Alissa Jung scrive e dirge Paternal Leave, che segna il suo debutto alla regia. Dietro, lo spunto di un cinema del reale che non rinuncia a quelle metafore di forte impatto cinematografico. Come il paesaggio, i confini emotivi, gli sguardi, addirittura gli oggetti. Presentato alla Berlinale 2025, il film racconta di Leo, ragazzina tedesca, spinta alla ricerca di Paolo, quel padre mai visto scappato - per paura e impreparazione - quindici anni prima. Lo (ri)trova sul litorale romagnolo, livido e ombroso, come il mare d'inverno. Ad interpretare i protagonisti Luca Marinelli e la giovane (esordiente) Juli Grabenhenrich.
Paternal Leave: intervista a Luca Marinelli, Alissa Jung e Juli Grabenhenrich

Attorno a Paternal Leave il concetto di errore, umanizzato rispetto ad un contesto reale che non ammette nessun tipo di sbaglio. "La perfezione... Non fa bene", ci dice Alissa Jung, durante la nostra video intervista, organizzata in occasione dell'uscita del film. "La perfezione è noiosa, e anche pericolosa. Tutti noi facciamo errori. Siamo essere umani e dobbiamo anche accettare i nostri sbagli. Altrimenti facciamo come Paolo nel film: non vive dentro di sé, non vive le emozioni, e quindi inciampa".
Accanto alla regista c'è Luca Marinelli, nel set video allestito per l'intervista. L'attore spiega che "Il disordine credo sia più interessante dell'ordine, perché l'ordine lo puoi solo guardare e dire: 'Ah, ma è ordinato...'. Mentre il disordine è qualcosa che puoi mettere a posto in una qualche maniera, quindi è più interessante. La perfezione è un concetto che non esiste, non si sa cosa sia".
Oltre la comodità
L'altro tema di Paternal Leave è l'evitamento emotivo. Un padre che evita di essere padre - almeno in parte, dato che ha poi dato alla luce un'altra bambina -, con un conseguente percorso di maturazione indotto da Leo. "Le emozioni richiedono sforzo", dice Luca Marinelli. "Noi siamo parte di una società che va sempre più verso la comodità. La comodità è una cosa che non ci fa stare bene. Soprattutto noi, che viviamo nell'area di un mondo super privilegiato, e scegliamo la comodità, invece di andare all'avventura. L'avventura è avventura emotiva, la conoscenza. Ci sediamo a casa e pensiamo di aprire una piccola finestra sul mondo, e ci basta. In realtà c'è molto di più, c'è molto di più là fuori".

Invece, Alissa Jung, dice che "La vita è ormai veloce. Ogni giorno si inventa qualcosa che ci fa andare ancora più veloci. Quindi non c'è neanche tanto tempo di approfondire, ma l'essere umano ha bisogno di profondità, altrimenti viviamo in su superficie, e siamo morti ad un certo punto. Dal canto mio, voglio riuscire ad approfondire non solo il racconto, ma anche i rapporti umani. Noi siamo fatti dei nostri rapporti".
Sul punto, arriva anche la riflessione di Juli Grabenhenrich, che ragiona su quanto la paura sia oggi influente, in tutti i campi. "Certi comportamenti partono dalla paura di scoprire cosa diventerà un'amicizia, un amore o come ci giudica la società in vista di alcuni comportamenti. E questa tendenza al giudicare sta aumentando sempre più".