anche l'Italia... Un'Italia probabilmente più viva, piena di persone che fanno cose. Ora, siamo pieni di cose, ma non abbiamo nulla. È una verità che fa molto male. Siamo connessi con tutti ma non abbiamo molti amici. E questo mi dispiace, anche perché i miei genitori avevano un'attenzione maggiore, diversa. Non ci soffermiamo mai davvero su nulla.
Tornando al tuo lavoro, sei anche in Doc 3 e Lidia Poet 2, serie diverse ma molto popolari. Come vivi questa cosa?
Sono tranquilla, cerco di dare il meglio di me. Sono consapevole che Doc - Nelle tue mani sia una delle serie più viste, e ho interpretato un personaggio molto complicato anche a livello emotivo. È una grande responsabilità, anche perché hanno scelto me. Diciamo che sento una felicità leggera. Per La legge di Lidia Poët, ovviamente la serie è diversa. Sono contenta di quello che ho fatto, e mi fa piacere essere vista da tante persone. Tra l'altro lavorare con Matilda De Angelis, giovane ma affermata, è stata una scuola: lei affronta con rigore il set e il lavoro. Così come lavorare con Luca Argentero o Matilde Gioli, un onore e un privilegio. Fare l'attrice è un lavoro che mi è capitato, e alcune volte non mi sento abbastanza pronta. Per questo l'impegno è massimo e costante, aiutata dalla mia coach.
Come è ti capitato?
Non so perché faccio l'attrice... Cioè, è una risposta che mi sono data da poco: è un lavoro che mi è capitato, perché prima facevo pubblicità. Poi è arrivata Vostro onore, e ho capito che fare l'attrice poteva essere qualcosa di bello. Avevo studiato recitazione, ho studiato musica. Mi ci si sono ritrovata, con un background già strutturato. È un lavoro che aiuta soprattutto me stessa, perché si intraprende un percorso complesso emotivamente. Se penso però ad una grande attrice, penso a Meryl Streep. Un'attrice a tutto tondo.
Da Marsiglia a Milano, fino a Roma
Gli interpreti Under 30 sono fondamentali come non mai. C'è però qualcosa che cambieresti nell'industria italiana?
Ti direi che l'industria è molto maschilista. Sembra scontato ma è vero. Oggi le cose stanno cambiando, ma i film continuano ad avere soprattutto protagonisti uomini. Cambierei questo, e vorrei ci fossero meno pregiudizi. Perché è come se si percepisse il valore di un uomo maggiore a quello delle donne. Ci sono dei paradigmi da cambiare.
Sei nata a Marsiglia, vivi a Milano, lavori anche a Roma... Tre città molto diverse. Ti hanno ispirato?
Milano è la mia città, ci sono cresciuta, e tutti pensano sia il top. Però dipende da quello che cerchi. Milano mi ha trasmesso la malinconia autunnale, e penso allo shock di mia madre, che si è trasferita da Marsiglia e ha scoperto la nebbia! Marsiglia invece è piena di luce, come Roma. Milano forse è malinconica ma frenetica, è una città forse un po'... sola. Marsiglia certamente è più leggera, una leggerezza che mi ha trasmesso proprio mia mamma. E Roma? Roma... non l'ho ancora vissuta a pieno, però lo dico: è la città più bella del mondo. Grande eppure semplice. A breve mi trasferirò, sono contenta di scoprire una visione diversa, più tranquilla e più semplice Ecco, se penso a Roma... Roma è un po' nel mood del 'mo' vediamo'. Un posto pieno di contraddizione, e il bello è questo.